LETTERATURA: I MAESTRI: Geloso 192324 Luglio 2018 di Ercole Patti Un giorno di aprile del 1923 il professore Cultrera af facciato a un balcone di casa sua aveva notato un uomo alto che passeggiava lentamen te nella sottostante via Gari baldi alzando di tanto in tan to lo sguardo verso la facciata del palazzo. Al balcone vicino era apparsa la moglie Rosina, l’uomo alto posò un paio di volte lo sguardo su di lei. L’idea che lo sconosciuto fos se lì per sua moglie attraver sò il cervello del professore come un lampo. Da quel gior no si mise in agguato per sco prire la tresca. La settimana dopo mentre lei era seduta al balcone la vorando all’uncinetto il pro fessore vide ancora l’uomo al to che passava per via Gari baldi; si nascose dietro il bat tente dell’altro balcone in mo do da non essere visto né da sua moglie né dall’uomo, nel l’intento di scoprire qualche cenno di intesa fra i due. L’uomo passò lentamente sen za alzare lo sguardo verso i balconi; questo atteggiamento venne interpretato dal Cultre ra come una prova che fra l’uomo e Rosina c’era un’intesa; l’uomo infatti non aveva ostentatamente guardato in su perché un momento prima aveva visto lui, insomma non guardava per allontanare gli eventuali sospetti del marito della sua amante. Ma ancora al Cultrera mancavano prove sicure per accusare la moglie. * Usciva in quel periodo fra gli annunzi economici del « Giornale dell’isola » una co lonnina intitolata Corrispon denze private dove amanti ostacolati dai parenti e don ne adultere comunicavano coi loro innamorati celandosi sot to svariati pseudonimi il più delle volte presi da personag gi della mitologia. Il profes sore, dato che un giorno ave va visto passare l’uomo alto con il giornale in mano, si mise a leggere attentamente le corrispondenze private nel l’intento di scoprire fra esse qualcuna che potesse essere diretta alla moglie. Una che maggiormente attirò i suoi so spetti fu quella di un tale che si celava sotto il pseudo nimo di Tantalo. Certe volte Tantalo scriveva: « Perché ie ri non eri balcone? Amoti desideroti pazzamente passerò oggi ». Oppure: «Tuo bigliet to resomi folle felicità. Sof fro crudele sorveglianza cui sottopongonti. Mostrati oggi pomeriggio balcone con golfetto rosso. Adoroti ». Il gior no in cui era uscita questa corrispondenza la moglie del professore nel pomeriggio si era affacciata un momento con un golfetto rosso. Nascosto fra i battenti del balcone vicino il professore era diventato pallido come un morto per ché in quel momento aveva visto l’uomo alto percorrere lentamente la strada. Però l’uomo non aveva alzato lo sguardo verso i balconi e la moglie era rientrata subito. Non c’era dunque neanche stavolta la prova sicura che i due se la intendessero sebbe ne per il professore ci fossero molti gravi indizi. Ma al Cultrera per agire occorrevano prove schiaccian ti. Studiò il modo di procu rarsele. Sulle prime pensò che se lui avesse inserito una cor rispondenza sotto il pseudoni mo di Tantalo invitando la donna a compiere determinati gesti avrebbe potuto avere una prova sicura. Ma d’altro canto la falsa corrispondenza avrebbe provocato l’allarme e la smentita del vero Tantalo il quale sarebbe corso ai ri pari cambiando anche pseu donimo e allora sarebbe stato sempre più difficile scoprire la verità. Bisognava dunque che la finta corrispondenza la legges se soltanto lei e non l’uomo. Come fare? Al cervello lanciatissimo del professore ba lenò una soluzione: lui cono sceva bene il proto del gior nale col quale era stato com pagno di scuola. Bisognava ottenere da lui di far tirare una sola copia del giornale con la finta corrispondenza; quella copia lui la avrebbe portata a casa sostituendola al vero giornale di quella mat tina. Il professore pesando le pa role ad una ad una durante un intero pomeriggio compilò la seguente corrispondenza tra nello: « Tantalo. Mio amore disperato suggeriscemi pensie ri folli. Perdonami. Dubito tu non mi voglia più bene. Se così preferirei morte. Soffro orribilmente. Se mi ami vera mente rassicurami mostrando ti balcone oggi ore 16 con golfetto rosso. Rientra ed esci di nuovo con golfetto verde. Rientra ancora ed esci con giornale e camicetta bianca, vorrà dire che tuo amore ri masto inalterato. Dammi questa prova. Altrimenti non risponderò miei atti ». * La mattina dopo il professore uscì all’alba e andò a ritirare al giornale la falsa copia. Si fece dare dal suo portiere il « Giornale dell’iso la » vero, lo fece sparire e rientrò col giornale truccato; la tensione nervosa gli impe diva di comportarsi con cal ma. Sedendosi al tavolo della stanza da pranzo per