FAVOLE: Il coniglio che non c’è
18 Gennaio 2008
di Lucetta Frisa
[Gli ultimi libri di poesie pubblicati da Lucetta Frisa sono: “L’altra”, Manni, 2001 e “Se fossimo immortali”, Joker, 2006]
Voglio parlarvi un po’ di me perché scoppio dalla voglia di raccontare a qualcuno la mia vita straordinaria. So che nessuno mi crederà e passerò per matto o per bugiardo.
Ma io non sono né matto né bugiardo.
Semplicemente non sono.
Cioè un po’ ci sono e un po’ no.
?!
Mi chiamo SOGNO– questo è il nome che mi ha dato mio padre.
Mio padre è il famoso Mago Cilindro. Lo chiamano così perché porta sulla testa uno di quei buffi cappelli alti e neri, sempre ben lucidati, e da quel cappello misterioso io salto fuori tutte le volte che lui mi chiama.
Tutte le volte che chiama “SOGNO mio, esci fuori dal mio cilindro”!
Io…Ploff! Appaio.
Luci abbaglianti, applausi, risate, mormorii.
Sono a teatro.
Si tratta di un gioco di prestigio.
Per chi di voi non avesse ancora capito, io sono un coniglio attore e con il mio strano comportamento metto in imbarazzo il pubblico.
Anch’io, vi confesso, sono molto imbarazzato perché non so, davvero non so, come faccio a esserci e, dopo un attimo, a non esserci più.
Dico sul serio. Quel Mago di mio padre, dopo avermi fatto apparire, mi rispedisce nel Regno del Nulla, e precisamente dentro il suo cilindro nero.
Ploff! E non ci sono più.
Ploff! Ed eccomi di nuovo.
Che vita è la mia?
Adesso vi chiedo: secondo voi, il coniglio che il mago prestigiatore estrae dal suo cilindro, è vero o falso?
Ora in questa società c’è la tecnologia e la tecnologia ha inventato un mondo virtuale, dove i conigli sembrano veri e invece non lo sono: conigli robot, conigli virtuali che si vedono correre e saltare nei cartoni e nei videogiochi.
Ricordate Roger Rubbit?
Da parte mia, vi assicuro che sono vero e vivo, forse perché nelle fiere di paese, negli spettacoli in televisione, insomma, dove ancora si fanno giochi di magia con i conigli che saltano fuori dai cilindri e poi scompaiono, recitano solo conigli in carne ed ossa. Chissà però fino a quando questo durerà…
Sono vivo e vero, vi dicevo, anche perché se mio papà non mi trattenesse saldamente per le orecchie, io me la darei a gambe subito, non so per dove né in che modo: me ne andrei per non tornare mai più dentro il buio del suo cilindro.
Forse non ci crederete, eppure io sono riuscito a scappare già due volte.
La prima volta, accadde appena dopo la mia prodigiosa apparizione sotto le luci dei riflettori. Ero, come sempre, in preda al terrore di essere nato (sono un vigliacco come tutti i conigli) e mi dibattevo tanto che mio padre mollò la presa delle mie orecchie, e io…
Quando sono sotto stress semino tante palline nere che assomigliano alle olivette dette taggiasche.
Accadde anche quella volta, posso dire che seminai un sentiero di palline, proprio come Pollicino che lasciava andare le briciole nel bosco per poter tornare indietro.
Ma io non volevo tornare indietro: fui costretto a farlo quando un’orribile vociaccia si mise a urlare “A me il coniglio! Datemi quel coniglio! Per pietà prendete quel coniglio! Ho fameeee!”
Quella vociaccia apparteneva a un orco delle fiabe che a un tratto mi si parò davanti in tutta la sua spaventosa statura. E io….via di corsa, come avessi le molle dei canguri ! E giù palline a non finire. Cercavo disperatamente di tornare dentro il cilindro di mio padre.
-Ho fame! Ho fame !-continuava a urlare l’orco, poverino- Voglio il coniglio! Voglio cucinarlo alla ligure, con pinoli e olivette!
Mi rincorreva. Tentava di afferrarmi ma barcollava perché era ubriaco, credo, mentre io spallinavo di qua e di là… Poi, di colpo, piombò a terra. A dire il vero, scivolò. Su cosa? Lo avete già indovinato : sulle mie palline, naturalmente. Così guadagnai un buon vantaggio.
