LETTERATURA: I MAESTRI: Cronache anticipate: Il narratore elettronico31 Dicembre 2011 di Ercole Patti Fra i tanti tipi di cervelli elettronici destinati a sostitui re con vantaggio il cervello umano uno di quelli che riu scì con maggiore facilità e buona resa fu quello costrui to per scrivere racconti ro manzi e articoli critici. I pri mi esperimenti eseguiti nel 1976 dettero risultati ancora un po’ schematici; la macchi na concepiva serie di periodi brevi nei quali si poteva ri conoscere qualche modesta immagine ancora allo stato grezzo; certi paragoni di og getti e persone ad altre cose apparivano un poco stirac chiati e spesso del tutto arbi trari. Perfezionando i congegni e arricchendoli dopo qualche an no la macchina fu in grado di stendere raccontini e brevi elzeviri che però non arriva vano a superare la colonnina di giornale ma che tuttavia contenevano un accenno di intreccio. A dire il vero anzi questi tentativi di intreccio risultavano alquanto meccani ci e scipiti e ciò si doveva alla eccessiva preoccupazione dei costruttori di predisporre i meccanismi in modo che gli scritti letterari dei robot aves sero una trama. La macchina mostrava scarsa fantasia e spesso monotonamente ripete va concetti e immagini simili fra di loro. Si pensò di ar ricchire certe cellule e metter ne di nuove rendendo il meccanismo capace di captare sensazioni più varie e sottili; si registrò infatti un netto mi glioramento nella qualità dei pezzi soprattutto negli scritti di critica letteraria. * Già nel marzo del 1980 la macchina ricevendo nell’appo sito alloggiamento un volumet to era in grado di leggerlo in pochi secondi e quindi di rias sumerne il contenuto espri mendo anche un succinto giu dizio critico. Sulle prime que sti giudizi critici erano debolucci ma bastò potenziare il congegno caricandolo di nomi e titoli perché il cervello elet tronico riuscisse a recensire li bri azzardando anche raffron ti e paralleli con altri scrittori. Le possibilità critiche del cervello elettronico furono le prime a venir fuori perché la macchina mostrò subito molta disposizione a quel genere letterario. Una delle difficoltà che die de molto da pensare ai tec nici fu quella di far comporre al cervello elettronico articoli di terza pagina; per un anno di seguito non si riuscì a pro durre articoli di lunghezza de cente, gli scritti poi nella loro seconda parte si ripetevano fastidiosamente. Regolata male la macchina in cerca di una lunghezza maggiore si otten nero articoli di sette od otto colonne del tutto inutilizza bili. Fu necessario un lungo lavoro per produrre articoli di una colonna e mezzo, ma alla fine ci si riuscì. * Ma il tentativo di far com porre un intero romanzo sia pure breve dimostrò che in quel campo c’era ancora mol ta strada da fare. Il racconto filava, il congegno dell’intrec cio funzionava fin troppo be ne, quello che ancora mancava era una certa atmosfera e un approfondimento psicologico dei personaggi, si avvertiva nel cervello elettronico la mancanza di un grano di follia e di una personalità (come ebbe a scrivere un esperto). I fatti si svolgevano meccanicamente. Tuttavia insistendo negli esperimenti si arrivò a produrre discreti romanzetti di consumo uno dei quali vinse il Premio Opera Prima del Viareggio 1978. Nel corso di questi esperi menti si scopri che il cervello elettronico era in grado di pro durre eccellenti racconti gialli senza molto sforzo; bastò in trodurre alcuni accenni di situazioni poliziesche perché il cervello le manipolasse rica vandone di volta in volta con gegni di forte suspense. Ma la scoperta che sbalordì tutti, perché nessuno si era mai sognato di pensarci, fu quella delle enormi possibilità che aveva la macchina nei confronti con la cosiddetta prosa d’arte, un genere come si sa molto raffinato usato da scrittori preziosissimi. Subito il cervello elettroni co ebbe come uno scatto, si mise in moto e scrisse rapi damente una pagina di impeccabile prosa piena di raf finati e gustosissimi raffronti; immagini, aggettivi, giri di fra se, un vero manicaretto del genere; bisognò fermarlo altri menti sarebbe andato avanti all’infinito. Introducendo ancora qual che aggettivo reperto nelle prose d’arte di alcuni nostri scrittori in voga verso il 1930 e taluni anche oggi, la mac china raggiunse il suo mas simo; non c’era più nessuna differenza fra le sue pagine calibrate e quelle perfette e un poco stucchevoli degli scrittori specialisti nel genere. In certi casi il cervello elet tronico, essendosi impadronito del meccanismo abbastanza semplice che produce la prosa d’arte, superava i modelli anche perché era esente di quei momenti di stanchezza che talvolta pesano sui cervelli de gli uomini. Le immagini, gli aggettivi ricercati e insaporiti scattavano con una precisione un tantino stomachevole come i tasti di una macchina infal libile. Grosse difficoltà invece in contrò il cervello elettronico quando si cercò di avviarlo a una prosa ispirata a pagine dei Promessi sposi; i risultati furono incerti e nebulosi. In quell’occasione si constatò un fatto curioso: più la prosa era semplice e più difficile riusci va rifarla o produrre qualcosa che somigliasse al mo dello. Tuttavia dopo alcuni anni il cervello elettronico fu por tato alla perfezione e immes so nell’uso. I suoi scritti pub blicati verso il 1988 nelle terze pagine dei quotidiani soddisfacevano il pubblico, e gli stessi esperti non riusci vano più a distinguere le pro se dovute al cervello elettro nico da quelle prodotte dai cervelli normali. Letto 1923 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||