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Immunità speciale per Fini

15 Settembre 2010

La sospetta Franco Bechis in un suo articolo di stamani su Libero. Ricorda alcuni incontri inusuali avvenuti tra il presidente della Camera e Luca Palamara di Anm e fa intendere che il primo si sia in qualche modo reso garante nei confronti della magistratura. Come contropartita Fini sta godendo di un trattamento speciale sul noto caso Montecarlo ed altro che lo riguarda.

Nessun magistrato ad esempio si è interessato al caso Piscicelli, l’imprenditore che ha ottenuto lo sblocco di un pagamento grazie alla intercessione di Fini, o quanto meno della sua segretaria speciale Rita Marino. Eppure si tratta di un fatto gravissimo, poiché tutti i pagamenti (anche quelli a favore di altri imprenditori) erano stati bloccati.

Però la vicenda di Montecarlo è la più emblematica. Si sta andando a rilento, nonostante che i quotidiani il Giornale e Libero abbondino di nuove e interessanti testimonianze. Titola in seconda pagina il Giornale di oggi: “Gianfranco e il cognato sono i veri protagonisti. Ma i Pm non li sentono”.

Voi vi chiederete perché il sottoscritto si interessi tanto al caso Fini.
Perché Fini, dopo che ha irresponsabilmente dato un calcio alla governabilità di questo Paese, si è messo a dare lezioni di legalità, moralità e trasparenza a tutto il mondo. E si è visto che non ne ha il titolo. Come non ne aveva l’ex direttore di Avvenire Boffo, condannato per molestie telefoniche ad una donna.

Questo è il primo motivo, ma il secondo è ancora più importante. Mi sto convincendo che Fini ha mentito agli italiani, come fece Clinton con il suo Paese, e nonostante le prove che stanno emergendo a suo carico, continua a considerarsi estraneo alla vicenda.

Il Giornale stamani riporta la testimonianza dell’imprenditore Luciano Garzelli (il quale è pronto a rivelare altri particolari se chiamato dal giudice italiano), che dichiara di essere stato sempre in contatto con Elisabetta Tulliani per le opere di ristrutturazione da lui eseguite all’appartamento monegasco.

Ieri l’ex tesoriere Pontone ha fatto intendere al pm di aver ricevuto l’ordine di vendere, e di vendere a quel prezzo, da Gianfranco Fini. Intitola Libero in prima pagina: “Casa svenduta, ha deciso Fini”, e nell’articolo Roberta Catania riporta: “i magistrati chiedono al testimone se la decisione provenisse da una riunione dei dirigenti di Alleanza nazionale. Il senatore Francesco Pontone risponde senza tentennamenti: No. “Accusando”, di fatto, Gianfranco Fini.”

In un servizio televisivo, andato in onda ieri sera a Ballarò, si è capito definitivamente dagli esperti intervenuti, che per la splendida posizione, l’appartamento di Montecarlo non poteva essere venduto a quella risibile cifra di 300 mila euro.

Il 30 maggio 2008 nell’isola caraibica una misteriosa donna, accompagnata da una guardia del corpo, entrava nella sede dove lo stesso giorno sono state costituite le due società off-shore acquirenti dell’appartamento, la Printimes Ltd e la Timara Ltd.

Da tutto ciò, chiunque   può tentare una ricostruzione plausibile. Che, secondo me, è la seguente.
Giancarlo Tulliani ha bisogno di un appartamento a Montecarlo, dove intende svolgere la sua attività, ne parla con Fini, il quale si ricorda dell’appartamento monegasco finito nella disponibilità di An. Potrebbe essere quello l’appartamento per il cognato. Si potrebbe  pensare: Fini chiede a questo punto al suo partito di affittarlo a Giancarlo, e la faccenda è sistemata. E invece – si vede che l’appetito vien mangiando – a qualcuno viene l’idea di comprarselo l’appartamento e di affittarlo poi a Giancarlo, ovviamente ad un canone di favore. Tanto più che è in disuso e non interessa a nessun altro. Non so se l’idea sia stata di Elisabetta, di Giancarlo o dello stesso Fini. Ma, visto come sono andate le cose, a qualcuno dei tre l’idea è venuta.

E il prezzo? Mica si poteva acquistare ai prezzi monegaschi! Non sarebbe stato un affare. E allora ecco il colpo di genio. Si va a vedere quanto fu valutato l’immobile al momento della sua acquisizione, sicuri che, per pagare il minimo di tasse, sia stato valutato una sciocchezza; si aggiunge qualcosina in più e il prezzo è fatto.

