LIBRI IN USCITA: Novità Marsilio Gennaio 200916 Gennaio 2009 Stieg Larsson L’atto finale della Millennium Trilogy La giovane hacker Lisbeth Salander è di nuovo immobilizzata in un letto d’ospedale, anche se questa volta non sono le cinghie di cuoio a trattenerla, ma una pallottola in testa. È una minaccia: se qualcuno scava nella sua vita e ascolta quello che ha da dire, potenti organismi segreti crolleranno come castelli di carta. Deve sparire per sempre, meglio se rinchiusa in un manicomio. La cospirazione di cui si trova suo malgrado al centro, iniziata quando aveva solo dodici anni, continua. «Il suo nome è Lisbeth Salander. Ha ventisette anni ed è alta un metro e cinquanta. Non c’è limite alle fantasie che sono state vendute al pubblico su di lei. In questo numero, Millennium racconta come funzionari statali abbiano cospirato contro Lisbeth Salander per proteggere un assassino patologicamente malato »  «Se avete già letto Larsson, troverete una conferma, questo ultimo romanzo non tradirà le vostre aspettative. Se non lo avete ancora letto, dovete semplicemente cominciare dal primo della serie, e la vostra dipendenza sarà totale » «Un affresco poliziesco pieno di colpi di scena e popolato di personaggi di cui ci si innamora » Giornalista, fondatore di expo, lo svedese stieg larsson (1954) è morto improvvisamente nel 2004, quando aveva appena concluso la sua trilogia, di cui questo è il terzo episodio, dopo Uomini che odiano le donne, vincitore del Glass Key, e La ragazza che giocava con il fuoco, premio dell’Accademia svedese del Poliziesco. Millennium, protagonisti Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander, ormai serie di culto in molti paesi, ha già conquistato nel mondo nove milioni di lettori. Carla Menaldo Una donna alle prese con la ricerca caotica, faticosa e a volte ingombrante di una identità sessuale < Canna da zucchero è il sapore fermentato e dolciastro del sesso. Quel sapore che Rosa si porta addosso tutta la vita. «Sandra, io davvero non lo so cosa sono. Carla Menaldo, giornalista e scrittrice, vive e lavora a Padova. Ha pubblicato la raccolta di racconti L’unica cosa davvero (Cleup 2004). Un suo testo teatrale compare nella raccolta Lei. Cinque storie per Casanova (Marsilio 2008). Patrick Desbois Una nuova pagina di storia e un monito a tutti gli assassini che sperano di scivolare nell’oblio e di rimanere impuniti Tra il 1941 e il 1944, circa un milione e mezzo di ebrei che vivevano in Ucraina, in seguito all’invasione tedesca dell’Unione sovietica, sono stati assassinati mediante fucilazione. Soltanto una minoranza di questi ebrei sono stati deportati nei campi di sterminio nazisti. La quasi totalità è morta sotto il tiro delle pallottole degli Einsatzgruppen (unità mobili ss di massacro), delle Waffen SS, della polizia nazista o dei suoi collaboratori dell’Est europeo. Molto prima della “soluzione finale”, i nazisti avevano già fucilato sommariamente due milioni di ebrei nell’Europa dell’Est. Patrick Desbois è un sacerdote cattolico nato nel 1955 nella Borgogna francese (Saône-et-Loire), oggi direttore dell’Ufficio nazionale dei vescovi di Francia per le relazioni con l’ebraismo, consigliere del Vaticano per la religione ebraica. Nipote di un deportato nel campo di concentramento di Rawa-Ruska, tenta di riportare alla luce la storia del nonno e così comincia il suo lungo cammino di ricerca sulle tracce degli ebrei dell’Est, assassinati dai nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale. Oggi è la maggiore autorità storica nella materia. I suoi filmati, le sue fotografie e le testimonianze raccolte costituiscono già un archivio estremamente importante che ci mostra l’altra faccia della Shoah. Presiede l’associazione Yahad-In Unum, fondata per iniziativa cattolica ed ebraica, il cui nome significa «l’uno e l’altro insieme », in ebraico e in latino. Antonio Franchini, Giuseppe Pietrobelli Anche se l’incipit potrebbe farlo pensare, il libro non appartiene al genere memorialistico. Spesso, Avvocati di grande successo hanno ceduto e cedono ad una simile tentazione, pericolosamente contigua ad una autocelebrazione di tipo narcisistico. Antonio Franchini è nato a Venezia nel 1944. Laureato a Padova in Giurisprudenza nel 1970, ha intrapreso la professione di avvocato nel 1972. Da giovane ha coltivato la passione per il teatro, ma di fronte al dilemma tra la veste dell’attore e la toga del penalista ha scelto quest’ultima. È stato presidente dell’Ordine degli Avvocati di Venezia, presidente dell’Unione Triveneta degli Ordini, coordinatore nazionale dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana, Consigliere Nazionale Forense e Presidente  della Fondazione “Feliciano Benvenuti”. Attualmente è presidente della Camera Penale Veneziana.  