FAVOLE: Il viaggio di Nanni
1 Giugno 2008
di Bartolomeo Di Monaco
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Nanni non si era mai allontanato da casa per così tanto tempo e i genitori stavano in pensiero per lui.
 In passato, con la sua aerobici era arrivato più d’una volta a far visita agli amici di Firenze o di Siena o di Pisa, ma oltre quelle distanze non era mai andato, legato com’era al suo piccolo e quieto paese di Montuolo, a pochi passi dalla bella città di Lucca.
 Ora invece s’era portato via l’aeromobile. Chissà che cosa gli era frullato per la testa!
 Pattuglie di poliziotti furono mandate in giro per il cielo alla sua ricerca.
 Nanni era sempre stato un ragazzino irrequieto, vivace.
 Difficile che il mondo girasse dritto per lui.
 Eppure poteva considerarsi molto fortunato di vivere in quegli anni in cui il progresso camminava velocemente come mai aveva fatto nei millenni trascorsi.
 Tutto ciò che passava per la mente dell’uomo, infatti, subito veniva realizzato. Non c’era più molta distanza tra la scienza e la fantasia.
 Bastava che l’uomo fosse creativo, che la sua mente ideasse nuovi progetti, e la scienza era rapida, pronta a trasformarli in realtà .
 Non c’era mai stata una collaborazione così totale e così feconda!
 Ma Nanni dov’era?
 Difficile a credersi, ma stava volando a milioni e milioni di chilometri di distanza dalla sua casa, ed era felicissimo; cantava, piroettava nel cielo con il suo aeromobile.
 Ai genitori proprio non ci pensava, impegnato com’era a contemplare gli astri, i pianeti, le comete che incontrava. Anzi, doveva prestare la massima attenzione, essere svelto nelle manovre se non voleva scontrarsi con uno di quei giganti!
 Alla terza cometa che incontrò, gli venne la voglia di buttarcisi dentro.
 L’aeromobile si riempì di luce!
 Un sole sembrava entrato nell’abitacolo!
 Uscito dalla cometa si trovò immerso nel buio più nero.
 Faticò ad adattarvi la vista.
 Quando scorgeva in lontananza un pianeta che per la sua forma singolare lo interessava, Nanni puntava il muso dell’aeromobile in quella direzione.
 Su uno di quei pianeti decise finalmente di scendere.
 Quegli abitanti gli avevano mandato dei messaggi affinché lui manifestasse le sue intenzioni.
 Comunicò con grande entusiasmo che desiderava atterrare presso di loro.
 Giunto al suolo, mise fuori la testa, si guardò intorno pieno di curiosità .
 Ma non c’era nessuno ad accoglierlo!
 Restò in attesa.
 Alzò gli occhi al cielo e notò che in quello spazio smisurato non c’erano stelle, e tutto era avvolto da una tenue uniforme luminosità . C’era un gran silenzio.
 Ma ad un tratto ecco che di nuovo udì quella voce che l’aveva accolto con il primo messaggio.
 «Dove sei? » domandò Nanni tutto felice.
 «Qui vicino a te » rispose.
 «Ma dove? »
 «Proprio al tuo fianco. »
 Altre voci si aggiunsero a quella dell’invisibile sconosciuto.
 E Nanni ancora non scorgeva nessuno!
 «Ma dove siete? » domandò di nuovo, e quelle voci sembravano volersi divertire con lui; gli roteavano intorno, strillavano, emettevano suoni acutissimi.
 «Basta, basta! » rideva lui tappandosi le orecchie; e aveva imparato il modo di farli tacere. Bastava che con la mano sbattesse forte l’aria e subito quelle voci che si erano levate vicino al suo orecchio si allontanavano, scomparivano.
 Lo portarono in giro per il pianeta.
 Ma Nanni non vedeva niente!
 «Dove sono le case? E i negozi? Dov’è la passeggiata? »
 «Ti sembra tutto strano quassù, non è vero? »
 «Come fate a vivere così? Non avete case, strade, botteghe, non potete vedervi l’uno con l’altro. Non sapete nemmeno se siete belli o brutti. Da noi almeno si sa se uno è brutto o è bello, e quand’è bello… » sospirò Nanni «tutte le ragazze gli corrono dietro! »
 «Dio ha fatto belli anche noi. Metti qua la mano, dove senti la mia voce. »
 Nanni obbedì.
