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I cittadini e il referendum

8 Luglio 2011

Fare un referendum costa. Lo sanno sia i promotori che i cittadini, i quali nel recente passato avevano mostrato di non gradirli e il loro marcato assenteismo aveva significato che non vi si doveva insistere.

Gli ultimi che si sono svolti, invece, hanno mostrato una inversione di tendenza.
Se è vero che i cittadini sono stati ingannati, poiché il risultato dei Sì ha complicato le cose per tutti, ci si deve aggiornare su ciò che realmente ha significato l’afflusso sorprendente degli elettori alle urne, alla luce di quanto sta accadendo a proposito dei costi della politica.

Ha significato che sono stufi di consegnare lo Stato a politici che ignorano lo spirito di servizio che il dedicarsi a questo impegno comporta. Ha significato che i politici non fanno politica, o perché non sanno farla, o perché, come è molto più probabile, hanno a cuore unicamente gli interessi personali.

Ormai gli scandali di arricchimento individuale e di inciuci finalizzati ad ingrossare il portafoglio non si contano più. Si apprende che perfino Tremonti godeva di un qualche privilegio abitando un immobile il cui affitto, ben 8.500 euro mensili!, veniva pagato da un suo ex braccio destro, oggi indagato.

Il referendum ha significato che i cittadini non si fidano più di questa classe politica ed hanno deciso, proprio con lo strumento referendario, di riprendersi la sovranità e di esercitarla in barba alla volontà, infedele e inquinata, di coloro che pur avevano eletto confidando nel loro impegno per il bene di tutti.

Se andrà in porto il referendum sui costi della politica, esso significherà che tutta la classe politica, di destra e di sinistra, è stata bocciata dai cittadini, che non vogliono più delegarle nemmeno un briciolo della loro sovranità.

La vogliono esercitare direttamente. Sarà un segnale preciso e inconfondibile indirizzato alla classe politica che si prepara a candidarsi alle prossime elezioni.

Chissà. Potrebbe anche succedere che attraverso lo strumento referendario, la degenerazione della nostra classe politica subisca un arresto e, perfino, una inversione di rotta.

Al referendum dovremmo affidare, a questo punto, anche l’elezione diretta del premier e la responsabilità civile del giudice che sbaglia, che fu già approvata tanti anni fa, e resa inefficace proprio da quella politica che ormai è solo capace di inganni e di tradimenti.


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A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart