Leggete come Il Fatto Quotidiano chiede la grazia di Vallanzasca2 Gennaio 2010 Confesso di essere rimasto stupito. Non della domanda di grazia per Renato Vallanzasca, il bandito che, se non ricordo male, veniva soprannominato, non solo “il bel René”, ma pure “faccia d’angelo”; piuttosto per le ragioni che sono state portate a sostegno della medesima (qui). La domanda è indirizzata al capo dello Stato e la firma è di Bio, che, vedo, sta per Massimo Fini. Quindi, una specie di macchietta saporosa, da avanspettacolo, con tanto di cotillon e champagne, da tenere allegro il pubblico in sala. Altrimenti come si spiegherebbero parole ridicole come queste: “Il Vallanzasca è stato condannato a due ergastoli e ad altri 90 anni di reclusione per una serie di furti, di rapine, di sequestri di persona e anche di omicidi di agenti di polizia consumati però sempre a viso aperto in scontri a fuoco, potendo egli stesso essere ucciso, e non in vili agguati sotto casa mandando magari altri a fare il lavoro sporco e pericoloso. Il bel René, faccia d’angelo, è un assassino, dunque, da prendersi a modello, perché i poliziotti se li è ammazzati da solo, e in più a viso aperto, mostrando dignità e coraggio, potendo anch’egli finire ucciso nel conflitto a fuoco. Ma non è finita: “Come Le dicevo, signor Presidente, il Vallanzasca ha una sua etica, sia pur malavitosa. La ragazza Trapani la trattò con garbo e quando le gazzette cominciarono a insinuare che fra lui e la giovane c’era una love story replicò seccamente: «Sono tutte balle inventate dai giornalisti ». Si ricordi, dunque, signor Presidente, che “il bandito della Comasina” merita la grazia  non solo  perché è stato un gentiluomo con le signore,  ma anche perché rifiutò con sdegno di entrare nel mercato della droga. Un esempio, perciò, da imitare. Se i giovani di oggi dovessero decidere di non stuprare, di non sequestrare, di non spacciare droga, è a Renato Vallanzasca che si dovrà tutto questo. Un vero educatore. Poi, si arriva alla giustificazione morale: “Renato Vallanzasca è in galera da più di trent’anni. Ha peccato molto, è vero, ma mi pare di poter dire che ha espiato anche molto, dimostrando oltretutto, a differenza di altri, di riconoscere la potestà dello Stato e il suo diritto a giudicarlo e punirlo. È un bandito d’altri tempi, di stampo ottocentesco, quando la malavita aveva regole, dignità e codici d’onore ed era lo specchio rovesciato e malato di una società liberale dove regole e dignità e onore avevano il primo posto.” Il bel René, caro Presidente, ha fatto quel che ha fatto perché è un bandito che ha un suo codice d’onore,  un codice d’onore  che ha le sue radici nientemeno che nel banditismo ottocentesco. Dunque,  rappresenta un pezzo della nostra Storia. Guai a lasciare uno che rappresenta la nostra Storia in una squallida prigione! Che diranno di noi i posteri? E ora la chiusa finale, un capolavoro: “E non c’è criminale più spregevole di quello che delinque sotto il manto della rispettabilità e proteggendosi con essa. Non c’è immoralità più grande di quella di chi pretende rispettabilità sapendo di non meritarla. Ce ne fossero di Vallanzasca, signor Presidente! Lui non si limitava a rubare, come fanno oggi tanti finti onesti, ma perfino uccideva. E non si vergognava di nulla. Anzi, lo faceva con orgoglio, a viso aperto. E soprattutto, non dimentichiamolo,  basterà fare tutto questo  a viso scoperto. Ora però ditemi che questa domanda di grazia è uno scherzo. Ditemi che chi l’ha scritta, pur volendo fare dell’ironia contro il presente, marcio ed inquinato, non crede una sola parola di ciò che ha scritto su Renato Vallanzasca. Perché articoli come questo, fanno più male del calcio di un cavallo. Letto 1706 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Ambra Biagioni — 2 Gennaio 2010 @ 12:46
Poi ci domandiamo perché i fiumi tracimano e le malattie imperversano…
Commento by Ambra Biagioni — 2 Gennaio 2010 @ 13:23
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