La Finocchiaro nel 2006 era d’accordo sulla prescrizione breve. Ecco qui il disegno di legge del 26 luglio 2006, n. 87816 Novembre 2009 Grazie alla cortesia di un lettore, ho sottomano il disegno di legge del 26 luglio 2006, n. 878 presentato dalla senatrice Anna Finocchiaro e da altri membri del Pd, tra cui Brutti e Casson. Cliccando sul link i lettori potranno prenderne visione diretta. L’articolo 1 abroga la legge precedente, ossia la legge 5 dicembre 2005, n. 251. L’articolo 4 è quello, invece, che fa al caso nostro, poiché stabilisce i nuovi tempi per la prescrizione del procedimento (la cosiddetta prescrizizone breve), ossia quei tempi che la senatrice ed ex pubblico ministero Finocchiaro contesta al disegno presentato dal Pdl al Senato in questi giorni. Guadiamo che cosa chiedeva quel 26 luglio 2006 la senatrice, insieme con gli altri del Pd (il grassetto è mio): «Art. 346-bis. – (Prescrizione del procedimento). – 1. Il giudice dichiara non doversi procedere per prescrizione del procedimento quando, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 346-ter: 2. I termini di cui al comma 1 possono essere aumentati sino a sei mesi. Tale ulteriore termine viene imputato a quello della fase precedente, ove non sia stato completamente utilizzato, ovvero a quello della fase successiva, che viene ridotto per la durata corrispondente. 3. Nel caso in cui sia necessaria una rogatoria internazionale, il termine di fase è aumentato del tempo necessario al suo espletamento. Gli articoli successivi del disegno di legge Finocchiaro attengono: –  alle cause di sospensione (346 ter), Poiché il disegno di legge, se approvato, avrebbe avuto efficacia per i nuovi procedimenti, un apposito articolo, l’art. 6, composto di un solo comma, prescrive che: 1. Nei procedimenti in corso all’entrata in vigore della presente legge continuano ad applicarsi le disposizioni previgenti, se più favorevoli all’imputato. Letto il disegno di legge del 2006, tiriamo ora le somme con riguardo alle critiche avanzate dall’opposizione, ed in specie dalla Finocchiaro, che ha sbattuto platealmente contro il muro il fascicolo contenente il disegno di legge presentato in questi giorni dal Pdl. La prima domanda è: Perché lo ha sbattuto contro il muro, se esso, per quanto concerne la prescrizione breve, è in tutto identico, come il lettore può vedere, a quello del Pdl? a) dal momento in cui è pervenuta all’autorità giudiziaria una notizia di reato sono decorsi più di due anni senza che sia stato emesso il provvedimento con cui il pubblico ministero esercita l’azione penale. Quindi due anni anche per le indagini preliminari. La seconda domanda: La Finocchiaro si era dimenticata di questo disegno di legge, fino al momento in cui qualcuno gliel’ha sbattuto, non sul muro, ma in faccia? La terza domanda: Perché nel 2006 quel disegno di legge poteva andar bene ed oggi invece no? Eppure nel 2006 Berlusconi era in politica, anzi era all’opposizione (il governo Prodi si era insediato qualche settimana prima del 26 luglio, ossia il 17 maggio 2006), e i processi a carico di Berlusconi erano già noti. La quarta domanda: Non pare alla senatrice Finocchiaro (e ai cittadini di destra e di sinistra)  che questo repentino cambiamento  sia quanto meno sospetto? La quinta domanda: Non pare alla senatrice Finocchiaro (e ai cittadini di destra e di sinistra) che un tale repentino cambiamento non abbia alcuna giustificazione se non quella di volersi associare al disegno di far cadere Berlusconi attraverso la via giudiziaria?, ormai divenuta sospetta e compromessa perfino agli occhi dei bambini delle scuole elementari, per colpa di alcuni magistrati politicizzati. La sesta domanda: Che cosa è cambiato nel Pd, se questa doppiezza ricorda quella del vecchio Pci? Finite le domande, non resta che concludere che la politica italiana è davvero  ributtante e poco credibile se molti nostri politici perdono perfino la faccia, rinnegando i propri convincimenti al solo fine di perseguitare un uomo. Questo comportamento tenuto dalla Finocchiaro, non obiettivo ma falsato da un antiberlusconismo inquietante, fa pensare che non sarà mai possibile riformare lo Stato (e la magistratura) con il consenso ampio anche dell’opposizione. Come si è visto in tutti questi anni, le riforme, se si aspettasse di giungere ad un’intesa con l’opposizione, sarebbero destinate a rimanere ferme chi sa per quanti anni ancora sul tavolo delle trattative. Non ha ragione  Fini (che è perfino stato adottato da Il Fatto Quotidiano, con quell’articolo di Antonio Padellaro, riportato in nota al post “Fini ancora ambiguo”) ma ha ragione Schifani, quando dice che per le riforme si è perso troppo tempo.  