Giuseppe Pietrobelli è nato a Schio nel 1953. Dal 1991 è inviato speciale de «Il Gazzettino », quotidiano per il quale ha raccontato il vecchio e il nuovo terrorismo di matrice brigatista o neofascista, le inchieste di Mani Pulite e il disfacimento di un sistema politico, gli scandali del Palazzo e le stragi di mafia, i misfatti della Mala del Brenta e i fenomeni politico-sociali del Nord-Est. Ma anche tante storie di uomini, donne e bambini – spesso tragiche o misteriose – che hanno attraversato le cronache degli ultimi vent’anni.  Arnaldo Forlani Arnaldo Forlani è stato per cinquant’anni protagonista della vita politica e istituzionale italiana. Le sue idee e la sua azione l’hanno segnata in particolare in due periodi. Il primo – tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 – in cui si esauriva la politica di centro-sinistra avviata da Moro nel 1962. Il secondo negli anni ’80, quando nella Dc Forlani è stato il più convinto sostenitore dell’alleanza strategica tra la Dc e il Psi di Craxi, al fine di creare anche in Italia le condizioni di un bipolarismo sicuramente democratico e in grado di fare fronte ai nuovi, giganteschi problemi posti dalla fine della guerra fredda e dall’inizio della globalizzazione. Arnaldo Forlani, venendo da una lunga milizia di partito che prende l’avvio dalla guerra di liberazione, è stato partecipe attivo del confronto politico e delle controverse vicende che hanno accompagnato la vita democratica del paese nell’arco di mezzo secolo. Ha guidato la Dc in periodi cruciali della vita nazionale, il primo culminato con le elezioni del 1972 e il secondo concluso con quelle del 1992 che aprono di fatto la crisi della prima repubblica. Ha alternato ai compiti di direzione nel partito di maggioranza le responsabilità di governo, alle Nazioni Unite, alle Partecipazioni Statali, alla Difesa, agli Esteri, alla Presidenza e alla vice Presidenza del Consiglio. Georges Bensoussan Come è stato possibile che il Novecento sia stato il secolo dei genocidi di massa, dello sterminio degli ebrei, dei gulag, delle carneficine delle guerre mondiali? Chi ha reso possibile la formazioni intellettuale degli architetti dell’annichilimento? Chi furono i maestri dei medici nazisti? In quale brodo culturale sono stati immersi coloro che hanno concepito l’assassinio di massa? In occasione del Giorno della memoria, un’analisi delle origini culturali e politiche della Shoah  Georges Bensoussan, professore di storia, è responsabile editoriale al Mémorial de la Shoah (Parigi). In particolare, è l’autore di una Histoire de la Shoah (PUF 1996; 2006), di Une histoire intellectuelle et politique du sionisme (Fayard  2002) e di Auschwitz en héritage? D’un bon usage de la mémoire (Mille et une nuits 1998; 2003). In Italia ha pubblicato L’eredità di Auschwitz (Einaudi 2002), Il sionismo. Una storia politica e intellettuale (Einaudi 2007) ed è prevista la traduzione italiana di  Un Nom impérissable. Israel, le sionisme et la destruction des Juifs d’Europe (1933-2007) presso UTET.  Franco Amatori L’impresa costituisce il motore del nostro processo di sviluppo. Da trent’anni ormai, essa ha conquistato una riconosciuta posizione di centralità nella vita economica, sociale e istituzionale, man mano che il suo spazio è venuto a estendersi dall’Occidente all’Oriente. Franco Amatori è professore di Storia economica nell’Università Bocconi di Milano. Si è laureato in Scienze Politiche con indirizzo storico a Firenze e si è specializzato in business history all’Harvard Business School. È stato presidente dell’assi (Associazione di storia e studi sull’impresa) e dell’ebha (European Business History Association). Ha scritto e curato numerosi volumi di storia d’impresa, tra i quali Proprietà e direzione. La Rinascente 1917-1969, Milano, Franco Angeli, 1989, Impresa e mercato. Lancia 1906-1969, Bologna, Il Mulino, 1997, Impresa e industria in Italia dall’Unità a oggi, Venezia, Marsilio, 1999 (con A. Colli) e Business History around the World, Cambridge, Cambridge University Press, 2003 (con G. Jones).  