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LETTERATURA: LIBRI IN USCITA: Felice Muolo: “Il ruolo dei gatti” – Azimut, 2008

19 Dicembre 2008

INCIPIT

1.  

Da ragazzo ero un tipo esile, dall’aria vulnerabile, spesso con la testa fra le nuvole. Adesso, a quarant’an ­ni, sono rimasto su per giù lo stesso. Prima però cerca ­vo di dare un senso alla mia vita, vivere al passo con i tempi. Ora spendo i miei giorni infischiandomi di tutto quello che mi succede e succede intorno a me. Se qual ­cuno mi accusasse di non avere più ideali, essermi emarginato, non m’importerebbe.
Ho capito che è inutile ostacolare il corso del proprio destino. La vita va come deve andare. I vari tentativi che in passato ho compiuto per condurre la mia esistenza secondo il mio modo di concepirla, sono tutti falliti.
All’inizio dell’estate di un anno fa, il mio stato d’ani ­mo non era diverso dall’attuale. È stata l’ultima volta che mi sono illuso di poterlo cambiare.
Una mattina presto di allora, al solito, attendevo nel mio appartamento Mario per recarci assieme al lavoro. Abitava nel mio stesso palazzo, sullo stesso pianerotto ­lo. Stufo di aspettare, andai da lui. La porta d’ingresso di casa sua era socchiusa. Per farla breve, entrai e lo tro ­vai morto. Era riverso sul pavimento, in salotto, con la testa infilata in una busta di plastica. Accanto a lui c’era ­no i suoi gatti. Una decina.
Per nulla impressionato, telefonai al commissario Jervolino e gli raccontai l’accaduto. Mi disse di restare dov’ero, arrivava subito. Quando comparve, dette una ra ­pida occhiata in giro con l’aria meno impressionata del ­la mia, scambiammo alcune parole poi m’invitò a seguirlo in commissariato per la deposizione.
“Nome, cognome, data e luogo di nascita, stato civile, professione”, attaccò appena ci arrivammo, pigiando sui tasti di una macchina per scrivere antidiluviana. Ero seduto di fronte a lui, davanti alla sua scrivania. Non eravamo amici ma ci conoscevamo da tempo, ci dava ­mo del tu.
Aveva cinquantacinque d’anni ed era prossimo ad andare in pensione. La sua espressione era apatica. Simile alla mia.
“Franco Narracci”, risposi e continuai.
 

***

Abitavo a sud di Bari. In uno di quei paesoni conteni ­tori di disoccupati allineati sulla costa pugliese come perle di un collier di bigiotteria, dov’ero nato. Sposato, avevo un figlio di quattordici anni che viveva con sua madre, da cui ero separato. Non legalmente. Non spe ­ravo di rimettermi con lei, né lo desideravo. Portavo la fede solo per abitudine. Alla professione, mi bloccai.
Direttore d’albergo, stavo per dire. Avevo diretto per una quindicina d’anni l’albergo in cui lavoravo. Da un anno Eriberto, il mio datore di lavoro, mi aveva scippa ­to il titolo. Dalla sera alla mattina, con la delicatezza del gran figlio di puttana che era.
“Impiegato”, dissi, mantenendomi sulle generali.
Jervolino non sollevò obiezioni e passò a chiedermi notizie di Mario. Mi aveva fatto la medesima domanda in presenza del suo cadavere e gli risposi alla stessa maniera. Da tre anni e fino al giorno prima, Mario aveva lavorato nel mio stesso albergo. Era sulla trentina e sici ­liano. Non aggiunsi altro. Non fornii alcun indizio, nessuna pista che portasse a chi l’avesse ammazzato. Perché pensavo che fosse stato ammazzato. Invece Jervolino affermò che s’era suicidato. Gli credetti sulla parola.
Al momento di salutarci, mi chiese di occuparmi dei gatti di Mario. Preso alla sprovvista, non seppi tirarmi indietro.
Il commissariato era ubicato in un ex convento, con al ­l’interno un chiostro, formato da un portico sorretto da colonne che giravano attorno a una piazzola, al cui cen ­tro c’era un pozzo. Qui venivano posteggiate le auto della polizia. Uscito dalla stanza di Jervolino, ne vidi al ­cune e tirai dritto, incurante dello spettacolo.
Fuori dall’edificio, entrai nella mia macchina, che a ­vevo parcheggiato nei pressi e mi avviai tranquillamen ­te alla sede del mio lavoro. Come nulla fosse successo.
 

SCHEDA
Titolo: Il ruolo dei gatti
Editore. Azimut
Collana: Facies
Autore: Felice Muolo
Prezzo Euro 10  Sito casa editrice: www.azimutlibri.comCONTENUTO
Soldi, sesso, rancori familiari, solitudini: è lo spettacolo che quotidianamente si offre al protagonista di questo romanzo breve, Franco Narracci, un sornione, disincantato quasi-direttore d’albergo. L’Hotel Torre Diroccata, nella cornice splen ­dida e misera della costa pugliese, è il suo osservatorio sul mondo e sulla gente. Tra mogli fedifraghe, amici infidi, figli ingrati da un lato, e dall’altro due suicidi di colleghi, si narra qui di una terza via. O meglio, del tentativo, da parte del prota ­gonista, di trovare un’alternativa radicale alla logica del sopraffare o essere sopraffat ­to. Sarà possibile vivere un’esistenza placi ­da, indifferente, come quella dei numerosi gatti che Franco ospita in casa sua, dopo la misteriosa morte dei loro padroni?
A meno che quei gatti non abbiano un ruolo ben preciso in quegli strani suicidi, e adesso non sia lo stesso Franco a rischiare la vita.  AUTORE
Felice Muoio è nato e vive a Monopoli (BA). Da ragazzo ha viaggiato per l’Europa con l’autostop e lavorato nei campi di lavoro d Servizio Civile Internazionale. Divenuto direttore d’albergo e giornalista pubblicista, ha abbandonato entrambe le attività per dedicarsi completamente a scrivere romanzi.
Ne ha pubblicati cinque: Magda, Angelo, Complanare putta, Cristo non si corica, e Il ruolo dei gatti.

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A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart