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CINEMA: I MAESTRI: Il cinema in scatola

2 Giugno 2011

di Arturo Lanocita
[dal “Corriere della Sera”, giovedì 18 settembre 1969]

Si sa già che questa rivolu ­zione è avvenuta in segreto. Le rivoluzioni tecniche, rispet ­to a quelle politiche, hanno il vantaggio di farsi conoscere a cose fatte; non comportano preavvisi. (Del resto, la Libia insegni, anche le rivoluzioni po ­litiche, ai nostri giorni, si con ­cludono nello spazio di un’al ­ba). America, Giappone, Ger ­mania sono, dunque, in procin ­to di sfruttare i brevetti già pronti: il «movie box » è nato. Si tratta del film in scatola; da comprare, per poco prezzo, o da noleggiare, ancora più a buon mercato, e da portare a casa. Stando in poltrona, o ad ­dirittura a letto, ci si può go ­dere una proiezione, con un ap ­parecchio personale e portatile.

Come un disco

Facendo tesoro di uno dei tanti sistemi che riducono tut ­to alle dimensioni agevoli del ­la miniatura, i brevetti ora per ­fezionati implicano la semplifi ­cazione delle macchine per la proiezione sino all’estremo del ­l’essenziale, ciascuno può averne una per sé, adatta a uno sfrut ­tamento privato e casalingo; anzi, uno dei sistemi brevetta ­ti si collega al comune tele ­visore e consente di inserirvi il « film cassetta », o « film sca ­tola » che sia, in modo che im ­magini e suoni e voci appaiono rimbalzati dal video. Tutto ciò, che promette, o minaccia, d’es ­sere presto una realtà, non im ­pegnerà l’attitudine allo sbalor ­dimento, nell’utente; non avrà affatto, intendiamo, il fascino del miracolo. In fondo, il video che màcini una pellicola è un video di normale comportamen ­to, lo fa ogni giorno e non riscuote, per questo, speciali on ­date di ammirazione, anzi. Da ora in poi, tuttavia, si potrà asservirlo, ottenendo che proiet ­ti non il suo, ma il nostro film, scelto e acquistato, o noleggia ­to, in una libreria, o addirittu ­ra all’edicola, come un disco da ascoltare con il fonografo.

I tecnici del cinema, che an ­nunciano l’evento, diffondendo ­si sui brevetti internazionali del « movie box », alcuni dei quali sono stati acquistati, o sono in procinto di esserlo, da indu ­striali italiani, e specie da edi ­tori, non ne discorrono, com ­prensibilmente, senza appren ­sione. Il batticuore dei com ­mercianti di film, che temono il tracollo delle loro organizza ­zioni, non esclude la nostra in ­dulgenza, e anzi la sollecita, purché si pensi a che cosa ac ­cadrà del pubblico, già dirada ­to, delle sale di proiezione quan ­do, spendendo anche meno di quanto si spenda per un bi ­glietto d’ingresso, lo spettatore avrà non già una visione del film, ma ne avrà il possesso, con la possibilità di moltipli ­care a domicilio le proiezioni, a suo vantaggio e a vantaggio dei familiari e degli amici.

I brevetti esistono, esistono i marchingegni da offrire al con ­sumo, e tuttavia nessuno ha spiegato come funzionino le ri ­voluzionarie scatole cinemato ­grafiche da poche lire; se lo avessero fatto, del resto, molta gente, come noi, di gracilissima vocazione tecnica, non avrebbe potuto tenergli dietro senza an ­simare. L’avvento del film in scatola, tecnica a parte, può, d’altronde, suggerire rilievi non futili di natura estetica e, fu ­tili ancor meno, di natura eco ­nomica. La previsione esposta di recente, in queste colonne, da Ciampi, secondo cui ci av ­viamo verso lo spettacolo to ­talmente gratuito, offerto a tut ­ti, sembra meno che mai av ­ventata, ora che si annunciano queste diaboliche scatole. Ma per chi cerchi di considerare solo l’aspetto sociale dell’inno ­vazione, occasioni di riflettere non mancano, anche per chi ha frequentato solo le scuole elementari della meditazione. Dice niente la possibilità di chiudere in casa, con una man ­data in più al chiavistello, la normale clientela delle sensa ­zioni cinematografiche?

In pantofole

Già radio e televisione, or ­mai da molti anni, hanno dato incremento al consumo delle pantofole, togliendo occasione e volontà di uscite serali an ­che agli irriducibili insofferenti delle quattro pareti. Non resta ­no, come attrattive esterne, che lo schermo del cinema e la partita a carte al caffè. Cia ­scuno a suo modo, ma con sem ­pre più limitata facoltà di scel ­ta. Ora, non risulta lecito so ­stenere che per il benessere col ­lettivo o individuale, oppure per la sanità morale e per quel ­la fisica giovi uscir di casa in ­vece che restarci; anzi, la com ­pattezza del nucleo familiare e lo spirito di economia consiglia ­no il sistema sedentario. E’ chia ­ro, tuttavia, che il cinema, in ­teso al corrente modo d’oggi, resta un portone che si schiude, cioè la possibilità di immerger ­si in una strada e poi in una sala che contengono gente, e di dividere qualcosa con il pros ­simo.

La tesi secondo cui, nella sa ­la buia, davanti allo schermo, lo spettatore davvero attento si isola, anche fra mille persone, se ancora esistono cinematografi tanto gremiti, è attendibile. Ma, isolato o no, il calore del ­la presenza altrui lo avverte; se un intero uditorio ride o inorridisce o si commuove, ri ­sate e interiezioni e soffi di na ­so si confermano e si giustifi ­cano a vicenda; le reazioni col ­lettivizzate diventano più auten ­tiche e importanti. E’ strano che proprio a noi, tepidi esti ­matori del collettivismo quanto tepidi amici degli esercenti, competa di sostenere il cine ­matografo, diciamo, pubblico contro quello privato. Sembra, tuttavia, chiaro che il piacere del film visto in casa, inve ­ce che al cinema, avrà co ­me tutti i piaceri non divisi, o poco e male divisi, qualcosa di tetro. E toglierà l’unica vera alternativa al tossico lento del ­la televisione. E porterà farina al mulino dell’incomunicabilità.

E’ lecito, ovviamente, espri ­mere un parere, discorde o con ­corde, su questa eventualità che anche il film in scatola â— co ­me giradischi, radio, telescher ­mi, nastri magnetici â— contri ­buisca a farci prigionieri di noi stessi, aumentando lo spessore dei muri perimetrali d’ogni ca ­sa e segregandoci dagli altri. Consensi sì consensi no, sarà ugualmente quel che sarà; se li sorreggono forti interessi in ­dustriali, i film casalinghi si venderanno come i dischi delle canzoni e pochi rinunceranno al ­le scatole di celluloide in con ­serva. Queste rivoluzioni della tecnica si possono accettare o no, ma non ci si può arrogare di condizionarle, sono esse che ci condizionano. Forse i soli giudizi negativi che udremo sul cinema casalingo saranno, co ­me per la televisione, quelli espressi dagli sprovveduti che, tentando di ripararne i guasti, massacreranno gli apparecchi e le alacri mani, facendo ricorso a locuzioni esclamative tanto inu ­tili, ai loro fini tecnici, quanto irriferibili.


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A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart