CINEMA: I film visti da Franco Pecori14 Luglio 2012 [Franco Pecori  dal 1969 ha esercitato la critica cinematografica – per Filmcritica, Bianco & Nero, La Rivista del Cinematografo e per il Paese Sera.  È autore, tra l’altro, di due monografie, Federico Fellini e Vittorio De Sica (La Nuova Italia, 1974 e 1980). Nel 1975, ha presentato alla Mostra di Venezia la Personale di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet; e alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, con Maurizio Grande, una ricerca su Neorealismo: istituzioni e procedimenti (cfr. Lino Miccichè, Il Neorealismo cinematografico italiano, Marsilio). Dal 2002, ha tenuto per 4 anni, sul Televideo Rai, la rubrica settimanale Film visti da Franco Pecori. Noto anche come poeta, Pecori può vantare la stima di Franco Fortini] Biancaneve e il cacciatoreSnow White and the Huntsman Dov’è il candore di Biancaneve? Si è perso al tavolo delle strategie pubblicitarie, in un’ennesima riunione di account e creativi che dopo lunghe trattative cominciate già sulla scia del travolgente successo disneyano del 1937 ha portato al “rovesciamento del cappotto usatoâ€, in funzione di un adeguamento “estremo†alla medietà attuale. Strada facendo, la candida fanciulla dei magici fratelli Grimm ha perso la proprietà d’incanto preferendo rafforzare il carattere, in previsione di uno scontro finale con la Regina cattiva, impatto prevedibilmente durissimo dati i nuovi mezzi dal potere sconfinato. L’operazione robustezza, proprio per le possibilità ormai demiurgiche degli interventi in laboratorio, può tranquillamente prescindere dall’apporto del Cacciatore,  Chris Hemsworth è qui figura spiccatamente funzionale. Ciò che conta è la fiducia (scontata) dello spettatore nell’efficacia ultima della tecnica digitale. Si tratterà soltanto di star a vedere in concreto quale “invenzione†verrà preferita per risolvere tecnicamente il conflitto tra la perversa avidità di Ravenna, consumatrice di gioventù e all’inseguimento di un’impossibile immortalità , e il riscatto giovanile della fanciulla-non-fanciulla, guerriera ormai, protesa alla conquista di un realismo compromissorio pressoché assoluto: prendere la vita come viene, al meglio dei benefit offerti in cambio di vertigini improbabili. Vince Biancaneve, ovvio. Messe così, le cose perseguono una fatalità , certo non meno prescrittiva di quella della fiaba originaria, ma “nuovaâ€, che sa di novità . Soltanto, il guscio delle figure impone la propria evoluzione tecnologica e il cuore del recconto si raffredda e si perde in un’immaginazione meccanica, poco umanistica. Ha vinto Ruper Sanders, regista pubblicitario, il quale ha preferito tenersi l’alone “Twlight†e conservare il potere di vendita di una  Kristen Stewart segnata dalle frigide indecisioni vampiroidi (una Biancaneve davvero poco attraente) e ha affidato alla bravura di  Charlize Theron la scontata trasformazione dissolutoria, assistita per altro da effetti non precisamente innovativi. E i Sette Nani? Non contano più nulla.
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