di Bartolomeo Di Monaco

Lo confesso. Ho scritto tanto, ed oggi che ho 80 anni spesso mi domando se qualcosa di me resterà attraverso le mie opere. In tutte ho cercato di mettere me stesso.
Ho scritto con questo scopo: che attraverso qualcuno dei miei scritti, ci si ricordasse di me e di come sia stata la mia anima.
Rimarrà qualche leggenda? Ad esempio “Le mura di Lucca”, “Il regalo dell’Angelo”, “La piccola strega”, “La miracolosa fontana di Pelleria”, “Parezzana e la Torre Sandonnini”? Si saprà che sono stato io a farle nascere estraendole, al modo di Michelangelo, dal loro nascondiglio? O la poesia “Lucca”. O le mie poesie d’amore, come “Tu mi rimproveri”, “Ho sempre pensato”, “Ho voglia di sorridere”; o anche “Gli antichi cavalieri io vidi”.
Rimarrà qualche giallo e rimarranno le figure del commissario lucchese Luciano Renzi e del suo collaboratore Alessandro Jacopetti? Quale degli 8 gialli (i primi ambientati a Lucca) piacerà di più?: “Le tre sorelle”?, “Lo sconosciuto”?, “Gigolò”?, “Giulia”?
E delle mie favole per ragazzi? Si ricorderà “Il platano della mia infanzia”, ancora vivo e vegeto fuori della Porta di San Donato?, “La pecora Nerina”, tante volte raccontata ai miei figli quando erano bambini?, o “La strega e la bambola”?
Si ricorderà il piccolo Oro, il bambino biondo che Dio ha inviato sulla Terra affinché dovunque il bene prevalga sul male? E quale delle imprese di cui è ispiratore? Quella di “Mahcù” che va alla ricerca del regno della felicità?, oppure quella di Vladek che cerca di sfuggire a Dio?
E dei miei romanzi? Da una autorevole persona, il mio “La scampanata”, che si svolge in tempo di guerra, è stato considerato uno dei romanzi più psicologicamente raffinati. Durerà nel tempo? O “Caro papà, Caro figlio”, che realizza una mia ambizione giovanile, che non ho potuto esaudire, così pieno di amore per il prossimo.
E dei racconti? Forse “Via Pelleria”, dove sono felicemente cresciuto, o “Incontro con Dio”, che immagino mi conduca a visitare l’Aldilà?
Ho scritto molti saggi-letture, cercando di innovare rispetto alla tradizionale critica. Autori importanti me ne hanno dato atto. Si diffonderà questo nuovo modo di affrontare un’opera narrativa (come stare su una barchetta che percorre vene e arterie del romanzo)? E delle mie letture quale emergerà sulle altre? Forse quella che riguarda “Aracoeli” di Elsa Morante, che Giorgio Bárberi Squarotti giudicò la migliore che fosse stata scritta su questo capolavoro.
E dei volumi che ho voluto dedicare in omaggio a tre autori che amo, Carlo Sgorlon, Vincenzo Pardini, Enrico Bertozzi, quest’ultimo, garfagnino, una mia felice scoperta? Sono libri unici, i primi completi su di essi.
E poi c’è la mia piccola “Guida di Lucca. La città in un giorno” scritta per il turista che ha solo una giornata a disposizione per visitare la mia città. Ho scelto un itinerario personale e l’ho arricchito del contributo di valenti studiosi di Lucca, come Isa Belli Barsali, Roberta Martinelli e Manlio Fulvio.
Potrà essere utile a tanti, grazie alla sua succinta essenzialità?
Così pure, potranno essere utili agli storici i miei libri di cronaca politica che documentano un tempo della mia vita, come “Cencio Ognissanti e la rivoluzione impossibile”, “La politica su Facebook”, “Un anno vissuto politicamente”?

Sto sognando, forse. Ma il mio cuore trema al pensiero che qualcosa di me possa restare. Lo spero tanto.

Tutti i miei libri, qui.

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