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I furbetti del Pd e lo scontro nella Lega Nord

21 Luglio 2011

Di ciò che è successo al Senato, il Pd dovrebbe vergognarsi.
Alla Camera il provocatore (ormai la definizione è appropriata) Dario Franceschini dichiara che i deputati del Pd voteranno in modo che il loro voto risulterà di fatto palese, destando lo stupore dello stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini, il quale confessa di non conoscere questo metodo, e Franceschini nemmeno si degna di spiegarglielo. Pratica forse esoterica di chi in passato era solito impedire il dissenso.

Sta di fatto che, confermato il sì della Lega Nord all’arresto di Papa, aggiungendo i suoi voti a quelli dell’opposizione, la maggioranza si spacca e passa la linea esecrabile del giustizialismo ad ogni costo.

Solo che al Senato viene cantata un’altra canzone che ammalia qualche senatore della sinistra, il quale vota no all’arresto di Tedesco, e così la Camera manda in galera un parlamentare del Pdl e il Senato assolve un parlamentare del Pd.

I sospetti che si stia ripetendo lo scenario di Mani Pulite, ma questa volta all’interno della politica, sono molto forti.

Il Pd riesce a passarla liscia dimostrandosi un partito talmente ammanicato, forte e ben protetto da potersi permettere tutto e il contrario di tutto.

Non so che cosa ne pensi la sua base e se davvero possa accettare un comportamento così spavaldamente contraddittorio. Anzi, sporco e nero più della pece.

Si dice che i furbetti del cortile prima o poi vengano sempre scoperti con le dita nella marmellata. E questa volta il Pd è stato scoperto in flagranza di reato. L’assoluzione di Tedesco al Senato porta la firma inequivocabile del Pd, ela Finocchiaro, sempre così spavalda e moralizzatrice, dovrà spiegare agli italiani per quale ragione Antonio Tedesco non intende dimettersi, nonostante ufficialmente il suo partito lo abbia condannato.

Se Tedesco appartenesse al Pdl, partito garantista, la sua permanenza in carica sarebbe conforme non solo al partito bensì anche alla Costituzione, ma siccome appartiene ad una compagine giustizialista, il suo comportamento, se insistito, rappresenterebbe uno schiaffo alla dirigenza manettara del Pd. Vi ricordate la fretta con cui il Pd chiese ed ottenne le dimissioni di Marrazzo?

E la LegaNord? Anche la Lega Nord si è avviata sulla strada giustizialista, ed è grave poiché cozza frontalmente con il garantismo sempre conclamato del Pdl. Difficile ricomporre una frattura tra chi rispetta la norma costituzionale secondo la quale chiunque deve essere riconosciuto innocente fino al pronunciamento di una eventuale condanna definitiva, e chi la offende.

L’affronto dunque recato al Pdl è di quelli che lasciano il segno. Non si può viaggiare insieme se uno dei due alleati rispettala Costituzionee l’altro se ne frega, al modo in cui se ne frega l’opposizione.

Si dice che Maroni stia prendendo in mano le redini della Lega Nord, soppiantando Umberto Bossi.
Non capisco il perché del tradimento. Ossia perché Maroni si metta contro la linea garantista del Pdl, essendo ministro degli interni e sapendo bene che non si può arrestare un cittadino senza che sia stato riconosciuto colpevole con sentenza definitiva.

La carcerazione preventiva è prevista solo quando l’accusato è stato colto con le mani nel sacco, o quando, trattandosi di gravi reati, vi sia il pericolo di una replica di essi.

Ciò che non era affatto possibile (visti i mesi trascorsi – più di sei, mi pare – prima che si arrivasse alla richiesta di arresto di Papa).

Dunque il voto della Lega Nord ha ben altro significato di quello ristretto sul caso Papa, e saranno i giorni e le settimane prossimi a darci la risposta.

Ma ciò che appare ormai evidente è che i poteri forti stanno prevalendo su Berlusconi.
Non so che cosa possa fare per reagire a questo assedio forse peggiore dello storico assedio di Fort Alamo.

I suoi alleati lo tradiscono avvicinandosi   sempre di più al mondo infido delle alleanze di tipo orientale, piuttosto che a quelle a viso aperto e a prova di bomba tipico delle democrazie nordiche.

