Bravo Guzzanti. Finalmente il coraggio della veritÃ22 Agosto 2013 Di Paolo Guzzanti non mi piacque il suo voltafaccia a Berlusconi, quando il suo ultimo governo era in bilico e per resistere agli attacchi del Pd e di Fini aveva bisogno di ogni voto disponibile. Alcuni, invece, del Pdl, lo lasciavano e si iscrivevano al gruppo misto. Uno di questi fu Paolo Guzzanti. Ora Berlusconi è accusato di avere in quella occasione comprato i voti per resistere, e forse si troverà un’altra occasione per condannarlo. Se sono gli altri a comprare i voti, tutto va bene, ma se Berlusconi muove solo un dito, per lui si alzano le grida allo scandalo e al corruttore. Va da sé che queste nefandezze in politica non dovrebbero mai accadere, ma non dovrebbero accadere né da una parte né dall’altra e le denunce allo scandalo e alla corruzione dovrebbero levarsi per tutti. Ma le nostre istituzioni non solo sono corrotte fin nel midollo, ma nella loro aberrazione non riescono più a separare il grano dal loglio e vedono buono dove invece è stato seminato il cattivo, e viceversa. Paolo Guzzanti, stamani nel suo articolo apparso sul “Giornaleâ€, ha avuto un coraggio da leoni. Perché? Perché ha fatto una cosa semplicissima, e che in Italia è divenuta merce rara: ha raccontato la verità su ciò che è accaduto a Silvio Berlusconi, attraverso una ricostruzione storica che non fa una grinza. Alla sua testimonianza aggiungo la mia, e sfido chiunque a contestarla. In quel contesto sessantottesco, qualcosa si mosse anche all’interno della magistratura e si sentì per la prima volta parlare dei “pretori d’assaltoâ€, ossia di giudici che cominciavano ad emettere sentenze favorevoli alla parte più debole, ossia il lavoratore. L’art. 28 consentiva addirittura al sindacato di sostenere direttamente in Aula le ragioni del lavoratore, senza l’intermediazione di un legale. Ho conosciuto Ugo Natoli, giurista insigne, di sinistra, e uomo per bene, direttore a quel tempo della Rivista giuridica del Lavoro (ricordo ancora la semplice copertina gialla), il quale volle pubblicare una sentenza da me vinta presso la pretura di Pietrasanta, la quale, passata in giudicato, costituiva il primo precedente sul tema dei lavoratori stagionali utili per raggiungere il numero di 15 unità necessarie al sindacato per costituire la S.a.s., ossia una propria struttura interna all’azienda. Ricordo anche che fui il primo in Italia a far valere, ottenendo il risultato presso la Cassa di Risparmio di Lucca,  la possibilità , interpretando lo Statuto dei Lavoratori, di costituire rappresentanze unitarie all’interno dell’azienda. Ho raccontato queste mie esperienze (sono certamente vivi alcuni di coloro che le vissero insieme con me), per testimoniare che ciò che racconta Paolo Guzzanti nel suo articolo, è la pura verità . I pretori d’assalto furono il primo nucleo di Magistratura democratica, e il loro obiettivo era apertamente quello di intervenire con le loro sentenze a modificare una condizione sociale e politica che non condividevano. Oggi però l’area della loro rivoluzione ha varcato i confini della fabbrica e ha raggiunto direttamente la politica. Forse, visto il loro programma originario, ciò era inevitabile e nessuno allora ne aveva ravvisato l’obiettivo recondito. Ma è su questa nuova frontiera che la filosofia dei pretori d’assalto sta clamorosamente sbagliando, a tal punto che tutto il buono e il nuovo che è stato prodotto nel mondo del lavoro, rischia di essere gettato via, a mo’ di quel proverbio che dice che si rischia di gettare via il bambino insieme con l’acqua sporca. L’invadenza nel campo della politica non è consentita a nessun magistrato. La politica deve la sua origine e la sua impenetrabilità alla sovranità popolare e alle sue scelte democratiche. Le rivoluzioni si fanno nelle urne e non sovrapponendo un potere ad un altro. Letto 4075 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||