Amintore Fanfani In Capitalismo, socialità , partecipazione, scritto nel 1976, Fanfani proseguì la sua indagine sulle manchevolezze e sui limiti del sistema capitalistico avviata Amintore Fanfani (1908-1999), studioso dei processi storico-economici e protagonista della politica italiana e internazionale del secondo Novecento, ha insegnato per cinquant’anni Storia economica prima all’Università Cattolica di Milano poi all’Università La Sapienza di Roma. Attivissimo membro dell’Assemblea Costituente (sua è la definizione dell’Italia «Repubblica democratica fondata sul lavoro »), è stato deputato e senatore in tutte le legislature repubblicane, senatore a vita dal 1972, segretario della Democrazia Cristiana negli anni cinquanta e settanta, sei volte presidente del Consiglio, ministro del Lavoro, dell’Agricoltura, degli Interni, degli Esteri e del Bilancio, per quattordici anni presidente del Senato, presidente nel 1965-66 – unico italiano – dell’Assemblea generale dell’Onu. È autore di numerosissime pubblicazioni, tra cui Le origini dello spirito capitalistico in Italia (1933), Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo (1934), Storia delle dottrine economiche (due volumi, 1938-1945), Storia economica (1940), Indagini sulla “rivoluzione dei prezzi” (1940), Colloqui sui poveri (1942), Storia del lavoro in Italia dalla fine del secolo XV agli inizi del XVIII (1943), Una Pieve in Italia (1964), Giorgio La Pira (1978).  Anna Masecchia Dalla metà degli anni Sessanta in poi, la sfida posta al cinema dal capolavoro di Marcel Proust Alla ricerca del tempo perduto è stata raccolta da personalità artistiche quali Ennio Flaiano, Harold Pinter, Luchino Visconti e Joseph Losey: l’avventuroso progetto produttivo che li ha visti protagonisti ha avuto termine solo nel 1984 con Un amour de Swann (1984) di Volker Schlöndorff. Anna Masecchia (1974) svolge attività di ricerca presso la Facoltà di lettere e filosofia di Arezzo – Università degli studi di Siena, dove insegna Storia del cinema italiano; dal 2004 collabora con “Synapsis”. Ha lavorato su Carl Th. Dreyer, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica attore, Joseph Losey e Agnès Varda.  Carlo Goldoni Una tragedia giovanile  Scritturato per la prima volta da una compagnia di professionisti, Goldoni vive tra il 1734 e il 1743 la sua prima stagione artistica. Per il pubblico del Teatro San Samuele compone svariate opere, tentando la fortuna e, soprattutto, sperimentando i generi più diversi, alla ricerca del linguaggio a lui più congeniale. Tra le tante opere, anche alcune tragedie, la seconda delle quali, in ordine cronologico, è Rosmonda, testimonianza non solo di una precoce abilità drammaturgica, ma anche di una cosciente partecipazione dell’autore veneziano al complesso dibattito sul tragico di inizio Settecento. A fianco di tanti lavori eminentemente teorici, la Rosmonda appare tragedia dal carattere fortemente teatrale, precoce esempio di una riforma che doveva ancora prendere avvio. “L’età venture Paolo Quazzolo insegna drammaturgia presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Trieste. Si occupa prevalentemente di tematiche inerenti la nascita della regia, la dinamica del teatro nella società delle masse e le strategie culturali dei Teatri Stabili. Si è anche occupato del Settecento, curando un’edizione del Teatro alla moda di Benedetto Marcello. Workwear Tutto è moda. Tutto sottostà ai dettami della moda e l’abito da lavoro che indossiamo tutti, lungo la maggior parte della nostra giornata, non è da meno. Con la straordinaria rivoluzione economica e sociale, che ha investito il mondo occidentale e per la quale oggi tutti lavoriamo sempre e troppo, anche la funzione dell’abito muta e non può che gridare ciò che facciamo, comunicare al mondo chi siamo. Olivier Saillard,  storico della moda, è curatore del Musée de la Mode et du Textile di Parigi. È stato nominato consigliere artistico della Fondation HSBC pour la Photographie. Collabora alle riviste «Elle », «Crash », «Jalouse ».  