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LETTERATURA: La città dei Botero

13 Marzo 2008

racconto di Stelvio Mestrovich
[Alcune pubblicazioni di Stelvio Mestrovich: “Appunti di archeologia musicale”, Pagnini, 2002, “Il caso Palinuro”, Pagnini, 2003, “Venezia rosso sangue”, Flaccovio, 2004, “Delitto in casa Goldoni”, Carabba, 2007]

Sabato 15 Marzo presso la libreria “La Sherlockiana” di Tecla Dozaio a Milano, alle ore 12.30 sarà presentato il libro di Stelvio Mestrovich “Delitto in Casa Goldoni”.

Fuori da tutte le strade maestre   isolata da un cielo sempre color cenere   in una posizione maledettamente ondeggiante   la città gonfiata   accolse   con indifferenza   il mio peregrinare   invano cercai il suo nome   non c’era   forse non era mai esistito   me lo immaginai gommoso e astruso   nordico   le costruzioni si assomigliavano tutte   impossibile classificarle   in uno stile architettonico   apparivano dilatate   strette in un abbraccio anomalo   pure i comignoli   spingevano   verso l’alto   la   loro impropria dimensione   i tetti parevano lame   e le finestre   orribili bocche smorticce le panchine gli alberi i lampioni i cartelli pubblicitari   ogni cosa si presentò ai miei occhi sensibilmente deformata   come riempita d’aria     le persone non facevano eccezione   grassi uomini donne e bambini   così pure gli animali cani da scambiarsi per leoni   gatti per pantere   re del cielo il timido passerotto maestoso come l’aquila

quando vidi   tra le foglie arrossate dei platani     che rubavano spazio a quelle dei banani   la tonda sagomatura del campanile   l’orologio batté mezzogiorno   la vita si svolgeva frenetica   come in qualsiasi città della terra   nella totale diversità   tutto era normale   all’infuori di me   sfacciatamente magro   camminavo osservatissimo tra le immagini   di uno specchio   convesso   i passanti che incrociavo   ridevano   facendomi sentire   un fenomeno da baraccone    

fermai una donna già anziana   che procedeva nella mia direzione   con un fanciullo dal volto indescrivibile

mi scusi signora se la importuno  le dissi rispettosamente   sto cercando l’albergo Botero   può indicarmi la strada? Lei sorrise con la sua bocca larga   che arrivava agli orecchi   qui tutti gli alberghi hanno per nome Botero   anch’io mi chiamo Botero   ogni abitante di questa città si chiama Botero

mi mancarono le parole   le feci vedere il dépliant   le enormi dita della mano armeggiarono   un po’ con il pieghevole   quindi la donna mi dette le indicazioni del

caso   nel salutarla   notai che il ragazzo giocava con uno yo-yo   la cui rotella   aveva la grandezza   di un pallone   nell’attimo in cui incrociai il suo sguardo   capii che mi considerava   un minorato fisico   e accolsi con rabbia   la sua pietà   disperatamente   cercai qualcuno che avesse   il mio aspetto gracile   nessuno     ero solo

perché Fernando Botero non aveva dipinto pure me grasso come gli altri?

avvilito     entrai in un bar   peggiorando di molto la situazione   oggetto di sottile e in quanto tale più cocente scherno   resi maggiormente   grave la mia situazione   incontrando   notevoli difficoltà   nel sedermi su una sedia   che poteva contenere   sino a dieci volte   il mio corpo   senza poi contare   lo sgomento   per la misura della tazzina del caffè   la grandezza del cucchiaino   e   della bustina dello zucchero     a fatica   mantenni   un contegno   decoroso   pagai alla svelta   uscendo dal locale   trafitto   da mille sguardi   curiosi

i marciapiedi   erano strade   le strade viali     i viali andavano oltre la mia vista   mi persi un’altra volta   per fortuna   cominciò a nevicare   fiocchi di sempre   che mi ricordarono   un mondo tramontato  

che ci facevo io lì   solo col Tempo?

un uomo in divisa   mi chiese   i documenti   aveva l’aspetto   del vigile urbano   ma poteva essere anche un poliziotto   basso e slargato   pareva   l’otre di pelle   di una zampogna  

questa carta di identità è scaduta da centoventi anni   mi disse con raccapriccio   non replicai e lui  

lei poi non si chiama Botero   da dove salta fuori?

magari lo sapessi!

in quel mentre   udimmo   un grande botto   due macchine si erano cozzate   approfittando della disattenzione   del mio interlocutore   me la svignai di lì   corsi come un matto   su un ponte   che attraversava   un fiume   per me era un fiume   in realtà   poteva essere   un ruscelletto   quindi   cercando di farmi notare   il meno

possibile   dalla gente   finii per trovarmi   lungo il greto   del corso d’acqua   salvo qualche pescatore   che incontrai   proprio sotto il ponte   procedetti indisturbato   aveva smesso di nevicare   e faceva un gran freddo   camminai senza meta   tanto per riscaldarmi   davanti a me era tutto normale   proporzionato   volevo fermarmi   e guardare indietro forse era un sogno?   Su, coraggio!   No, la paura   mi indusse ad andare avanti   sentii   la neve   scricchiolare sotto le mie scarpe   ancora per un bel pezzo   poi vidi un lampo e mi girai   la posizione maledettamente ondeggiante in cui si adagiava   la città dei Botero   era lontana ma visibile

ripresi fiato   che cosa fare?   Dietro il futuro   davanti il passato   da buon temporeggiatore   mi misi a sedere   su un sasso   l’acqua   d’un verde cupo   lambiva i miei piedi

una voce interruppe le mie riflessioni

ciao amico hai bisogno di aiuto?

mi trovai di fronte   un altro personaggio   boteriano     che non sorrideva però   aveva i   baffetti neri e vestiva   come un pezzente   gli tremavano un po’ le mani   e puzzava di sigaro mi colpirono i suoi occhi   erano buoni   ciò mi convinse a raccontargli la mia storia

al termine della quale lui mi tese la destra

e io lo seguii verso la città gonfiata.


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1 commento

  1. Commento by Daniele — 4 Aprile 2008 @ 19:24

    Bel racconto.
    Si respira un’aria schnitzleriana e un po’ kafkiana. Mi piace questo stile di scrittura.
    Bravo all’Autore.
    Daniele.

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