La governabilità va avanti a tutto. Delle riforme c’è urgenza nel Paese, praticamente immobilizzato e nel caos istituzionale; e visto che l’opposizione fa di tutto per allungarne i tempi di realizzazione, le si faccia con la seconda ipotesi prevista dalla Costituzione, ossia l’approvazione a maggioranza e poi il referendum. Si deve tutti capire che non è  questione di maggioranza o di opposizione, dei rapporti tra  Berlusconi e Fini, di quelli tra Bersani e Berlusconi, tra Berlusconi e la magistratura, bensì è questione di assolvere al dovere di riassestare la nostra Costituzione in modo che gli italiani non debbano più vivere i paradossi e le incongruenze vergognose di questi ultimi anni. “Ora basta”, lo dobbiamo dire noi italiani, ma non al modo che suggerisce Padellaro quando invoca l’aiuto di Fini, ma nel significato che ci sono state promesse le riforme dello Stato e noi cittadini quelle riforme le vogliamo, disposti a verificarle con il referendum. Non è democrazia anche questa?  La volontà del  popolo fa schifo a qualcuno?  Non c’è solo il parlamento in Italia ma, guarda un po’ e con dispiacere di qualcuno,  ci sono anche gli italiani. Va notato che entrambi i disegni di legge non accennano a distinzioni (come invece fa il disegno di legge del Pdl) riguardo alla prescrizione, accomunando così in uno stesso trattamento reati gravi e reati minori. Due disegni di legge identici furono presentati, dunque, dal Pd sia quando al governo c’era Berlusconi (quello n. 2699, del 2004) sia quando al governo c’era Prodi (quello n. 878, del 2006). Letto 1870 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Giocatore d'Azzardo — 17 Novembre 2009 @ 12:18
Bartolomeo, sai cosa mi meraviglia dell’elettorato di sinistra? Che continui, senza porsi domande, a votare politici più a destra della destra, senza rendersene conto. Gli esempi non mancano e, senza andarsi ad infilare nel dedalo delle privatizzazioni (io li chiamo regali!) dei vecchi governi Amato/Prodi/D’Alema, basta andare a vedere cosa stavano combinando Prodi e Fioroni con la loro riforma della scuola.
Ora tutti protestano (meno per la verità ), ma all’epoca, il duo lescano stava progettando di lasciare a casa 100.000 persone (almeno 20.000 in più della legge Gelmini/Tremonti) e senza che nessuno, dei loro elettori, avesse nulla da ridire.
Il disegno fu rimandato per le pressioni “sotterranee” che consigliarono di attendere periodi migliori.
Ora, io QUESTA sinistra non la voterò mai (alla copia preferisco l’originale), epperò continuo a non capire come possano, gli elettori di questa sinistra, continuare a tollerare una dirigenza come quella che si ritrovano e, cosa ben più grave, continuare a spacciarli come politici di “sinistra”. E’ un falso storico!
Blackjack.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 17 Novembre 2009 @ 12:38
Blackjack, la mia paura è che le riforme istituzionali (magistratura compresa) non si faranno e noi torneremo ai pasticci della prima Repubblica. Confidavo che in questa legislatura ci si riuscisse. Invece, probabilmente Berlusconi (assediato anche dai familiari), starà pensando Muoia Sansone con tutti i filistei. Chiederà agli elettori che diano il consenso soprattutto al suo schieramento (il Pdl sarà defunto)  e lascerà che Fini e tutti gli altri vadano per la loro strada.
Solo se gli elettori dessero la maggioranza al suo nuovo schieramento (che potrebbe anche chiamarsi di nuovo Forza Italia), noi potremmo avere le riforme (ovviamente riforme obiettive, che debbono valere per tutti e per il futuro).