prendere il caffellatte buttò il giorna le sul tavolo aperto nella pa gina con le corrispondenze private. Intanto che la mo glie in ciabatte, coi capelli an cora disfatti dal letto, gli ser viva il latte, il burro e le fet tine di pane abbrustolito la spiava sottocchi per vedere se posava lo sguardo sulla co lonnina delle corrispondenze bene in vista in mezzo alla quale campeggiava più lunga di tutte le altre quella di Tantalo. Rosina ciabattando girava per la stanza legando i tovaglioli dietro il collo dei due bambini, versando il caf fellatte, battendo col cucchiai no d’argento il rosso d’uovo nella tazza per il più piccolo che piangeva di impazienza in quel dolce clima di matti nata catanese del 1923. Finito di battere l’uovo e asciugate le labbra dei bam bini Rosina sedette anche lei per prendere il suo caffellatte, intanto dava qualche sguardo al giornale; indugiò un attimo sulla colonnina delle corri spondenze private mentre al lato opposto del tavolo il Cul trera immobile con lo sguar do sbarrato nel vuoto tratte neva il fiato. Letta qualche corrispondenza Rosina voltò la pagina e si mise a leggere la cronaca cittadina. Il pro fessore si alzò e andò di là col proposito di rientrare all’improvviso nella stanza per vedere se la moglie era tor nata a leggere le corrispon denze. Di lì a poco, rientran do, vide che effettivamente Rosina aveva voltato il gior nale e stava leggendo il mes saggio di Tantalo. A quei tempi tutta la cittadinanza e soprattutto le don ne leggevano quella rubrica seguendo così gli amori se greti e contrastati dei concit tadini e cercando di indivi duarne qualcuno che si tradis se con qualche indizio. Quin di il fatto che la moglie leg gesse quella rubrica non rap presentava una seria prova contro di lei. La vera prova si sarebbe avuta nel pomerig gio quando lei se era colpe vole si sarebbe affacciata al ternando i vari golfetti col sistema indicato da lui che li aveva scelti fra quelli che la moglie possedeva effetti vamente. La mattinata trascorse con apparente tranquillità. Il Cul trera fingendo distrazione an dava bighellonando per la ca sa, si affacciava al balcone, rientrava tenendo sempre d’oc chio la moglie per cogliere qualche segno che potesse tra dirla. Rosina si comportava come sempre; aveva ripiegato il giornale e lo aveva deposto sul canterano della stanza di soggiorno dove lo metteva tut te le mattine e aveva conti nuato a sfaccendare. Ultimati i suoi lavori domestici aveva ripreso il giornale e si era seduta dietro il vetro del bal cone della stanza da pranzo. Tutte queste manovre erano seguite attentissimamente dal marito che faceva capolino agli stipiti delle porte, passa va e ripassava per il corridoio canterellando a bocca chiusa motivi musicali improvvisati lì per lì per nascondere l’agi tazione. Verso le tre del pomerig gio disse alla moglie che do veva uscire per un appunta mento all’università e andò ad appostarsi in un piccolo caffè da dove poteva sorvegliare senza essere visto la sua casa e la strada. Fingendo di leg gere un libro e di prendere appunti sedette ad uno dei tre tavolinetti accanto a un boccione di paste secche e di Rame di Napoli; da quel pun to si vedevano benissimo i quattro balconi del suo appar tamento. La falda del cappel lo calata sugli occhi gli ga rantiva che, se fosse passato sul marciapiedi l’uomo alto, abbassando lievemente il capo avrebbe nascosto del tutto il viso. Trascorse così più di un’ora, i balconi di casa sua rimanevano chiusi. All’im provviso a quello della stanza da pranzo apparve Rosina col golfetto rosso. Il professore sentì un colpo di arresto al cuore, le punte delle dita gli diventarono bianche: ecco che il primo se gnale funzionava, dopo sareb be dovuta apparire col golfetto verde e poi ancora col giornale e la camicetta bian ca. Ottenuta questa prova forse il professore l’avrebbe uccisa e se non avesse avuto la forza di arrivare a tanto l’avrebbe cacciata di casa la sera stessa. In quel momento passò velocemente davanti al la porta del caffè l’uomo alto; il professore abbassò la testa; da sotto la falda del cappello vide le gambe dell’uomo che si allontanava in fretta. La moglie rientrò e non si fece più vedere per più di un’ora; riapparve più tardi per racco gliere qualcosa per terra e rientrò; aveva sempre il golfetto rosso. Rimanendo ancora per una ora al suo posto di osserva zione il professore si convin se finalmente che i suoi so spetti erano infondati e ritor nò a casa. Rosina sempre col golfetto rosso aiutata dalla fi glia del portiere stava sbuc ciando un cestino di piselli.
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