 E allora la sua mente, come se avesse ricevuto attraverso quel tocco un impulso straordinario, vide l’immagine invisibile, riconobbe il corpo di una ragazza che gli sorrideva.
 «Non è vero che anche noi siamo belli? » gli disse, quando si accorse che aveva fatto colpo su di lui, e Nanni era rimasto a guardarla a bocca aperta.
 Ma quell’immagine non aveva spessore. Se Nanni cercava con la mano quel corpo non trovava assolutamente niente!
 «Come sei bella! » e gli venne il desiderio di abbracciarla, di tenerla per mano, di andare in giro con lei per quel luogo sconosciuto.
 «È davvero sorprendente l’universo » pensò.
 «E non hai visto tutto! » gli rispose subito la ragazza. Che perciò sapeva leggere perfino il suo pensiero!
 Nanni ne rimase sbalordito.
 Che mente doveva essere quella del Creatore del mondo se aveva potuto fare tutto ciò!
 «Tocca l’aria intorno a te » gli suggerì una voce.
 Nanni obbedì. E allo stesso modo di prima vide con la mente singolari animaletti che si trovavano proprio vicino a lui. Stavano ad ascoltarlo coi musi levati verso il suo viso.
 Non ne aveva mai visti di simili!
 Di dimensioni minute, qualcuno era formato dal solo tronco e non aveva nemmeno gli occhi, altri avevano molte braccia e molte gambe lisce o pelose, altri ancora possedevano un corpo ricoperto completamente di piccolissimi occhi. Alcuni erano dotati di una bocca larghissima le cui labbra pendevano quasi a toccare terra.
 Ma la cosa straordinaria che lasciò interdetto Nanni fu quando li udì parlare con lui.
 Era la prima volta nella sua vita che conversava con degli animali!
 Quale squisita cortesia dimostravano di possedere, e che lucidità di pensiero!
 Vollero sapere tutto sugli animali della Terra, e quando appresero che vivevano succubi dell’uomo che era il loro signore ed anche li uccideva, ebbero una smorfia di disgusto e di sofferenza.
 «Non è possibile che questo accada! » esclamarono, e Nanni notò dal loro atteggiamento che ora se la prendevano con lui, che era uno che apparteneva a quella barbara specie.
 Rimase dolorosamente colpito dalle loro parole.
 Ogni tanto però riconosceva la voce della ragazza.
 Allora allungava la mano per rivederla e allorché appariva, di nuovo i suoi occhi si illuminavano di felicità .
 Per lei sarebbe restato sul quel pianeta per sempre!
 Il suo nome era Andromeda.
 La stupenda creatura leggeva il suo pensiero e Nanni s’era scordato di questo potere straordinario che le apparteneva.
 La ragazza infatti sorrise.
 «Vieni con me sulla Terra » disse Nanni.
 «Ti prego, non guardarmi più » rispose.
 Nanni obbedì. Chiuse gli occhi, e sospinse la mente verso altri pensieri.
 Lo riaccompagnarono infine al suo aeromobile.
 Gli fecero una gran festa. Di nuovo Nanni si divertiva a rincorrere quelle voci.
 Ma quando udiva quella di Andromeda, oh, come il suo cuore trasaliva!
 Avrebbe voluto toccarla, rivederla, ma il subitaneo silenzio della ragazza gli faceva capire che lei gli rimproverava quel suo desiderio.
 Davanti al computer esitò prima di dare il comando della partenza.
 Infine l’aeromobile si levò rapidamente in aria. Scomparve da quel pianeta.
 Al mattino presto, quando come al solito il babbo di Nanni uscì per recarsi al lavoro, si accorse che l’aeromobile era parcheggiato in giardino.
 Di corsa rientrò in casa, andò nella cameretta di Nanni e vide che dormiva saporitamente. Lo lasciò stare.
 Gli avrebbe fatto il rimprovero più tardi. Voleva bene al ragazzo. Capiva la sua inquietudine. Era anche grazie ai giovani come il suo Nanni che il mondo andava avanti. E il mondo era bello così come lo viveva lui.
 Passò da sua moglie. L’avvertì di non stare più in pensiero.
 Nanni era tornato.
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