CINEMA: I MAESTRI: Il cinema in scatola2 Giugno 2011 di Arturo Lanocita Si sa già che questa rivolu zione è avvenuta in segreto. Le rivoluzioni tecniche, rispet to a quelle politiche, hanno il vantaggio di farsi conoscere a cose fatte; non comportano preavvisi. (Del resto, la Libia insegni, anche le rivoluzioni po litiche, ai nostri giorni, si con cludono nello spazio di un’al ba). America, Giappone, Ger mania sono, dunque, in procin to di sfruttare i brevetti già pronti: il «movie box » è nato. Si tratta del film in scatola; da comprare, per poco prezzo, o da noleggiare, ancora più a buon mercato, e da portare a casa. Stando in poltrona, o ad dirittura a letto, ci si può go dere una proiezione, con un ap parecchio personale e portatile. Come un disco Facendo tesoro di uno dei tanti sistemi che riducono tut to alle dimensioni agevoli del la miniatura, i brevetti ora per fezionati implicano la semplifi cazione delle macchine per la proiezione sino all’estremo del l’essenziale, ciascuno può averne una per sé, adatta a uno sfrut tamento privato e casalingo; anzi, uno dei sistemi brevetta ti si collega al comune tele visore e consente di inserirvi il « film cassetta », o « film sca tola » che sia, in modo che im magini e suoni e voci appaiono rimbalzati dal video. Tutto ciò, che promette, o minaccia, d’es sere presto una realtà, non im pegnerà l’attitudine allo sbalor dimento, nell’utente; non avrà affatto, intendiamo, il fascino del miracolo. In fondo, il video che màcini una pellicola è un video di normale comportamen to, lo fa ogni giorno e non riscuote, per questo, speciali on date di ammirazione, anzi. Da ora in poi, tuttavia, si potrà asservirlo, ottenendo che proiet ti non il suo, ma il nostro film, scelto e acquistato, o noleggia to, in una libreria, o addirittu ra all’edicola, come un disco da ascoltare con il fonografo. I tecnici del cinema, che an nunciano l’evento, diffondendo si sui brevetti internazionali del « movie box », alcuni dei quali sono stati acquistati, o sono in procinto di esserlo, da indu striali italiani, e specie da edi tori, non ne discorrono, com prensibilmente, senza appren sione. Il batticuore dei com mercianti di film, che temono il tracollo delle loro organizza zioni, non esclude la nostra in dulgenza, e anzi la sollecita, purché si pensi a che cosa ac cadrà del pubblico, già dirada to, delle sale di proiezione quan do, spendendo anche meno di quanto si spenda per un bi glietto d’ingresso, lo spettatore avrà non già una visione del film, ma ne avrà il possesso, con la possibilità di moltipli care a domicilio le proiezioni, a suo vantaggio e a vantaggio dei familiari e degli amici. I brevetti esistono, esistono i marchingegni da offrire al con sumo, e tuttavia nessuno ha spiegato come funzionino le ri voluzionarie scatole cinemato grafiche da poche lire; se lo avessero fatto, del resto, molta gente, come noi, di gracilissima vocazione tecnica, non avrebbe potuto tenergli dietro senza an simare. L’avvento del film in scatola, tecnica a parte, può, d’altronde, suggerire rilievi non futili di natura estetica e, fu tili ancor meno, di natura eco nomica. La previsione esposta di recente, in queste colonne, da Ciampi, secondo cui ci av viamo verso lo spettacolo to talmente gratuito, offerto a tut ti, sembra meno che mai av ventata, ora che si annunciano queste diaboliche scatole. Ma per chi cerchi di considerare solo l’aspetto sociale dell’inno vazione, occasioni di riflettere non mancano, anche per chi ha frequentato solo le scuole elementari della meditazione. Dice niente la possibilità di chiudere in casa, con una man data in più al chiavistello, la normale clientela delle sensa zioni cinematografiche? In pantofole Già radio e televisione, or mai da molti anni, hanno dato incremento al consumo delle pantofole, togliendo occasione e volontà di uscite serali an che agli irriducibili insofferenti delle quattro pareti. Non resta no, come attrattive esterne, che lo schermo del cinema e la partita a carte al caffè. Cia scuno a suo modo, ma con sem pre più limitata facoltà di scel ta. Ora, non risulta lecito so stenere che per il benessere col lettivo o individuale, oppure per la sanità morale e per quel la fisica giovi uscir di casa in vece che restarci; anzi, la com pattezza del nucleo familiare e lo spirito di economia consiglia no il sistema sedentario. E’ chia ro, tuttavia, che il cinema, in teso al corrente modo d’oggi, resta un portone che si schiude, cioè la possibilità di immerger si in una strada e poi in una sala che contengono gente, e di dividere qualcosa con il pros simo. La tesi secondo cui, nella sa la buia, davanti allo schermo, lo spettatore davvero attento si isola, anche fra mille persone, se ancora esistono cinematografi tanto gremiti, è attendibile. Ma, isolato o no, il calore del la presenza altrui lo avverte; se un intero uditorio ride o inorridisce o si commuove, ri sate e interiezioni e soffi di na so si confermano e si giustifi cano a vicenda; le reazioni col lettivizzate diventano più auten tiche e importanti. E’ strano che proprio a noi, tepidi esti matori del collettivismo quanto tepidi amici degli esercenti, competa di sostenere il cine matografo, diciamo, pubblico contro quello privato. Sembra, tuttavia, chiaro che il piacere del film visto in casa, inve ce che al cinema, avrà co me tutti i piaceri non divisi, o poco e male divisi, qualcosa di tetro. E toglierà l’unica vera alternativa al tossico lento del la televisione. E porterà farina al mulino dell’incomunicabilità. E’ lecito, ovviamente, espri mere un parere, discorde o con corde, su questa eventualità che anche il film in scatola â— co me giradischi, radio, telescher mi, nastri magnetici â— contri buisca a farci prigionieri di noi stessi, aumentando lo spessore dei muri perimetrali d’ogni ca sa e segregandoci dagli altri. Consensi sì consensi no, sarà ugualmente quel che sarà; se li sorreggono forti interessi in dustriali, i film casalinghi si venderanno come i dischi delle canzoni e pochi rinunceranno al le scatole di celluloide in con serva. Queste rivoluzioni della tecnica si possono accettare o no, ma non ci si può arrogare di condizionarle, sono esse che ci condizionano. Forse i soli giudizi negativi che udremo sul cinema casalingo saranno, co me per la televisione, quelli espressi dagli sprovveduti che, tentando di ripararne i guasti, massacreranno gli apparecchi e le alacri mani, facendo ricorso a locuzioni esclamative tanto inu tili, ai loro fini tecnici, quanto irriferibili. Letto 1491 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||