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Berlusconi e le riforme

6 Novembre 2009

Ho letto con piacere qui che il presidente Napolitano ha inviato una lettera all’Associazione Nazionale Magistrati in cui la invita a dialogare sulla riforma della giustizia che è all’attenzione del governo «in vista di riforme né occasionali né di corto respiro ».

Il tema delle riforme tanto quelle specifiche della giustizia quanto le altre costituzionali deve avere a caposaldo la riscrittura di una nuova Costituzione che sani le insufficienze della prima e si proietti nel futuro. Berlusconi non può pensare, infatti, di fare riforme che servano a risolvere i suoi problemi personali. Il lavoro sulle riforme deve essere improntato dallo stesso spirito che animò i padri fondatori della Repubblica.

Uno dei cardini della riforma, a mio avviso, dovrà essere la valorizzazione della volontà popolare espressa con il voto, facendo eleggere il presidente del consiglio direttamente dagli elettori. Una tale riforma metterà al riparo l’elettorato dai cosiddetti giochi di palazzo e consentirà di avere governi che possano ultimare il loro mandato e così presentarsi di nuovo agli elettori mostrando i risultati conseguiti.

Per chi è antiberlusconiano e vede il premier come il diavolo sembrerà assurdo ciò che ora dirò, ma è il mio convinto pensiero. Per assurdo che possa sembrare, ossia, Berlusconi è l’unico uomo sulla scena politica italiana che possa realizzare la riforma della Costituzione e, aggiungo, dello Stato.

In queste ultime settimane molti si sono potuti rendere conto dei movimenti, più o meno sotterranei, che gravitano intorno o contro Berlusconi.
Chi pensa che cada, si muove per preparare la sua sostituzione; chi pensa che farà delle riforme che spazzeranno via certi assurdi ed atavici privilegi (è il caso della magistratura) si muove in fretta e furia per metterlo di fronte ad una condanna.

La riforma della giustizia e la riforma costituzionale fanno la corsa con il tempo. Gli attacchi che partono da fonti diverse convergono quando giungono a prendere di mira il bersaglio, ossia Berlusconi. I mesi, se non le settimane, sono contate. Se si vogliono le riforme occorre, dunque, far presto e con determinazione.

Se cade Berlusconi, infatti, lo scenario che si presenterà agli elettori sarà quello vecchio e stantio della prima Repubblica. Tornerà la balena bianca (di cui si avverte già l’odore), ossia una replica della democrazia cristiana, e all’opposizione avremo di nuovo una sinistra abbastanza barricadera e populista. Si arretra, insomma, al periodo precedente l’arrivo sulla scena politica del Cavaliere, e questi anni saranno trascorsi invano.
Per le riforme costituzionali torneremo a insediare commissioni bicamerali una dietro l’altra tutte destinate a fallire, a farci perdere tempo e a prenderci in giro.

Feltri ha fatto bene a cercare di snidare per la seconda volta il presidente della Camera Gianfranco Fini. Negli ultimi tempi, ad ogni affermazione o proposito di Berlusconi, egli si è preoccupato di far conoscere pubblicamente il suo parere contrario, bruciando addirittura sui tempi la stessa opposizione, di cui in pratica diventava il portavoce. Non potendo pensare che Fini non si sia mai reso conto che questo suo comportamento indeboliva la maggioranza, di cui anche il suo ex partito An fa parte, la domanda spontanea è la stessa che gli ha rivolto Feltri: Perché fai tutto ciò, mettendo i bastoni tra le ruote al governo Berlusconi?

A mio avviso, Fini si è montata la testa nel momento in cui è diventato presidente della Camera, che è la terza carica dello Stato. E’ avanti di un gradino a Berlusconi, che è la quarta. Invece di essere contento, la sua ambizione (presumo, leggendo qui) lo ha portato a sognare il Colle. Lui, a richiesta, smentirà, ma non ci può essere altra spiegazione all’ambiguità scelta (ma troppo scoperta) da Fini, il quale un giorno sostiene che Berlusconi durerà fino al termine del mandato, ossia il 2013, e un altro giorno fa quelle stupefacenti dichiarazioni pubbliche che indeboliscono il governo. Sono dichiarazioni che Fini potrebbe fare all’interno del Pdl. Perché invece si serve della stampa e le rende note a tutti?

Però, se il Colle è l’ambizione di Fini, ha fatto i conti senza l’oste. Se questa sua manfrina mira ad accreditarsi presso il Pd e buona parte, se non tutta, della maggioranza (perché la parte berlusconiana del Pdl potrebbe anche deludere questa sua aspettativa), deve sapere che non saranno pochi quelli che ricorderanno al momento della sua candidatura il suo passato di ex fascista, e ricorderanno le cose che via via ha dette in contraddizione con il presente. Allo stesso modo che proprio i Paesi dell’Est si erano espressi qualche giorno fa contro Massimo D’Alema per la candidatura a ministro degli esteri della Unione Europea. Sembra che, grazie all’insistenza di Berlusconi, si sia evitata la caduta della candidatura del nostro ex ministro.

