LETTERATURA: Gli italiani visti da Luigi Barzini jr28 Gennaio 2020 di Bartolomeo Di Monaco I Barzini padre e figlio (entrambi di nome Luigi) furono grandi giornalisti e scrittori dalla penna limpida ed esemplare, di quelli, ossia, che non si possono lasciare nell’armadio polveroso dei dimenticati. “L’uomo moderno è il risultato di ciò che Cristianesimo e Umanesimo hanno abbozzato, e al trionfo del Cristianesimo e dell’Umanesimo ha contribuito decisamente, anche se in modo dissimile, il nostro genio. Al viaggiatore più distratto non sfugge l’onnipresenza dell’Italia in gran parte del mondo: in tutta Europa egli non può sottrarsi alla vista di chiese, palazzi, e monumenti modellati su disegni nostri. Architetti italiani hanno disegnato e costruito edifici e mura del Cremlino e il Palazzo d’inverno a Leningrado, artisti italiani hanno abbellito il Campidoglio di Washington. Non si può negare che quegli eminenti italiani abbiano reso grande l’Italia, una Italia, almeno, la nazione spirituale, la terra della cultura, dell’arte, delle idee, della quale soltanto i figli migliori possono in verità essere considerati cittadini, insieme agli illustri stranieri che, in ogni secolo, vi si sentirono moralmente a casa loro. (Essere italiani, in tal senso, non è la conseguenza di una coincidenza geografica ma piuttosto una scelta, una vocazione, un grado di maturità dello spirito.) Come è noto, tuttavia, quegli stessi eminenti personaggi non riuscirono a rendere grande e fortunata un’altra Italia, il concreto paese degli almanacchi, della geografia e della storia. In effetti si potrebbe asserire che molti di quei giganti dell’intelletto e della virtus abbiano esercitato una fiacca influenza, o non ne abbiano esercitato affatto, sui loro conterranei Non è, si badi, che gli italiani non amino e non ammirino molti dei loro personaggi illustri. Ne vanno matti. Li scelgono, però, a modo loro. Hanno sempre apprezzato ingegnosi e scintillanti letterati, capaci di stupirli, commuoverli e distrarli; hanno delirato per ballerini, cantanti, attori, musicisti, architetti, drammaturghi insigni, purché fossero ingegnosi e appassionanti; hanno adorato santi generosi di miracoli; hanno rispettato e onorato anche scienziati, filosofi, storici, purché non tentassero di diffondere idee sconvolgenti. Hanno, altresì, seguito e applaudito principi, condottieri, dittatori, per taluni dei quali sono anche morti volentieri, pur gioiendo sempre della loro rovina. Tuttavia si può affermare che una buona parte dei nostri grandi, forse la maggioranza, ha avuto vita grama da noi. La cosa non è insolita, si dirà: nessuno è profeta in patria. Anche altrove, è necessario ammettere, vi sono esempi numerosi di eminenti personaggi che furono perseguitati dai loro connazionali. Tuttavia vi è una differenza, una differenza significativa. In altri paesi civili dell’Occidente i giovani che sentono lievitare nell’animo un’ansia di grandezza trovano, senza molte difficoltà, la strada aperta. I vecchi li aiutano. I coetanei li incoraggiano. There is always room at the top, dice un proverbio inglese, «c’è sempre posto in alto ». Quasi tutti questi giovani ambiziosi contribuiscono al benessere, alla cultura, alla potenza, alla grandezza civile della loro patria. Alcuni di essi diventano eroi nazionali e monumenti di bronzo. Da noi, in tutti i tempi, tali giovani devono nascondere la loro vocazione se vogliono campare. A pochi è permesso diventare grandi in vita. A molti, tutt’al più, è concesso diventare famosi, il che è tutt’altra cosa. Quelli che non si possono sottrarre al loro destino, di spingere con l’esempio e col pensiero i connazionali verso la grandezza civile e morale, lo fanno a loro rischio. Niccolò Machiavelli fu tenuto lontano dagli affari importanti, imprigionato e torturato; Giovambattista Vico visse in miseria; Galileo Galilei fu processato per la sua ostinazione scientifica; Garibaldi fini sorvegliato dalla polizia. Cercarono pace lontano dalla patria Dante Alighieri, Giuseppe Mazzini, Ugo Foscolo, Enrico Fermi, Toscanini, Salvemini, e infiniti altri. Ve ne furono, come Tommaso Campanella e Pietro Gian- none, che trascorsero in carcere gran parte della vita; altri furono bruciati sul rogo come Giordano Bruno e Savonarola, impiccati come i patrioti della Repubblica partenopea, scannati come Pisacane, trucidati dalla folla come Cola di Rienzo.”. Letto 495 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||