LETTERATURA: Il viaggio di mio figlio Stefano nelle mie opere24 Ottobre 2021 Ä– uscito il terzo volume dell’opera che mio figlio ha voluto dedicarmi. Riguarda i miei racconti e i miei romanzi. Il prossimo quarto volume sarà dedicato ai miei saggi. ________________ (Da Stefano Di Monaco: “Viaggio nelle opere di mio padre. Volume Terzo: Racconti e romanzi”) Caro papà , Caro figlio (Scritto dal 2.11.1999 al 4.12.1999) Consiglio di leggere questo romanzo così come pubblicato nel libro Caro papà , Caro figlio, Tipografia CentroStampa Pontedera, 31 Gennaio 2002, contenente anche i romanzi Celeste e Angela. Con questo libro si apre per incanto una storia dove tutti gli aspetti negativi della società che abbiamo trovato a partire dal libro La rabbia degli uomini, si fanno da parte. La lente d’ingrandimento si sposta sugli aspetti positivi dell’essere umano, quando è capace di donare totalmente la sua vita a servizio dei poveri. C’è dunque ancora una luce, un bagliore, una positività residua nell’animo umano capace di poter essere tutta incanalata verso il miglioramento di questo povero mondo, rovinato da nient’altro che la cattiva gestione del Creato da parte dell’essere umano. Il secondo aspetto che mi preme sottolineare è che si avverte di nuovo lo stesso clima di amore e di calore familiare che si respira in C’era una volta. L’attenzione verso i figli, la delicatezza verso i propri nipoti, i temi più importanti sviluppati dalle più profonde domande interiori dell’essere umano, evaporano con forza da ogni pagina del libro e penetrano nelle narici del lettore lasciando un profumo di positività . La fine è commovente, ma non si può dire triste. Perché una vita che si dona completamente e si spende per i bisognosi è invece, appunto, quel barlume di luce che ancora esiste nell’essere umano, capace di riscattarlo da tutti i suoi aspetti più lugubri e tristi. Si tratta quindi di un libro di speranza. Un libro che indica una via di salvezza da tutto il marcio della società , marcio che l’autore aveva tirato fuori con molti dei libri commentati precedentemente. Un’altra cosa interessante, è che l’autore ci svela che un altro precedente di questa storia è il racconto Dal diario di Fëdor Savic, scritto il 13 Ottobre 1963, contenuto ne I racconti e le ballate di J. Holner, e poi ripubblicato ne La culla della luna. Desidero concludere citando tre brani tratti proprio da questo racconto nella versione che si trova ne La culla della luna. Esso è così lontano dal tempo in cui è stato scritto, ma così vicino allo spirito di mio padre ancora oggi. -“Ho deciso di partire e di andare lontano da qui. L’ho detto a Katerina, e lei si è messa a piangere e mi ha detto di volermi bene e di non poter sopportare di perdermi. Ho discusso tre giorni con lei e con suo padre, ma non posso restare più a lungo qui. Ho spiegato questo a Evanovna, ma non mi ha capito; voglio sentirmi libero, le ho detto; sentire l’ebbrezza della libertà ; voglio visitare Kiev, Pietroburgo, Mosca, Novgorod, Omsk e andare oltre la Russia, in Cina, in India, in Svezia, in Norvegia, in Turchia, in Italia, e conoscere terre nuove, popoli e lingue nuove, e studiare gli uomini, capire come sono, e quanto sono diversi da meâ€. -“L’amore è la virtù più grande e le altre virtù si completano e si fondono nell’amore. Il mondo è nato e vive grazie all’amore; così la famiglia e la società umana; e tutto ciò che vive nell’amore è perfetto. Devo amare te, perché tu vivi come me nel mondo, e come me hai bisogno di aiuto, di carità e non di odio e di nemici. -“Sono già vecchio, anche se il mio cuore e le mie gambe sono ancora ben saldi. Sono contento di aver scelto questa vita e ringrazio Iddio di avermi dato la forza di vivere. Qualche volta, però, ricordo la mia Katerina e piango. Tutti gli uomini sono buoni e spero che un giorno la cattiveria, la corruzione, il vizio scompaiano dalla faccia della Terra: perché è bello vedere gli uomini che vivono insieme, vicini l’uno all’altro, aiutandosi l’uno con l’altroâ€. Mio padre stesso, nell’introduzione al volume omonimo Caro papà , Caro figlio del 2002, ci confida questo: “Le storie che vi racconto mi hanno molto coinvolto, soprattutto Caro papà , Caro figlio. Quello di una vita diversa dalla caotica di oggi, che non ha al suo interno alcun valore da indicare a noi stessi e agli altri, è un tema-desiderio che mi trascino dentro dalla giovinezza. L’ingranaggio nel quale mi sono trovato non mi ha permesso di metterlo in pratica, ed ora sono giunto ad una età e vivo in una condizione che soltanto attraverso un racconto avrei potuto esaudirlo. Così, potendolo fare grazie ad un’ispirazione appropriata, l’ho fattoâ€. E nel libro Celeste l’autore ci confessa: “Quando ero piccolo come Celeste, la mia mente navigava nei sogni […] Immaginavo di scoprire tutti quei mondi che mi apparivano magici quando aprivo il libro di geografia e mi perdevo nelle regioni delle Americhe del sud come del nord. Avrei voluto poter vivere nella terra degli orsi bianchi, o in mezzo alle tribù selvagge, ed imparare a comunicare con la natura. I ruscelli limpidi, le verdi praterie, le alte montagne, le foreste, costituivano il mondo della mia anima, l’essenza che pulsava dentro di me, ed irradiava le emozioni che mi rendevano ebbra la vita. Qualche volta, ancora oggi, ripercorro quei sogni, e sento che mi appartengono, sono tuttora viviâ€. Rivelazioni che dicono molto sull’origine di numerosi racconti, romanzi e storie di mio padre, e soprattutto gettano una luce sui tanti libri che parlano del desiderio di partire, di trovare la propria pace interiore ed il proprio posto nella società . “Uno scrittore deve soprattutto essere testimone di un modo di sentire, di essere, di comunicare che nasca dentro di sé. Ciò che ne deriva deve riuscire a penetrare negli altri, e produrre la sensazione di una nascita che ci coinvolge, di una luce che ci illumina, di un buio che si fa giorno†da Celeste Letto 826 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||