Bertolaso e l’ingratitudine dell’Aquila23 Febbraio 2010 Prima una annotazione positiva. Un esempio da Nola. Credo che questi esempi debbano essere segnalati. Senza venir meno però al dovere di richiedere al governo di fare qualcosa, come del resto ha promesso, affinché le sedi giudiziarie siano doverosamente attrezzate, giacché non è normale né giusto che un magistrato debba sacrificarsi fino a tanto.  Detto questo, l’esempio nolano testimonia lodevolmente che nei casi di emergenza in cui attualmente si trova impantanata la giustizia, se si ama il proprio mestiere e se lo si è scelto proprio per amore della giustizia, quest’ultima può essere degnamente tutelata.  È una lezione per coloro che passano il tempo a rilasciare interviste ai giornali e in tv, o addirittura a scrivere articoli per richiamare su di sé l’attenzione dei cittadini in vista di future candidature politiche.  Oppure per richiamare l’attenzione su di sé facendo trapelare allusioni di corruzione in capo a personaggi come Bertolaso, le quali hanno issato contro di lui una gogna mediatica scandalosa, e fatto notevole pubblicità a chi sta indagando, a disdoro della riservatezza con cui si dovrebbe procedere in casi delicati come questi.  Non solo, ma Bertolaso ha dovuto incassare – immagino dolorosamente – anche l’ingratitudine della città che più ha beneficiato del suo lavoro.  Io non so se quei mille cittadini che hanno appeso le chiavi nella zona rossa della città , rappresentino il pensiero di tutta la comunità aquilana. Se così fosse, sarebbe un comportamento esecrabile.  L’obiettivo politico di infangare di fronte al mondo un’operazione che ha meritato il plauso di tutti – di cui voglio sperare gli aquilani siano stati finora inconsapevole strumento –  rischia di elevarli a simbolo dell’ingratitudine.  Ieri sera Bertolaso era collegato con Porta a Porta e ha chiarito che sono stati gli enti locali a pretendere di occuparsi dello smaltimento delle macerie. Al sindaco Massimo Cialente, anche lui collegato con Porta a Porta, ha risposto deluso: Adesso, guarda caso, che siamo andati via, alcuni aquilani vanno ad appendere le chiavi nel centro storico.  Su domanda di Vespa ha promesso al sindaco dell’Aquila che la Protezione civile è pronta a tornare se sarà ufficialmente richiamata. Ha lasciato intendere, insomma, che prima lo hanno mandato via e ora, visto che da soli non sono in grado di farcela, hanno bisogno del suo ritorno.  E le spese? mi domando. E le spese occorrenti per riportare all’Aquila le attrezzature che furono ritirate? Chi paga? Evidentemente sempre noi, cittadini incolpevoli.  Gliela fate o no questa richiesta ufficiale?, insisteva Vespa, ma il sindaco nicchiava rispondendo in politichese. Tanto è vero che è passato subito dal tema delle macerie  a quello della ripresa economica della città .  Come se si sentisse a disagio ad accettare in tv, di fronte a milioni di italiani, di riconoscere la propria sconfitta e di dover avanzare una richiesta ufficiale di aiuto alla Protezione civile, dopo averla cacciata.  Per dirla tutta, ho ricavato l’impressione di un politico alla vecchia maniera, ossia inconcludente. La stessa impressione l’avevo avuta ascoltando a L’Infedele, sempre di ieri sera, le parole della presidente della provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane.  Concludendo: per colpa dei propri amministratori, l’Aquila ha la scopa ma non il manico.  Il grave, però, è che, invece di protestare contro chi ha sbagliato nel pretendere di sostituirsi alla Protezione civile, se la prendono con Bertolaso e con il governo, gettando su di loro il fango che non meritano.  Per tornare a Bertolaso, a precisa domanda ha spiegato anche che quello che si sono inventati i pm e i giornali sulla famosa prestazione sessuale consumata con la brasiliana Monica è frutto di un grosso equivoco. Non c’è stata affatto alcuna consumazione sessuale. E ha spiegato che dovunque vada, è seguito immancabilmente da due poliziotti pronti a chiamarlo in caso di richieste di interventi di urgenza. Ora – si domanda Bertolaso – vi pare possibile che io vada ad un appuntamento sessuale con due poliziotti dietro la porta pronti a entrare nella stanza per venirmi a chiamare?  Ha chiarito pure che l’ultima volta che ha parlato con l’impresario Angelo Balducci, di cui ha confermato di essere amico, è stato per formulargli gli auguri di Natale. Falso quindi che Balducci lo avesse informato su questa indagine in corso.  Così pure è stato esplicito riguardo all’articolo dell’Espresso apparso qualche tempo prima dell’esplosione dell’indagine: Ma vi pare che io continuassi a frequentare il centro massaggi se avessi sospettato tutto questo?  Idem per le bustarelle: Mi hanno fotografato, avevo accanto a me i soliti poliziotti; possibile che nessuno abbia visto questa bustarella?  Ancora: Anemone lo avrò visto in due anni, sì e no una decina di volte. Tanto Anemone che Balducci sono personaggi conosciutissimi a Roma, ed hanno prestato la loro opera in un’infinità di occasioni, anche con i governi di centrosinistra.  Credo che gli aquilani dovrebbero, anziché correre ad appendere le chiavi nella zona rossa, dare una mano a Bertolaso, e alzare la voce per offrire testimonianza a favore di quest’uomo sul quale si stanno costruendo scenari inquietanti solo perché nella loro città ha servito bene lo Stato, e lo ha servito bene sotto un governo, quello di Berlusconi, che tanto per il sindaco che per il presidente della provincia aquilani, resta – secondo gli ordini del loro partito – il nemico da abbattere. Articoli correlati“Minzolini c’è posta per te”. Qui. “Il popolo vuole Bertolaso ma i capi popolo di sinistra lo vogliono cacciare” di Francesco Forte. Qui. “I giochetti del sindaco sulle rovine dell’Aquila” di Gabriele Villa. Qui. Letto 3248 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Felice Muolo — 23 Febbraio 2010 @ 10:40
 Mia suocera: non fare del bene se non sei disposto a ricevere ingratitudine.
Commento by Ambra Biagioni — 23 Febbraio 2010 @ 13:17
Leggete i commenti di un Aquilano in questo thread sul Legno
Commento by Ambra Biagioni — 26 Marzo 2010 @ 19:00
Qui la lettera di Bertolaso alla Bonino che si serve per la campagna elettorale  di un volantino su di lui.