Ma l’operazione non è ancora finita. Ora c’è da risolvere il problema di come nascondere il nome dell’acquirente. Perché desterebbe più di un sospetto il fatto che un appartamento di An sia stato venduto alla compagna di Fini ad un prezzo così basso e poi affittato al fratello di quest’ultima.

Così ecco la pensata delle due società off-shore.
Qualcuno va nell’isola caraibica e le costituisce. Si badi: viene scelto un paradiso fiscale messo all’indice dall’Ocse. Un paradiso fiscale, peraltro, in cui si sa che non è possibile avvalersi di alcuna rogatoria. Come è scritto in un libro del ministero degli Esteri redatto ai tempi in cui Fini era ministro di quel dicastero.

Vi torna tutto questo bailamme, ma tale solo in apparenza? Certo che torna!
Così come l’ho ricostruito io, lo hanno ricostruito gli italiani, ne sono certo, e soltanto qualche sprovveduto può pensarla diversamente.

Fini lo sa bene che della faccenda questa è l’idea che prevale. Cosa dovrebbe fare, allora, se fosse sbagliata?
Rispondere alle domande che l’opinione pubblica si è posta e che il Giornale riassume e propone da parecchie settimane.

Invece si affida ai tempi lunghi della magistratura, e si permette il lusso, come terza carica dello Stato, di giocare a nascondino sulla imbarazzante verità monegasca.
Perché lo fa?
Ci ha risposto stamani l’articolo convincente di Franco Bechis.
Naturalmente Napolitano non vede, non sente e non parla.

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Casa di Montecarlo ed altro. Qui.


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6 Comments

  1. Commento by Carlo Capone — 15 Settembre 2010 @ 23:45

    Bart, non per la polemica, tanto non ti convincerei mai, ma per farti notare a titolo informativo che all’epoca del lascito ad AN   un appartamento da sogno a Cannes, Costa Azzurra, di 100 mq, con  le rifiniture più belle di Provenza, aria condizionata calda o fresca, tinteggiature dai colori  tenui, maioliche  e parquet di pregio,  costava sui 200 Milioni di lire. E i francesi ti inseguivano fino a Ventimiglia offrendole a prezzi di realizzo  perchè ne avevano tanti sul gobbo.

    Ora se c’è una cosa su cui tutti  concordano è che quest’appartamento di Montecarlo era fatiscente. Magari anche più grande di quello che ho citato ma in condizioni tali da rendere perfettamente congruo il prezzo.

    Ti chiederai dove sostanzi simili valutazioni. Beh,   un caro amico  mi ha invitato a trascorrere pochi giorni  nel suo appartamento di Cannes, sulla Croiset. Come è ovvio che capiti mi ha  raccontato per quali circostanze, avendo un gruzzoletto da investire,  si decise all’acquisto di una casa che oggi vale 10 volte tanto. Ma ripeto, era una meraviglia di appartamento in edificio nuovo, non una sorta di spelonca.

     

    PS Naturalmente a Fini ho pensato solo ora. Figurati se quando sto in vacanza  mi lascio  lambire da questa  roba che chiamiamo politica italiana.

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 16 Settembre 2010 @ 00:24

    Il nipote della contessa ha dichiarato:

    “«Ma non era un rudere. C’era stata due mesi prima di morire. Tutt’al più avrà lasciato in disordine, sperando di tornarci per l’estate, non immaginava che sarebbe morta ».” (qui)

    Poi ricordati che Montecarlo è assai più ambito di Cannes. E’ un principato esclusivo e dove, se non è cambiato qualcosa, non si pagano le tasse.

    Anche martedì a Ballarò, nel servizio apposito, non si prendeva nemmeno in considerazione l’ipotesi che quell’appartamento potesse trovarsi nel 2008 in una tale condizione da poter valere solo 300 mila euro.

  3. Commento by Carlo Capone — 16 Settembre 2010 @ 18:42

    Da Bruno vespa a Prata a Porta è stato ribadito che era fatiscente.

  4. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 16 Settembre 2010 @ 21:54

    Per farti un esempio. Se non ricordo male la valutazione dell’immobile, pur fatiscente come sostiene Fini,  fu nel 1999 (quando fu ereditato) di 450 milioni (230 mila euro circa), rispetto ai 200 milioni del tuo esempio di Cannes.

    Pur fatiscente, valeva già più del doppio di quello di Cannes. La vendita avviene nel 2008. Sono passati 9 anni. Ti pare possibile che il valore di mercato di quell’appartamento, sia pure fatiscente, sia cresciuto di soli 70 mila euro in 9 anni?