Devo la vita alle mie palline.
La seconda volta che riuscii a scappare…Beh, a questa storia, è legato un ricordo sentimentale che ancora adesso mi commuove fino alle lacrime.
Feci come sempre il mio ingresso improvviso e violento nella vita, tra le mani del mio papà e tra i fischi e gli applausi del pubblico. Anche per quella volta lui non riuscì a trattenermi e io me la filai.
Correndo, a un certo punto, eccomi in mezzo a un prato fiorito di carote vicino a un cascinale. Magia! Chi erano quelle bestiole così carine che saltellavano libere davanti a delle gabbie aperte? Avvertivo aria di famiglia. Già, erano tutti conigli come me. Che emozione! Ma erano veri o falsi? E quel bel prato di carote, quel buon odore di terra e di stalla, quegli uccellini che sentivo cinguettare, nascosti tra i rami degli alberi, facevano parte di uno spot pubblicitario o erano veri? Era proprio una scenetta da Mulino Bianco. Però in giro non c’erano mulini bianchi né cilindri neri. Era vera o disegnata? E chi vedo, in mezzo a tutte queste delizie ? Una coniglietta, un’autentica meraviglia, con la coda e il nasino neri, pazzamente sexy.
Mi innamorai di lei immediatamente e anche lei si innamorò di me perché cominciò a seminare in giro una quantità esagerata di palline: ne fui lusingato.
Mi misi a farle la corte: morsicai dolcemente il suo bel nasino nero e lei mi restituì un morsichino dolcissimo e io…Ploff! Decollai subito verso il paradiso dei conigli.
-Come ti chiami? mi chiese.
–Sogno – risposi in estasi, e giù un altro morsichino sul suo nasino.
-Anch’io sogno. Sei tu che mi fai sognare- e giù un morsichino anche lei.
Insieme, sognavamo, felici e beati come nelle favole.
Era questa la vera magia: l’amore!
-Vuoi sposarmi?- le domandai, vincendo la timidezza che è il difetto principale dei conigli, come sapete.
-Sì, sì, sì. Resta qui con me per tutta la vita.
-Sì, sì, sì. Non ti lascerò più.
L’amore fa dimenticare la realtà.
Finché, all’improvviso, mi sentii acciuffare per le orecchie. Mio padre mi aveva ritrovato.
-Papà, lasciami qui- urlai come può urlare un coniglio- mi sono innamorato!
-Lasciarti qui? Sei impazzito?
-Mi sono fidanzato e mi devo sposare!!!
-E io? – disse mio padre – come farei a vivere senza di te? Che illusionista sarei io senza il mio piccolo Sogno?!
Cominciai a commuovermi.
– E poi – disse lui bisbigliandomi nelle orecchie – non pensi alla tua carriera di attore? Ti sei dimenticato gli applausi, il successo?
Mi commossi ancora di più.
-Devi dire alla tua fidanzata che tu non puoi essere un marito ideale. Perché un po’ ci sei e un po’ no. Che tipo di matrimonio sarebbe il vostro, con un marito che va e viene e una povera sposina che lo aspetta sempre? Lei soffrirebbe troppo di gelosia!
Mi aveva convinto.
Col cuore spezzato, dissi al mio amore che dovevamo separarci. Colpa del destino (o dell’egoismo di mio padre?).
Le chiesi, singhiozzando, di darmi il morsichino dell’addio.
Cari ragazzi, avete mai visto una coniglia furibonda? La mia fidanzata non capì la mia situazione così particolare. Cercai di spiegargliela, ma come poteva credermi? Si sentì sedotta e abbandonata, convinta che le raccontassi delle palline per liberarmi di lei. Crudelmente ferita nel suo orgoglio di coniglia, col nasino diventato rosso dalla rabbia, cominciò a sferrarmi certi morsi che se mio padre non fosse intervenuto a separarci, sarei scomparso davvero dalla faccia della terra, e non solo dentro un cilindro.
Stavolta quel posto così strano e buio mi salvò la vita.
Il mio racconto è finito. Se ci sono o non ci sono non lo so. Mi trovo dentro o fuori dal cilindro? Ormai non capisco più niente. Non capisco se quello che mi capita è vero o immaginato. Mi chiedo : Se io sono il Sogno di mio padre, io, chi sono? Dovete dirmelo voi.
Ploff !!!
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