Feltri, dunque, fa bene a non togliere gli occhi di dosso a Fini, poiché è lui oggi, sparito Franceschini, l’antiberlusconiano più forte e più in vista. C’era da pensarlo, solo un anno fa?

Però Feltri deve anche darci conto di quell’accusa, misteriosamente sparita dal suo carnet, che fece al giudice Mesiano il quale, gestendo la famosa causa con la quale ha provveduto a condannare la Fininvest di ben 750 milioni di euro, in un luogo pubblico (un ristorante) espresse delle sconvenienti opinioni sue personali su Berlusconi. Scrisse Feltri che testimone di questi pesanti giudizi sull’attuale presidente del consiglio fu un avvocato, vicino di tavolo a quello occupato da Mesiano e familiari o amici. Forse l’avvocato non vuole essere tirato in ballo? Forse ha fatto marcia indietro?
Chi fa queste affermazioni non può più tirarsi indietro, né può il Giornale, poiché si tratta di accuse pesanti, che se fossero fondate dovrebbero portare non alla promozione (come è stato) di Mesiano, ma alla sua degradazione ad usciere di tribunale. Se invece Feltri ha barato, che si vergogni, e non inganni gli elettori dando ad un magistrato colpe che non ha commesse.

Tornando a Berlusconi e alle riforme, va detto che solo se Berlusconi continuerà a volerle con forza e determinazione queste si faranno.
Si dirà che lui ha motivi personali per volerle. Io dico che questi motivi personali in questo momento sono utili a rafforzare una volontà (la sua) tutta tesa alla riforma dello Stato. Toccherà a coloro che lo circonderanno correggere il suo tiro e fare in modo che le riforme che usciranno da questa legislatura abbiano una solidità e una lungimiranza destinate a durare nel tempo.

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“Favola di Pierfrego e di Gianfrego” di Marcello Veneziani. Qui.


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7 Comments

  1. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 6 Novembre 2009 @ 23:09

    Condivido il tuo pensiero, Bartolomeo. Anch’io sono convinto che Berlusconi sia l’unico nel panorama politico che possa fare le riforme necessarie e non più dilazionabili. Io spero soltanto che, oltre alla riluttante Magistratura, che vuol mantenere intatti privilegi assurdi e potere, non vi sia qualcun altro, che segua la trama subdola e fin troppo chiara di Fini (in Fini io ho sempre veduto un politico serio e di razza, ma ora mi fa vacillare non poco questa mia convinzione, e mi dispiace. L’ambizione gli sta dando alla testa?).

    Gian Gabriele

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 6 Novembre 2009 @ 23:23

    Vedremo, Gian Gabriele, come andrà a finire. I disegni di Fini prima o poi verranno alla luce, a meno che non si renda conto per tempo dei danni che sta facendo al governo Berlusconi.

  3. Commento by Felice Muolo — 7 Novembre 2009 @ 11:10

    Bart, ti dico come la penso io. Non credo che Fini voglia fare lo sgambetto a Berlusconi, non è tanto stupido da pensare di riuscirci. Chi lo sosterrebbe? Sa che degli uomini politici ci si può fidare fino a un certo punto. Penso invece che Fini cerca di  rammentare a Berlusconi e agli italiani che esiste anche lui. Che il governo si regge anche  grazie ai suoi sostenitori. Perché allora l’insoddisfazione? Si fa un gran parlare di Bossi e della lega e quasi mai di lui.  

  4. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 7 Novembre 2009 @ 13:09

    Anche quella è un’ipotesi in campo. Però, c’è da domandarsi perché Fini si voglia mettere in vista con dichiarazioni che nuocciono a Berlusconi. Non può incontrarlo se ci sono delle divergenze e magari fare poi, a chiarimento avvenuto, dichiarazioni a sostegno del governo, di cui anch’egli   è espressione,  che ugualmente sortirebbero l’effeto di metterlo in vista? D’altronde egli, con la sua terza carica istituzionale, conterebbe, nel sostegno alla maggioranza,  assai più di Bossi, del quale non dovrebbe essere geloso.

    Si guardi l’esempio di Schifani, che pure è la seconda carica dello Stato, meno inquieto di Fini, ed evita di fare dichiarazioni pubbliche che possano nuocere al governo. Magari se qualcosa non va, lo dice a quattr’occhi a Berlusconi, evitando di  metterlo in pasto all’opposizione, che non aspetta altro che nella maggioranza i galli comincino e continuino a beccarsi.

  5. Commento by Felice Muolo — 7 Novembre 2009 @ 17:49

    Bart, Fini è un  purosangue. Come tale, è molto nervoso più che pragmatico.

  6. Commento by Felice Muolo — 7 Novembre 2009 @ 17:51

    Poi… se parla nell’orecchio a Berlusconi, gli italiani, i giornali e i telegiornali come fanno a sepere della sua esistenza?

  7. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 7 Novembre 2009 @ 22:37

    Sono convinto, Felice,  che Fini non sia capace di governare un Paese.

    Per far sentire che esiste ha tante occasioni come presidente della Camera. Invece, guarda un po’, sceglie di farsi sentire quando deve andare contro Berlusconi. Che ci sarà sotto?
    Vedremo, è questione di saper attendere.

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