Gli affreschi nelle ville venete Il fenomeno della “civiltà di villa” al tempo della Serenissima ha dato origine a una straordinaria fioritura di imprese decorative negli edifici sorti nello ‘Stato da terra’. Dal tempo dei pionieristici cataloghi di Giuseppe Mazzotti (1954) e Luciana Crosato (1962) non si intraprendeva un’opera sistematica di studio degli affreschi cinquecenteschi conservati nelle ville del Veneto e del Friuli. Giuseppe Pavanello direttore dell’Istituto di Storia dell’arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia e socio dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, presso il quale organizza le «Settimane di Storia dell’arte veneta », promosse in collaborazione con l’École du Louvre di Parigi cura, con Francesco Valcanover, la collana «Studi di Arte Veneta ». Fa parte del Comitato per l’Edizione Nazionale delle Opere di Antonio Canova dell’Istituto di ricerca su Canova. Vincenzo Mancini ha insegnato nelle Università di Padova e di Udine. I suoi interessi si sono orientati inizialmente allo studio della pittura veneta del Cinquecento. È autore di testi monografici su Lambert Sustris (1993) e Polidoro da Lanciano (2001). Da tempo si interessa della “civiltà delle ville venete”, producendo studi sugli aspetti artistici in alcuni insediamenti residenziali sconosciuti o poco valorizzati. Dal 2005 collabora con la Fondazione Giorgio Cini. Musica e Arti figurative «Esiste una ragione che induca al raffronto tra i linguaggi delle diverse arti? », «È di aiuto affrontare il tema dei rapporti tra pittura e musica? »: le due domande si specchiano l’una nell’altra. Mario Ruffini, musicologo, compositore, direttore d’orchestra, è responsabile dei «Progettidi Musica e Arti figurative » del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, e responsabile scientifico del Fondo Carlo Prosperi dell’Archivio Contemporaneo «A. Bonsanti » del Gabinetto Vieusseux di Firenze. Docente al Conservatorio di Musica, è stato per vari anni direttore ospite stabile del Teatro Nazionale di Opera e Balletto M.P. Musorgkij di San Pietroburgo. Si è dedicato all’opera di Luigi Dallapiccola dagli inizi degli anni ottanta sia come interprete che come studioso, compiendo e riassumendo le sue ricerche con un esaustivo volume sul compositore istriano: L’opera di Luigi Dallapiccola. Catalogo Ragionato del 2002.  Gerhard Wolf è nato nel 1952 a Karlsruhe, ha studiato Storia dell’arte, Archeologia cristiana e Filosofia all’Universtità di Heidelberg. Ha insegnato alla EHESS di Parigi, alla Bibliotheca Hertziana di Roma, all’Università di Trier. Dal 2003 è direttore e membro del comitato scientifico del Kunsthistorisches Institut in Florenz, Max-Planck-Institut. Il lavoro in un’impresa di valore Un problema nuovo per le organizzazioni e le imprese, diversamente dal passato, è quello della socializzazione delle nuove generazioni che fanno il loro ingresso al lavoro e al valore del lavoro, ai valori di fondo dell’azienda, ai suoi obiettivi e alle sue finalità . Di come dare continuità nel tempo ai suoi valori ispiratori, considerando che il contesto sociale ed economico è mutato, e pure mutate sono le condizioni di vita, i livelli di istruzione, le aspettative e gli orientamenti della popolazione e dei lavoratori. Più in generale, e non solo nei confronti dei giovani, di come riuscire a coniugare i valori ispiratori originari con imprese cresciute e trasformate, che oggi competono anche sul piano internazionale e in un contesto in rapida evoluzione. Ciò vale a maggiore ragione per un’impresa come la cooperativa, dove la dimensione valoriale, mutualistica e solidaristica rappresenta uno degli assi fondamentali della sua esistenza, costituzione e regola di funzionamento. Ancora di più, se consideriamo che la cooperazione sta vivendo, almeno in Italia, in questi anni una particolare attenzione sotto il profilo sociale, politico e fiscale. Per la cooperazione questa fase costituisce un momento di sfida.  Daniele Marini (Padova, 1960) è professore di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università di Padova e direttore scientifico della Fondazione Nord Est. Collabora come editorialista e analista al quotidiano «Il Sole 24 Ore ». Con Marsilio ha curato l’annuale Nord Est. Rapporto sulla società e l’economia (Venezia 2008; con S. Oliva) e il volume Fuori dalla media. Percorsi di sviluppo delle imprese di successo (Venezia 2008). Con Edizioni Lavoro ha pubblicato Una domanda da educare (Roma 1995). Letto 3355 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||