    Le cifre a Montecarlo per un immobile sia pure fatiscente nel 2008 erano già stellari.

    Hai letto la mia ricostruzione sulla base dei risultati finora raggiunti dall’indagine?
    Ti sembra campata in aria l’ipotesi che sia Elisabetta Tulliani la proprietaria dell’immobile?

    Se pensi di sì,  tutti i tasselli dovrebbero andarti a posto.

    La valutazione nel 1999 è tenuta bassa per ragioni fiscali (io credo al nipote quando sostiene che non era fatiscente). Tulliani nel 2008 ha bisogno di piazzarsi a Montecarlo. C’è l’appartamento di An, e Elisabetta e Fini pensano di acquistarlo facendo un affare. Lo acquistano a poco più del valore del 1999 e lo affittano a Giancarlo.

    Non fa una grinza.

    Ma Fini mente dicendo che non ne sa nulla. E’ questa la colpa maggiore ai miei occhi.
    Perché non si mette a disposizione della stampa?

  5. Commento by Carlo Capone — 17 Settembre 2010 @ 01:52

    Quando affermo una cosa sono abituato a supportarla con delle prove concrete, specie se ho potuto  valutarle da vicino, e perciò posso dire che in tutta questa vicenda prove provate non ce  n’è manco una, a fronte di ricostruzioni senza supporto e di testimoni che  parlano e poi smentiscono. Se viene qualcuno e mi dimostra che l’azionista di maggioranza  della società off -shore che ha acquistato la residenza di Monaco era l’onorevole Fini, sono pronto a fare a ammenda e auspicarne  le dimissioni. Ma voglio vedere le carte. Come il villano.

    Ma se al contrario  dobbiamo condannare una persona  sulla base di deduzioni,  anche ben congegnate, allora cosa mi vieta di considerare il Presidente Del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana una persona che ha fatto affari con la mafia anzi prendendosi  come stalliere un capomandamento, visto che sull’argomento sono stati versati più ettolitri di inchiostro che petrolio dalla falla in Texas? evidentemente nessuno, ma non lo faccio, perché sino a prova contraria, che finora non c’è stata, per me il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana  è innocente, e quindi lo giudico soltanto  sulla scorta dei provvedimenti  in campo legislativo, economico e di sicurezza collettiva e personale presi o meno dal suo Governo.

     

    Mi auguro perciò che Feltri e Belpietro arrivino a una conclusione univoca e probante, come avvenne per i due colleghi del  Watergate. In tal caso  dovrebbero dargli il Pulitzer.

  6. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 17 Settembre 2010 @ 09:24

    Vedi, Carlo, è il silenzio di Fini che accresce i sospetti che quanto ricostruito dai giornali sia vero.
    Oggi puoi leggere altre novità qui  e qui.

    Fini nelle due dichiarazioni rilasciate non ha risposto esaurientemente lasciando lacune che perfino giornali amici come il Corsera e la Repubblica hanno riconosciuto.
    Come fece Scajola, implicato in un caso di minor peso, dovrebbe anch’egli dissipare i dubbi presentandosi a rispondere davanti ai giornalisti.
    Sulla terza carica dello Stato non possono permanere per troppo tempo sospetti così pesanti.

    Non trovi curioso che Fini, che ha preteso le dimissioni per esempio di Scajola, non chiarisca la sua posizione?

    Fini ha tutto l’agio di chiarire, ma non lo fa. In questi casi, ci vuol poco a dedurne che ha qualcosa da nascondere e di cui teme.

    Le  responsabilità che gli addebito sono perciò, non che sia colpevole in senso giudiziario (lo appurerà la magistratura), ma che ci nasconda la verità, e che abbia mentito agli italiani. Dicendo la verità, peraltro,  aiuterebbe anche la giustizia, impantanata nelle rogatorie.

    Per quanto riguarda la proprietà della casa, le inchieste non l’attribuiscono a Fini, bensì alla sua compagna. Fra l’altro il sistema consente anche di sbarazzarsi in modo semplice delle azioni al portatore (in tutto mille dollari) consegnandole ad altri.

    Come vedi il congegno è stato abilmente costruito, e Fini, che non può non sapere ciò che è accaduto in famiglia, ostacola la ricerca della verità. Ripeto: colpa gravissima per chi ricopre la terza carica dello Stato e va facendo lezioni di moralità, legalità e trasparenza.

    Concludendo: Fini si sottoponga alle domande dei giornalisti e dica tutto ciò che sa.

    Ritieni che sia chiedere troppo?

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