LETTERATURA: La città dei Botero13 Marzo 2008 racconto di Stelvio Mestrovich Sabato 15 Marzo presso la libreria “La Sherlockiana” di Tecla Dozaio a Milano, alle ore 12.30 sarà presentato il libro di Stelvio Mestrovich “Delitto in Casa Goldoni”.Fuori da tutte le strade maestre isolata da un cielo sempre color cenere in una posizione maledettamente ondeggiante la città gonfiata accolse con indifferenza il mio peregrinare invano cercai il suo nome non c’era forse non era mai esistito me lo immaginai gommoso e astruso nordico le costruzioni si assomigliavano tutte impossibile classificarle in uno stile architettonico apparivano dilatate strette in un abbraccio anomalo pure i comignoli spingevano verso l’alto la loro impropria dimensione i tetti parevano lame e le finestre orribili bocche smorticce le panchine gli alberi i lampioni i cartelli pubblicitari ogni cosa si presentò ai miei occhi sensibilmente deformata come riempita d’aria le persone non facevano eccezione grassi uomini donne e bambini così pure gli animali cani da scambiarsi per leoni gatti per pantere re del cielo il timido passerotto maestoso come l’aquila quando vidi tra le foglie arrossate dei platani che rubavano spazio a quelle dei banani la tonda sagomatura del campanile l’orologio batté mezzogiorno la vita si svolgeva frenetica come in qualsiasi città della terra nella totale diversità tutto era normale all’infuori di me sfacciatamente magro camminavo osservatissimo tra le immagini di uno specchio convesso i passanti che incrociavo ridevano facendomi sentire un fenomeno da baraccone fermai una donna già anziana che procedeva nella mia direzione con un fanciullo dal volto indescrivibile mi scusi signora se la importuno le dissi rispettosamente sto cercando l’albergo Botero può indicarmi la strada? Lei sorrise con la sua bocca larga che arrivava agli orecchi qui tutti gli alberghi hanno per nome Botero anch’io mi chiamo Botero ogni abitante di questa città si chiama Botero mi mancarono le parole le feci vedere il dépliant le enormi dita della mano armeggiarono un po’ con il pieghevole quindi la donna mi dette le indicazioni del caso nel salutarla notai che il ragazzo giocava con uno yo-yo la cui rotella aveva la grandezza di un pallone nell’attimo in cui incrociai il suo sguardo capii che mi considerava un minorato fisico e accolsi con rabbia la sua pietà disperatamente cercai qualcuno che avesse il mio aspetto gracile nessuno ero solo perché Fernando Botero non aveva dipinto pure me grasso come gli altri? avvilito entrai in un bar peggiorando di molto la situazione oggetto di sottile e in quanto tale più cocente scherno resi maggiormente grave la mia situazione incontrando notevoli difficoltà nel sedermi su una sedia che poteva contenere sino a dieci volte il mio corpo senza poi contare lo sgomento per la misura della tazzina del caffè la grandezza del cucchiaino e della bustina dello zucchero a fatica mantenni un contegno decoroso pagai alla svelta uscendo dal locale trafitto da mille sguardi curiosi i marciapiedi erano strade le strade viali i viali andavano oltre la mia vista mi persi un’altra volta per fortuna cominciò a nevicare fiocchi di sempre che mi ricordarono un mondo tramontato che ci facevo io lì solo col Tempo? un uomo in divisa mi chiese i documenti aveva l’aspetto del vigile urbano ma poteva essere anche un poliziotto basso e slargato pareva l’otre di pelle di una zampogna questa carta di identità è scaduta da centoventi anni mi disse con raccapriccio non replicai e lui lei poi non si chiama Botero da dove salta fuori? magari lo sapessi! in quel mentre udimmo un grande botto due macchine si erano cozzate approfittando della disattenzione del mio interlocutore me la svignai di lì corsi come un matto su un ponte che attraversava un fiume per me era un fiume in realtà poteva essere un ruscelletto quindi cercando di farmi notare il meno possibile dalla gente finii per trovarmi lungo il greto del corso d’acqua salvo qualche pescatore che incontrai proprio sotto il ponte procedetti indisturbato aveva smesso di nevicare e faceva un gran freddo camminai senza meta tanto per riscaldarmi davanti a me era tutto normale proporzionato volevo fermarmi e guardare indietro forse era un sogno? Su, coraggio! No, la paura mi indusse ad andare avanti sentii la neve scricchiolare sotto le mie scarpe ancora per un bel pezzo poi vidi un lampo e mi girai la posizione maledettamente ondeggiante in cui si adagiava la città dei Botero era lontana ma visibile ripresi fiato che cosa fare? Dietro il futuro davanti il passato da buon temporeggiatore mi misi a sedere su un sasso l’acqua d’un verde cupo lambiva i miei piedi una voce interruppe le mie riflessioni ciao amico hai bisogno di aiuto? mi trovai di fronte un altro personaggio boteriano che non sorrideva però aveva i baffetti neri e vestiva come un pezzente gli tremavano un po’ le mani e puzzava di sigaro mi colpirono i suoi occhi erano buoni ciò mi convinse a raccontargli la mia storia al termine della quale lui mi tese la destra e io lo seguii verso la città gonfiata. Letto 1795 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Daniele — 4 Aprile 2008 @ 19:24
Bel racconto.
Si respira un’aria schnitzleriana e un po’ kafkiana. Mi piace questo stile di scrittura.
Bravo all’Autore.
Daniele.