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LETTERATURA: Gli anni Trenta in Germania rivisitati attraverso le poesie di Bertolt Brecht ed illuminati da alcune riflessioni di Willy Brandt (7)15 Settembre 2010
di Nino Campagna [Nino Campagna, presidente dell’Acit di Pescia (Associazione Culturale Italo-Tedesca) (acitpescia@alice.it), che conosco da vari anni, è un infaticabile messaggero della cultura, in particolare di quella tedesca, di cui si può dire sappia tutto. Affascinato da quella letteratura va in giro a parlarne davanti a studenti e professori, incantando tutti con il suo eloquio da oratore tanto preparato quanto appassionato. Non si finirebbe mai di ascoltarlo. Della cultura tedesca conosce non solo la letteratura, ma la musica e in modo tutto speciale – al contrario di quanto accade in Italia – la fiaba, che nella Germania gode di grande considerazione, quasi a livello di vero e proprio culto. Per la sua attività ultra quarantennale è stato insignito della croce al merito culturale concessagli dal Presidente della Repubblica Federale di Germania Horst Köhler. Essendo la sua opera protesa alla diffusione della cultura tedesca, la rivista è lieta della sua collaborazione, che ci farà conoscere molti aspetti interessanti di quella Nazione, e per questo lo ringrazia.] Ma non è solo il Paese a dover subire una cocente mortificazione; a pagare il prezzo per un “ordine†artificioso e di facciata sono soprattutto tanti oscuri individui sulla cui pelle si imprime quotidianamente un’onta, che sarà difficile rimuovere o camuffare : Viele sind für Ordnung (Molti sono per l’ordine), 491 – 1933 – Molti sono per l’ordine. Mettono a pranzo Tuttavia, nonostante questa amarezza di fondo arricchita da qualche vena polemica, a prevalere spesso è la sua condizione di esule, lontano da una patria da cui non riesce a staccarsi e per di più continuamente esposto al dileggio della gente: Verhalten in der Fremde (Comportameno in terra straniera), 407 – 1933 – Adesso Brecht, lontano dall’invivibile Berlino di inizio anni Trenta, ha adesso tutto il tempo per rivisitare gli ultimi periodi della sua vita in Germania e lo fa con estrema lucidità . La sua fredda analisi delle condizioni in cui versa il suo Paese gli offre anche l’occasione per una retrospettiva sul suo impegno politico: Als ich ins Exil gejagt wurde (Quando sono stato cacciato in Esilio), 416 – 1933 ? – Quando sono stato cacciato in esilio Unico conforto, se così si può definire, la convinzione di non essere solo e soprattutto quella di aver avuto illustri predecessori: Die Auswanderung der Dichter (L’emigrazione dei poeti), 495 – 1933 – Omero non aveva casa Sempre su questo tono un’altra poesia riconducibile allo stesso periodo: 1 A lungo ho cercato la verità sulla vita degli uomini tra di loro 2 Una volta detta la verità , che era così difficile da trovare, 3 Poco dopo vennero uomini in gran quantità con pistole regalate 4 A me hanno preso la mia piccola casa e la mia auto 5 Attraversando la frontiera ho pensato: Non vengono risparmiati i così detti “obiettiviâ€, quelle persone contraddistinte da un perbenismo di facciata, che, da lontano e quindi al sicuro, assistono senza muovere un dito per quello che avviene nel Paese dell’illegalità e traggono le conclusioni a modo loro: Gegen die Objektiven (Contro le persone obiettive), 492 – 1933 – 1 Quando coloro che hanno combattuto l’ingiustizia 2 Perché vi lamentate, chiedono, 3 Chi lotta, dicono deve saper perdere 4 Ahimè, amici che siete al sicuro 5 Le nostre sconfitte infatti Prendendo poi a pretesto una condanna esemplare inflitta ad un povero diavolo accusato di fare propaganda per il partito comunista, offre, con l’orgogliosa risposta del lavoratore al giudice “comprensivoâ€, un’ulteriore istantanea di quei giorni tristi: Was zersetzt (Cosa distrugge), 497 – 1933 – Nei primi mesi della dittatura nazionalsocialista Verso la fine di quell’anno (ottobre 1933), prendendo lo spunto da una poesia pubblicata sulla rivista “Der Fackelâ€, compone una lirica, che risulta una dolorosa constatazione di quanto siano inadeguati i mezzi a disposizione quando quello che accade supera l’immaginabile. In questi casi sono i crimini stessi ad essere più eloquenti di qualsiasi denuncia, è addirittura il silenzio che può ergersi ad implacabile testimone d’accusa. Über die Bedeutung des zehnzeiligen Gedichts in der 888. Nummer der Fackel (Sul significato della poesia di dieci righe pubblicata sul numero 888 della Fackel), 501 -1933 – Una volta che il Terzo Reich fu fondato Una volta che l’orrore ha raggiunto una certa dimensione A colui che viene impiccato Solo i corpi mutilati È la lotta dunque terminata? Chi ha parlato di fame viene steso. Quando il critico si è scusato Intanto la situazione in Germania diventava sempre più tragica e, dopo i politici, ad essere sotto tiro era adesso la cultura. Dal suo “Ufficio per l’illuminazione del pubblicoâ€, così venne ribattezzato il ministero per la propaganda, Goebbels catechizzava intellettuali e stampa, ordinando quello che si poteva fare e soprattutto pubblicare. Questa commedia dell’assurdo doveva avere il suo triste epilogo la sera del 10 maggio 1934, quando, davanti all’Università , sulla famosa “Unter den Lindenâ€, viene dato fuoco ad una gigantesca pira di libri che le SA e le SS avevano raccolto, facendo razzia in tutta la città . Si trattava di opere considerate “sovversiveâ€: 20.000 volumi nella sola Berlino. Ma Berlino non era che l’inizio di questa infame operazione. In tante altre città tedesche si faceva purtroppo a gara ad ammucchiare libri “pericolosi†e a fare di loro imponenti falò in grado di rischiarare le notti della vergogna tedesca. Letto 1870 volte.

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