CINEMA: I MAESTRI: La televisione. Piazza o salotto?28 Novembre 2013 di Raffaello Brignetti Nonostante la buona diffusione delle utenze radiotelevisive e contrariamen te a quanto il luogo comune, « una sel va di antenne », lascerebbe credere, l’Italia è ben lontana dal poter dire che tutti i suoi abitanti seguano la radio o la televisione. La percentuale degli abbonamenti alle radiodiffusioni è del 25,45 al Nord, del 22,90 al Centro, del 15,42 al Sud e del 14,81 nelle Isole. Gli abbonamenti alla televisione sono, al Nord, 16,85 su cento abitanti, al Centro 15,71, al Sud 9,72 e nelle isole 8,64. Si va da percentuali relativamen te alte come quelle del 18,87 in Lom bardia, del 18,51 in Liguria e del 17,51 in Piemonte, a percentuali di appena il 7,09, 7,01, in Basilicata e in Calabria. Anche nel caso della percentuale maggiore (18,87 in Lombardia) biso gna immaginare che davanti al televi sore siano almeno tre persone perché la TV giunga a poco più della metà della popolazione. Con le percentuali del 7,09 e del 7,01 le persone davanti a ogni televisore dovrebbero essere otto. E’ possibile che questo succeda, ma, a parte che una metà degli italiani ri marrebbe comunque estranea ai pro grammi televisivi, quante persone so no ancora in ascolto dopo le 22? Sicuramente i partiti politici avran no tenuto conto di tale situazione ef fettiva nell’impostare, specie nel tono, i loro comizi per Tribuna elettorale. Questa del comizio ripreso, tramite un locale pubblico, dalla radio e dalla te levisione, è un’innovazione che in Ita lia conosciamo nella presente campa gna elettorale, utile alle formazioni politiche e agli elettori; e non c’è dubbio che, per diffusione di ciò che i partiti hanno da dire e per comodità e chiarezza di ascolto fra i cittadini, il sistema sia efficace. Interessa solo i politici Ma sostanzialmente le cose sono molto cambiate? Il punto è vedere se alle possibilità offerte dallo strumento radiotelevisivo corrisponda un nuovo discorso politico. Finora non sembra. Aver collocato due comizi, di mez z’ora ciascuno, dalle 22 in poi, ha con tribuito a operare una specie di sele zione e in ogni caso una ulteriore ri duzione nel numero degli ascoltatori. Ciò è contrario allo spirito di una campagna elettorale, che invece vor rebbe la parola degli esponenti dei partiti diretta al maggior numero pos sibile di ascoltatori. Così, pare che la trasmissione sia riservata piuttosto a coloro che di politica si interessano particolarmente; che aspettano, per sentirne parlare. I comizi del PCI e del PSU rispettivamente da Sesto San Giovanni e da Roma succedevano, ap punto dalle 22, a un telefilm di produ zione americana e a un quarto d’ora di canzoni. Perché non farli precedere? Sentite le canzoni la maggior parte de gli ascoltatori se n’è andata a letto. Se si considera che in media, fra ra dioascoltatori e telespettatori, i pre senti erano già pochi, non si ha la sen sazione che il comizio radio e teledif fuso abbia raggiunto la penetrazione che rinnovazione avrebbe permesso. Una volta poi accettato il principio che per la media non alta di abbonati e per l’ora tarda si formi, tra il pubbli co, una selezione, è ovvio che i partiti ne tengano conto. I loro esponenti so no indotti a rivolgersi a un e non al pubblico. Quale? Quello, che, fornito di un ap parecchio radio o di un televisore, ab bastanza interessato alla situazione politica da far tardi la sera per ascol tare un oratore e, beninteso, non necessariamente o soltanto del proprio partito, ma, coerentemente col giudi zio da dare dopo la campagna elettora le, di tutti gli altri. Un pubblico infine prevalentemente urbanizzato, di città dove l’orario è, di solito, inoltrato. Nei piccoli centri e nelle campagne la gior nata si chiude presto. Il comizio radio e teletrasmesso per un pubblico che finisce, quindi, con l’essere abbastanza simile a quello che andava al comizio anche in piazza o in teatro, ha conservato la maggior parte dei caratteri tradizionali. Il tono è di spettacolo non meno che di comunica zione del programma del partito. La trasmissione in questo senso è at traente, ma più suggestiva che logica, che informatrice. Tutta la politica in mezz’ora Gli applausi, come nel costume più risaputo dell’eloquenza e magari della retorica, arrivano puntuali e intonati alla chiusura sonora del periodo. E’ inevitabile che l’oratore li richiami con qualche frase a effetto. Nella sera ta dei due comizi citati il clima dello spettacolo si è segnalato anche con l’in dicazione dei presenti ragguardevoli in prima fila. C’erano Sophia Loren e De Sica, ha avvertito lo speaker, il che, se può aver allietato il pubblico curioso di questi particolari, può non aver avuto alcun particolare significa to politico. I « pochi minuti » più volte, a ragio ne, lamentati, nel suo discorso, dall’on. Nenni, hanno comportato e comporta no una trattazione rapida degli argo menti. Per esempio, era stato chiesto al vice-presidente del Consiglio di par lare: a) sulla programmazione; b) sul le case, gli ospedali e le scuole; c) sul divorzio; d) sulla condizione degli stu denti; e) sulla sua personale esperien za governativa dopo decenni di lavoro all’opposizione; f ) sull’Italia « ricca » e l’Italia « povera »; g) sull’evoluzione politica della Cecoslovacchia. Ora, sen za entrare nel merito di che cosa Nen ni pensasse di tutto ciò, non è difficile constatare l’impossibilità, per un ora tore sia pure esperto e per molti versi come lui affascinante, di esaurire in una mezz’oretta, fra applausi e inter ruzioni, anche uno solo di quei sette temi, fra l’altro tanto disparati. Letto 1978 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. 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