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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Bulgakov, Michail

7 Novembre 2007

Il Maestro e Margherita

“Il Maestro e Margherita”

Trad. di Vera Dridso.
Questo romanzo esce nel 1967 da Einaudi in prima edizione mondiale, quando l’autore era già morto a Mosca il 10 marzo 1940.Precedentemente pubblicato a puntate sulla rivista sovietica Moskva, aveva subito forti censure. Il successo del romanzo fu immediato e rivelò al mondo questo grande scrittore, che si era dedicato prevalentemente a comporre opere teatrali. Già l’inizio (il romanzo è diviso in due parti) coinvolge subito il lettore. Due uomini di cultura, Michail Aleksandrovic Berlioz, direttore di una rivista letteraria, e il poeta Ivan Nikolaevic Ponyrëv, conosciuto con lo pseudonimo di Bezdomnyj, davanti ad un laghetto discutono su Gesù Cristo, quando compare un personaggio stranissimo, che si avvicina e chiede il permesso di esprimere il proprio pensiero. Si tratta di Satana e nel migliore dei modi, suscitando immediato interesse, prende il via questa storia.

Accadono subito cose assurde. Si parla del processo di Gesù (qui chiamato Jeshua Hanozri) davanti a Ponzio Pilato in maniera diversa rispetto a quanto narrano i Vangeli. Lo strano sconosciuto (a cui viene dato in seguito il nome di Woland) asserisce che ciò che rivela è la verità, in quanto egli era presente. È scambiato per pazzo, ma ecco che di lì a poco Berlioz muore sotto un tram e la testa rotola sul pendio lastricato. Il suo amico Ivan, il poeta, è inorridito, scorge lo sconosciuto in compagnia di uno strano compare (Korov’ev) che dice di essere un maestro di cappella, e di un gatto (Behemoth) che “camminava sulle zampe posteriori”. Saranno questi tre misteriosi e buffi personaggi, circondati da altri che compariranno più tardi, tra i quali Azazello e Hella, i conduttori di tutta la storia, determinando la miriade di accadimenti allucinanti e straordinari di cui il romanzo è colmo. C’è molta teatralità, come si scoprirà leggendo il libro, retaggio del mestiere che Bulgakov esercitò per molti anni scrivendo e lavorando per il teatro. Esilarante, nel libro primo, il capitolo VI, “La schizofrenia”, quando Ivan viene condotto in manicomio, ed anche il capitolo XVII, “Una giornata agitata”, in cui ne succedono di tutti i colori.

Ma capitoli altrettanto brillanti si susseguono, ed in alcuni ecco che fa capolino l’ironia e l’attacco verso talune istituzioni e abitudini della società moscovita: la Società degli scrittori (MASSOLIT), i manicomi, la politica degli alloggi, la vita che si conduce a Mosca sono prese di mira con il massimo divertimento dell’autore, e ogni volta ci accorgiamo del gioco sempre presente in Bulgakov nel momento in cui disegna le sue scene. Segnalo anche, sempre nel libro primo, il bel capitolo XVI, “Il supplizio”, in cui viene descritto il trasferimento al Calvario dei due ladroni e di Gesù, e la sofferenza dell’apostolo Matteo, anche qui in contrasto con quanto si legge nei Vangeli.

Dopo essere comparso fugacemente nel libro primo del romanzo (capitolo XIII: “L’apparizione dell’eroe”) nel manicomio dove è rinchiuso Ivan, al quale racconta il suo incontro con una bella sconosciuta, colui che viene chiamato il Maestro (aiutato dalla sconosciuta sta scrivendo il romanzo “Ponzio Pilato”) apre il libro secondo, accompagnato dalle parole del narratore che si esprime in prima persona, e si apprende che la donna è Margherita Nikolaevna, “bella e intelligente”, sposata con “un uomo giovane, bello, onesto che adorava sua moglie.” Margherita ricambia l’amore del Maestro, ed ora va cercandolo, ignorando che si trova anche lui, come Ivan, nel manicomio diretto dal professor Stravinskij.

Anche questa seconda parte prende un avvio coinvolgente e Margherita, che si è spalmata una speciale crema ricevuta da Azazello, diventa una strega bella e giovane e come ogni strega si mette a volare a cavallo di una scopa. “Sono invisibile e libera! Sono invisibile e libera!…” grida. E così si assiste anche ad un sabba, al quale Margherita partecipa dopo aver volato nei vicoli e sopra la città, prendendosi qualche sua personale vendetta, come quella nei confronti del critico Latunskij, colpevole di aver rovinato il Maestro. Gli episodi che accadono nel romanzo (come per esempio proprio nel XXI, “Il volo”, in cui si narra del sabba o nel XXIII, “Il gran ballo da Satana”, in cui si narra della festa da ballo di mezzanotte) sono così numerosi e frenetici, frutto di una fantasia davvero incontenibile, che a volte possono apparire eccessivi, tali da frastornare il lettore.

Per aver partecipato al ballo, Margherita riceve come premio la liberazione del Maestro, che infatti compare nella stanza dove lei si trova con Woland-Satana. Compare anche il manoscritto su Ponzio Pilato che era stato distrutto e i due innamorati possono far ritorno nel loro scantinato, dove proseguiranno la stesura del romanzo. Così si riprende la storia di Jeshua dal punto in cui, all’inizio del libro, l’abbiamo ascoltata nella narrazione dello stesso Satana al laghetto di PatriarÅ¡ie. Scoppia, quindi, il furioso temporale che oscura il cielo, e Giuda il traditore cade nell’agguato tesogli da una spia di Pilato, Afranio, mentre credeva di andare ad un appuntamento galante con un’adultera, Nisa. Con l’avvio del capitolo XXVII la convergenza tra il racconto di Satana e il romanzo che il Maestro va componendo diventa esplicita. Ed esplicita diviene, nello stesso capitolo, la contaminazione che subisce, della storia narrata, il poeta Ivan. Nel finale il romanzo assume l’andamento di un giallo. Si sta cercando il mago Woland, giacché s’intuisce che sia lui la causa degli strani avvenimenti accaduti, ma non si riesce a trovarlo, pur essendo certi che egli sia dentro un misterioso appartamento, il n. 50 (che poi prenderà fuoco); tuttavia ogni volta che vi irrompono, non c’è nessuno. Ma Bulgakov ancora ci stupisce, quando Levi Matteo, che abbiamo visto in disparte al momento della crocifissione, riesce a trovare Woland e gli riferisce che anche Jeshua ha letto il libro del Maestro, e desidera che Woland s’incarichi di “ricompensarlo col riposo.” Se ne occuperà Azazello, ma prima che il Maestro e Margherita scompaiano, volando si recano nel manicomio dove è rinchiuso Ivan e si assiste ad una specie di passaggio delle consegne tra il Maestro e il poeta: sarà questi, infatti, che dovrà scrivere “il seguito su di lui”, ossia su Jeshua. I vari fili dispiegati da Bulgakov ecco quindi che piano piano confluiscono e s’intrecciano in una tela che fa di questo romanzo un’opera davvero complessa ed originale. Un altro bel capitolo da segnalare è il XXXII, “Il perdono e l’eterno rifugio”, in cui si assiste alla liberazione di Pilato dal suo tormento e si trovano descrizioni magiche come questa: “E, finalmente, Woland volava anch’egli col suo vero sembiante. Margherita non avrebbe potuto dire di che cosa erano fatte le briglie del suo cavallo, e pensava che, forse, erano catenelle di raggi lunari e il cavallo era soltanto un blocco di tenebra, e la criniera di questo cavallo, una nube, e gli speroni del cavaliere, bianche macchie di stelle.”

Romanzo, dunque, non facile, aperto a molte interpretazioni, monumentale per la materia che riesce a smuovere, e che lascia molte tracce nel lettore, le cui sensibilità sollecita attraverso una scrittura che rimanda continuamente a visioni e a simboli inquietanti, i quali, mischiati a un esoterismo dai registri tenebrosi, percorrono gli oscuri e paurosi sotterranei della storia per riportare alla luce non tanto le azioni che l’hanno determinata, bensì le allucinazioni, i tormenti, le paure, le follie, i misteri, che stanno sempre nascosti nelle azioni degli uomini.

Anche qui.


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1 commento

  1. Commento by ALADICORVO — 16 Giugno 2008 @ 15:11

    grazie per queste preziose parole…………
    bulgakov….. è lui il vero maestro…..
    e di quel che accade a mosca…….
    solo il diavolo lo sa!!!

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