LETTERATURA: Eduardo Savarese: “Non passare per il sangue” – ed. E/O17 Aprile 2013 di Stefania Nardini E’ la storia di un fiore. Perché la bellezza dell’amore può anche essere un fiore, un semplice fiore. E lei è Agar, di origine greca, che non pronuncia le doppie, donna di una generazione speciale, che ha conosciuto la guerra, che ha chiuso in uno scrigno ideale le sue verità assolute. che viene da Roma con una valigia dove c’è tutto ciò che ha lasciato Marcello, unico nipote di nonna yayà come l’aveva ribattezzata. Marcello non c’è più, è andato a crepare in Afghanistan. Per Luca aprire quella vali- gia significa dire la verità. E quella verità vuole dirla ad Agar, vuole dirlo a lei che Mar- cello era il suo compagno, che il loro era un grande amore, e che erano una coppia. Una storia che diventa viaggio nella memoria, quella di una donna del Novecento provata dalla vita e prigioniera di un labirinto dove l’omissione troppe volte è rinuncia alla felicità, troppe volte è la difficile accettazione della realtà. “Non passare per il sangue” di Eduardo Savarese ( ed. E/O collezione Sabot / age) è un romanzo che andrebbe prescritto come una medicina. Perché va al cuore del problema sciogliendo quel nodo in cui si aggrovi- gliano pregiudizi e intolleranze. Raccontare a nonna yayà che suo nipote era un omosessuale non sarà facile per Luca. Ma questa scelta coraggiosa alla fine pagherà. Savarese ci narra che l’amore non è solo parola condita di miele, non è solo corpo. E’ qualcosa di più che diventa corpo. Che diventa gesto. Che diventa un fiore da cogliere in una terra brulla. E la vecchia Agar, che non si risparmia in giudizi spietati, riceverà una lezione proprio dal suo raccontarsi, dal suo modo di stare al mondo. Marcello e Luca erano una coppia: “è contro natura!” tuonerà con occhi scintillanti come saette. Poi tutto andrà da sé, come i sentieri della sua isola greca, Creta, che ripercorrerà con Luca tra salite ripide e dolci discese dove guardando il mare ne coglierà l’antica saggezza, quella che ha ispirato antiche civiltà, quella che significa rispetto. Quella che nella felicità ripone ogni speranza.
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