La Lega Nord dovrebbe cambiare, a questo punto, il suo nome, non più adatto a rappresentarla.
Del resto, ci ricordiamo tutti il tradimento del 1994, e questo di ieri gli assomiglia in fieri. Chi tradisce una volta, ha perso la faccia per sempre, e non ci mette nulla a tradire un’altra volta, e mille altre ancora.

Come può reagire Berlusconi?
Personalmente (e sono davvero rattristato) gli direi di lasciare che il Paese sguazzi nel suo marciume.
Non siamo capaci di crescere. E non ci sarà mai nessuno, visto che pure lui ha fallito, che potrà farlo.

Torni in parlamento, chieda la fiducia. Faccia in modo di non ottenerla e si vada alle elezioni. Le chiede Bersani, le chiede Di Pietro; dunque, non dovrebbe essere difficile ottenerle.
Le vincerà l’opposizione? Pazienza.
Ma sono sicuro che gli italiani, se non subito, presto lo rimpiangeranno.

Se invece Maroni fosse allettato dall’idea di aderire al governissimo, lo faccia pure, ma Alfano veda di restare fedele al cavaliere.La Leganon potrà che allearsi anche con il Pd e toccherà a Maroni farà i conti con i suoi elettori.

Se anche Alfano tradisse Berlusconi, il Cavaliere si dissoci anche da lui (sono sicuro che Cicchitto e ad altri gli rimarranno fedeli) e lasci quella parte del Pdl che aderisse al governassimo andare per la sua strada. E Berlusconi vada all’opposizione, rendendo palese che il premier scelto dagli italiani è stato relegato all’opposizione dai famigerati moti di Palazzo tipici della prima Repubblica.

Altri articoli
“La legge non è uguale per tutti” di Andrea Indini. Qui. Da cui estraggo:
“Per i due politici indagati sono state usate due pesi e due misure diverse. Mentre il Pdl si è dimostrato garantista con entrambi i parlamentari, a Palazzo Madama i numeri ci dicono che tutti i 34 suffragi necessari a negare i domiciliari provengono dalle fila della sinistra…”

“Irregolarità nella votazione su Papa”. Qui.

Come andò sul Lodo Mondadori. Qui. Da cui estraggo:

“Ma alla fine, dopo la firma del 29 aprile 1991, le parti erano soddisfatte?
Scherza? Lo certificano anche le foto scattate allora. Sorridevano tutti. De Benedetti e Berlusconi si abbracciarono, addirittura. Alla fine dell’accordo, per suggellare l’affettuosità dei rapporti, andammo a trovare l’Ingegnere a casa sua. Carlo era già in vestaglia, ma cortesemente si rivestì e andammo a brindare tutti insieme.

Nella trattativa si parlò mai della sentenza della Corte d’appello romana del 24 gennaio 1991, quella che nella diatriba sulla Mondadori aveva dato ragione a Berlusconi?
No.

GIUSEPPE CIARRAPICO Ma lei, all’epoca, aveva mai sentito voci o illazioni sul fatto che quella sentenza fosse stata «comprata »?
No. E difatti mi stupii molto quando lo lessi sui giornali. Ma qualcosa ancora non mi torna: perché dei tre giudici che parteciparono a quella sentenza, a quanto ho letto, soltanto uno (Vittorio Metta, ndr) sarebbe stato corrotto? Mentre gli altri due (Arnaldo Valente e Giovanni Paolini, ndr) non sono stati nemmeno indagati.

(…)

Insomma: l’accordo del 29 aprile 1991, secondo lei, non rappresentò affatto una sconfitta per la Cir?
Altro che sconfitta! Il giorno dopo l’Ingegnere parlò con qualche giornale della Finegil, la catena dei quotidiani locali che aveva appena incassato con l’accordo. Disse testualmente che aveva ottenuto «il beneficio economico di alcune decine di miliardi di plusvalenze ». Verissimo: gli erano stati dati. La sua Cir, a compensazione di quel che aveva preso dalla Fininvest, formalmente pagò 185 miliardi di lire; ma ottenne quei soldi attraverso l’acquisizione gratuita della Cartiera di Ascoli, che aveva in pancia liquidità e giacenze per oltre 170 miliardi. Fu una vittoria, insomma. E lo spiegò bene lo stesso Caracciolo…”

“Preside’, preferisca l’Italia al Palazzo” di Marcello Veneziani. Qui.

“Il piano diabolico di Maroni: far fuori Berlusconi”. Qui.

Chicche sul voto di ieri. Qui.

“Ci volevano le manette per svegliare il Colle sulle intercettazioni…” di Mario Giordano. Qui.

“Casini la banderuola: moralista all’occorrenza che non molla i privilegi” di Emanuela Fontana. Qui.

“‘Sì al Pdl no a Berlusconi’. Maroni sarà il nuovo Fini?” di Giuliano Zulin. Qui.

“Voleva essere arrestato e adesso non si dimette” di Nicola Imberti. Qui. Da cui estraggo:

“Nel frattempo, mentre Arturo Parisi attacca Nicola Latorre chiedendogli di spiegare perché non è riuscito a votare («un banale guasto tecnico ha impedito che il mio voto, e non solo il mio, fosse registrato elettronicamente » replica il vicepresidente dei senatori Pd), l’ex Ppi Lucio D’Ubaldo annuncia che lui, insieme ad altri 15 esponenti democratici, ha «votato no all’arresto ».”

“Tutti dentro. Anche nel Pd” di Mario Sechi. Qui.

Stracquadanio su Tremonti. Qui. Da cui estraggo:

“Su Tremonti, Stracquadanio continua: “La responsabilità principale del crollo del consenso è di Tremonti perché ha fatto una manovra che è il contrario del nostro programma. Tremonti è come Padoa Schioppa, come Visco: me lo dicono tutti gli imprenditori che incontro. Berlusconi lo sa ma è paralizzato perché pensa che sia vera la favola che Tremonti ci racconta, cioè che se casca lui crolla l’euro. E’ un delirio di onnipotenza infantile.” Il metodo Boffo per lui? “Tutte stronzate, se l’è detto da solo.” – conclude l’on. Giorgio Stracquadanio alla Zanzara di Radio 24.- “Noi non possiamo dire più che non metteremo le mani nelle tasche degli italiani, perché le tasche gliele abbiamo portate via del tutto”

“Maroni superstar alla festa del Pd” di Tommaso Labate. Qui.

“Questa sinistra ama i colpi di Stato” intervista di Fabrizio De Feo a Antonio Martino. Qui. Da cui estraggo:

“C’è chi dice che Monti potrebbe accettare soltanto di fronte a una «chiamata generale ».
«Non credo che nessun cittadino che abbia a cuore la democrazia possa accettare l’idea di un governo tecnico. Personalmente considero il governo Dini alla stregua di un colpo di Stato. Mi auguro non si ripetano certi trucchetti ».

(…)
Perché il centrosinistra mostra una irresistibile attrazione per i tecnocrati?
«È un fenomeno curioso. Una volta quelli che si mostravano scettici rispetto alla capacità degli elettori di produrre le scelte migliori sedevano a destra. A sinistra c’era chi come Togliatti addirittura si diceva contrario alla Corte Costituzionale temendone gli sconfinamenti. Ora invece è a sinistra che piace l’idea del colpo di Stato. Addirittura c’è chi come Asor Rosa arriva ad auspicarlo apertamente ».

(…)
Quale consiglio darebbe oggi a Berlusconi?
«Di porre fine a questa stagione in maniera eclatante. Di presentarsi in Parlamento con una grande e vera riforma legando l’esito di quel voto alla sua permanenza in politica, come fece De Gaulle »…

Una sorta di rischiatutto.
«Sì, una grande, ultima scommessa. E vedrete che se dovesse andare male, in molti lo rimpiangeranno. È facile parlare male di Berlusconi ma sostituirlo può essere ancora più difficile. Per tutti ».”

“Così si giocano Destri e Sinistri” di Mario Sechi. Qui.

Sul caso Tedesco. Qui.

“E’il 25 luglio dell’opposizione” di Francesco Damato. Qui.

Una testimonianza di Mughini su Montanelli. VI RACCONTO DI QUANDO MONTANELLI ERA SOLO «UN FASCISTA RIBUTTANTE »…” Qui.

“Tre appunti sul caso Tedesco” di Emanuele Macaluso. Qui.

“Marina Berlusconi contro Travaglio: «Pronta la prima di tante querele »”. Qui.

“Mondadori, la Cir riceve i 564,2 milioni di euro “Fininvest ci ha pagato”. Qui.

“Quel che Bersani non ha scritto” di Antonio Polito. Qui.

“Pier Luigi, il leader degli intrighi al Palazzo rosso” di Gabriele Villa. Qui.


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Bart