Il processo lungo22 Settembre 2011 Se si fosse in un paese serio non ce ne sarebbe bisogno. Avete sentito e letto che cosa ieri si è permesso di dire un parlamentare della Repubblica, quell’Antonio Di Pietro che, raccontano le cronache, qualche peccatuccio pure lui ce l’ha sulla coscienza. Ha dichiarato che se Berlusconi non si dimette, potrebbe scapparci il morto. Costui non solo è un parlamentare, ma pure un leader di partito, e si permette di trasmettere (ma non è la prima volta) messaggi pericolosi che potrebbero incoraggiare qualche mente esaltata a infierire fisicamente nientemeno che sul presidente del Consiglio, ossia sull’avversario politico, scelto in regolari elezioni dalla maggioranza dei cittadini, al quale si dovrebbe, proprio per questo, un minimo di rispetto. Evidentemente Di Pietro è assai digiuno di democrazia, e persone impreparate al dialogo politico come lui, ma anche come Bersani, e i cattocomunisti Franceschini e la ossessionata Bindi, e vi aggiungerei Li Gotti e Belisario, dovrebbero ritirarsi in cima ad una montagna per riflettere quanto la loro politica acida e vuota li abbia trasformati in veri e propri guastatori della democrazia. Chi ha cervello e rispetto dello Stato dovrebbe isolarli. Ieri scrivevo che la sinistra ha l’alzheimer, ma alcuni componenti della opposizione manifestano addirittura evidenti segni di follia. Discorsi del tipo di quelli fatti da Di Pietro, come la continua e irresponsabile richiesta di dimissioni del governo avanzata un giorno sì e un giorno no (ieri è stata la volta del mellifluo Sergio Romano), in un momento così delicato per noi e per l’Europa, fanno più danni di una ondata di speculazione finanziaria che fosse tutta concentrata sul nostro Paese. Sono danni che nessuno paga, ma il conto dovrebbe essere presentato dagli italiani all’opposizione alle prossime elezioni, la quale opposizione cinicamente è pronta a mandare il Paese allo sfascio pur di giocarsi la possibilità , remotissima peraltro, di riconquistare il potere. Quel potere che perse dopo aver dimostrato la sua assoluta inadeguatezza a guidare il Paese. Oggi, però, abbiamo di fronte anche un altro problema, grosso come una montagna. Esso, ancora una volta, è legato al cattivo e partigiano esercizio della giustizia. Abbiamo letto che a Milano la difesa di Berlusconi si è vista negare l’autorizzazione a presentare alcuni testimoni a favore del presidente del Consiglio. L’escussione dei testimoni, depennati senza alcun rispetto per il diritto di difesa dell’imputato, avrebbe rischiato di impedire, infatti, l’emissione di una sentenza (che appare già scritta, peraltro, e ovviamente è di condanna) per il sopraggiungere della prescrizione. Ora tutti sanno che il processo Mills cadrà inevitabilmente in prescrizione, poiché la Cassazionenon farà in tempo ad esaminare il sicuro ricorso di Berlusconi. Ma il motivo c’è ed ha prevalso sul buon senso e sulla correttezza giuridica: arrivare comunque ad una esplicita condanna di Berlusconi affinché essa possa avere un peso politico tale da pregiudicare la sua posizione di presidente del Consiglio. Ai magistrati che tutto ciò rechi un danno enorme all’immagine del Paese, interessa poco o nulla. E interessa poco o nulla che quella loro sentenza non abbia, in effetti, alcuna efficacia giuridica, prevalendo a breve la prescrizione. Dunque, sarà sfacciatamente una sentenza politica. Di parte. Essa rigetterà e calpesterà la ragion di Stato al solo scopo di colpire una singola e odiata persona. C’è anche un altro punto da evidenziare. Un punto di civiltà giuridica. L’accusato ha tutto il diritto di difendersi come meglio crede.  Se i giudici possono sospettare che la difesa voglia allungare i tempi del processo, parimenti la difesa può sospettare che una sentenza sia stata già scritta per ragioni che niente hanno a che vedere con la materia processuale. Dunque, o entrambi si rispettano o altrimenti ciascuno giochi liberamente le proprie carte sapendo che l’avversario è pronto a mescolare le sue. Pare che siamo in questa seconda ipotesi. E, se è così, allora i cittadini non possono che schierarsi da una parte sola, quella che, come la civiltà giuridica insegna, tuteli il  più debole, che è sempre l’imputato, al quale addirittura la Costituzione riconosce aprioristicamente la qualifica di innocente, fino a dimostrazione contraria. Perciò la difesa di Berlusconi ha tutte le ragioni per lamentarsi dell’ingiustizia patita nel momento in cui i testi a favore dell’imputato sono stati esclusi dal processo, e bene fa il governo a preparare una legge che eviti che questo episodio, che potrebbe riguardare spiacevolmente altri cittadini, possa ripetersi. Non si tratta quindi, come sbraita l’opposizione, di un progetto governativo teso ad allungare i tempi del processo, bensì di un progetto teso a dare al più debole la migliore difesa possibile. Letto 1173 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||