LETTERATURA: FAVOLE: SCRITTORI LUCCHESI: Giuliana Ricci: “Mondi incantati”
2 Aprile 2020
di Bartolomeo Di Monaco
La fantasia trova il suo habitat naturale nelle fiabe e nelle leggende, dove si sbizzarrisce in assoluta e completa libertà. Tutto è ammesso, tutto è possibile, perfino che parlino le montagne, i fiumi, le piante.
Non tutti, anche tra i grandi narratori, sono in grado di scriverne. La mano deve essere leggera e la fantasia avvezza a superare i confini della ragione. Difficile che un pedante, un pignolo possa avere ricevuto dalla natura questo dono.
Giuliana Ricci ce l’ha e non solo, ha anche ricevuto, in sovrappiù, la capacità di disegnare, e dunque di entrare anche visivamente dentro le sue parole e condurvici il lettore.
Ho già letto e scritto di lei a proposito de “Le streghe di Soraggio e altri eretici”, uscito nel 2019 con Tra le righe libri, una accurata ricerca di una vicenda terribile di streghe che coinvolse il paese garfagnino di Soraggio, in Lucchesia, una prova che l’autrice ha superato brillantemente dimostrando la severità e la serietà del suo impegno. Qui, però, siamo in un campo totalmente diverso, anzi direi opposto e ci interessa esaminare l’attitudine di questa giovane autrice a calarsi nei panni di una narratrice di fiabe. Sui disegni il giudizio si può esprimere immediatamente, scorrendo le pagine del libriccino. Hanno linee morbide e accattivanti nonché il tratto di una disegnatrice dotata di fantasia.
Ora leggiamo il testo, composto di tre fiabe.
La prima s’intitola “La valle dei desideri”. È la valle in cui ogni animale può chiedere come vuole essere nel corpo, se forte, slanciato, elegante, il colore degli occhi, il colore del manto ed altro ancora. All’appello mancano l’asino, la scimmia e la cicala. Sono in cammino ma si stanno bisticciando e gli altri animali sono stufi di restare lì ad attenderli: “’È meglio che restiamo per sapere quali desideri hanno intenzione di chiedere. È bene che ognuno di noi conosca le caratteristiche degli altri. Ma se non arriveranno in breve tempo, andrò a spaventarli con uno dei miei ruggiti e li farò smettere di litigare in un sol colpo’ promise il leone.”. Per esaudire i loro desideri in quella valle hanno a disposizione dei fiori dorati molto speciali. Ne lasciano solo tre per i ritardatari, ma è che non è, qualcuno ha ancora da chiedere ulteriori doni per se stesso e senza farsi troppi scrupoli va mangiare un altro fiore; lo fa la volpe, lo fa il leone e così resta un fiore soltanto. Ma anche il cavallo vuole una coda e una criniera ancora più belle, ed ecco perciò che i fiori portentosi finiscono. A stare a bisticciare e a farsi attendere da qualcuno, ecco a cosa si va incontro. È sempre meglio non oziare, non perdere tempo e soprattutto non perderlo per fare una cosa inutile: litigare. Quando i tre finalmente si ricordano che devono far presto perché i fiori potrebbero non bastare per tutti, è troppo tardi e li attenderà una cattiva sorpresa.
La seconda ha il titolo “Nerino”. Si tratta di un topo che si è messo in testa di volare. Non vi dico quante ne ha provate, con il rischio perfino della vita! Finché decide di rivolgersi alla fata dei desideri, “una creatura bellissima e misteriosa”, “con capelli d’argento e grandi ali.”, che vive in un castello: “Secondo la leggenda, il castello sorgeva dietro le colline, nel mezzo di un parco antico e circondato da un bosco enorme. In molti lo avevano cercato e di quei molti, che avessero avuto fortuna o meno, nessuno era tornato.”. Naturalmente il castello è lontano e il suo percorso è irto di ostacoli e di pericoli, ecco perché nessuno ha più fatto ritorno. Deve essere caduto preda di qualche malandrino. E dev’essere stato proprio così, poiché succede anche al topo, il quale indovinate chi incontra? Un gatto! Sì, proprio lui, il suo più acerrimo nemico come abbiamo imparato a conoscere nella celebre serie di Tom e Jerry, i personaggi creati nel 1940 dalla fantasia di William Hanna e Joseph Barbera. Qui, però, il gatto è più furbo di Jerry e riesce ad intrappolare Tom, che si vede perduto. Ma sarà la fata dei desideri a sbrogliare la matassa e a liberarlo.
E per quanto riguarda il suo desiderio? Potrà volare, la fata lo accontenta, ma non sarà più un topo, bensì un… Ora dovreste essere voi ad indovinare, non è difficile, pensateci un po’. E se non vi riuscirà, non perdete la testa. Avete il libro a disposizione…
La terza fiaba ha un bel titolo, “La gemma della luna”. Che sarà mai?
Questo l’inizio: “Si racconta che, tanto tempo fa, la luna fosse prigioniera della notte e passasse ore infelici nel buio del cielo. Non aveva nemmeno la compagnia delle stelle.”. Doveva essere davvero un brutto cielo, a differenza di quello magnifico che possiamo osservare oggi dalla terra, soprattutto in estate, quando ogni astro è in pieno rigoglio, insuperbito dalla chiarità della notte. La luna piangeva dal dispiacere e il sole, impietosito, asciugava le sue lacrime cadute sulla terra. Ma un giorno una di esse “si trasformò in una bellissima gemma.” Si riseppe e tutti si misero a cercarla. Il mistero sarà sciolto da un carrettiere di nome Felice, come il suo bel carattere, al quale si ruppe una ruota del carro e, siccome non c’erano ancora nel cielo né luna né stelle, non sapeva come rimediare. Così scioglie il suo asino di nome Spino, a causa del suo manto spinoso, e insieme vanno a cercare aiuto. A Felice sembra di scorgere un gruppo di case, ma quando le raggiunge si accorge che in realtà è una casa sola. Entrano, accendono un fuoco e vi passano la notte. Vi succedono cose strane. In una radura hanno visto una statua di marmo bianca. Ritrae una bellissima ragazza che tiene nelle mani una preziosa gemma. La trascinano in casa a fatica. Conosceranno il padrone della casa e la natura di quella statua, entrambi vittime di un incantesimo. Non vi dico di più, vi basti sapere che fu quella statua, quando non era statua, a trovare e raccogliere la lacrima della luna diventata una gemma splendida. E sarà la ragazza ad esaudire il desiderio della luna che da quel momento divenne luminosa e ebbe intorno a sé tante stelle lucenti.
La fantasia dell’autrice si è sbizzarrita con una passione e un divertimento che traspaiono non solo dalla limpida ed esatta scrittura, ma dai disegni che attraggono il lettore per i bei colori e la dolcezza dei personaggi ritratti.
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