Perché il Pdl ha fatto bene12 Marzo 2013 Alle ultime elezioni non ho votato il Pdl di Berlusconi, ma Fratelli d’Italia di Crosetto. Crosetto (anche se è caduto nell’incidente della laurea che non ha, come è accaduto a Giannino, ma le giustificazioni di Crosetto mi sono apparse convincenti) è persona che ho apprezzato per la sua onestà e per la sua trasparenza. Insomma, un politico credibile, mentre non lo era e ancora non lo è il Pdl con i suoi uomini di gomma, avendo dato più volte dimostrazione di cedere facilmente di fronte ad uno scontro con l’avversario. Ma questa volta sono dalla sua parte. Mi sono detto: Finalmente un Pdl che non si lascia pestare i piedi e reagisce. Ho letto che Gianni Letta si era messo di traverso per convincere il segretario Alfano a rinunciare alla manifestazione di protesta davanti al tribunale di Milano in difesa dei diritti di Berlusconi, calpestati da una procura fin troppo aggressiva e partigiana. Ma, finalmente, non ce l’ha fatta. Naturalmente i giornali di regime hanno condannato l’iniziativa, e questo è il segnale che essa ha fatto centro. Veniamo ora alla sostanza di quanto è successo ieri a Milano. A queste elezioni, per la prima volta gli ex comunisti si sono presentati con la loro faccia e per la prima volta, ottenendo i benefici della attuale legge elettorale, hanno conseguito la maggioranza assoluta alla camera e la maggioranza relativa al senato. Però non sono riusciti a sconfiggere Berlusconi, il quale è stato protagonista di una campagna elettorale considerata da tutti, anche dagli avversari, un capolavoro di rimonta, dimostrando che il Pdl senza di lui non esiste. Egli non soltanto ne è il leader indiscusso ma anche il solo che può tenerlo unito e guadagnare un vasto consenso elettorale per governare il Paese, così come è accaduto in questi venti anni. Mentre il M5stelle ha rivelato una larga fetta di elettorato che non sopporta più la vecchia classe politica che ci ha portato all’attuale sfascio morale, istituzionale ed economico, il Pdl ha dimostrato che sotto la guida di Berlusconi è stato e resta un avversario vigoroso, in grado di far traballare qualsiasi governo di centrosinistra. Di contro, il centrosinistra ha dimostrato di non essere in grado di contrastare il vasto consenso che il leader dell’opposizione ancora gode presso l’elettorato, subendo con ciò una evidente sconfitta politica, che è anche un atto di accusa nei confronti del presunto vincitore Pierluigi Bersani. Si sa che la parte politicizzata della magistratura in tutti questi anni ha cercato di dare una mano al Pd imbastendo numerosi processi a carico di Berlusconi, tutti finiti nel nulla. Ne sono rimasti alcuni in cui taluni pm intravvedono una qualche speranza di riuscire nell’impresa. Ed ecco perciò le accelerazioni del tutto inusuali per arrivare al più presto ad una sentenza definitiva di condanna che escluda Berlusconi dalle prossime ed imminenti elezioni anticipate, sempre più probabili, visto che appare molto difficile formare un governo che goda – come vuole il capo di Stato – di una maggioranza solida e di legislatura. Il processo Mediaset è la testimonianza più evidente di un trattamento speciale che la procura e i giudici di Milano hanno inteso riservare al leader dell’opposizione. Tra la prima sentenza di condanna, avvenuta nell’ottobre del 2012 e la seconda sentenza (si prevede di conferma della condanna), fissata per la fine di marzo, sono appena trascorsi 5 mesi. Un record assoluto, che viene negato a tutti gli altri cittadini. Il processo Ruby, come ha scritto Vittorio Sgarbi, vede Berlusconi accusato di reati che la stessa vittima e molti testimoni negano. Sempre a Milano Berlusconi è stato condannato per aver diffuso una conversazione protetta dal segreto istruttorio tra Fassino e Consorte in cui il primo, a quel tempo segretario del Pd che aveva un altro nome (ne ha cambiati tanti, smacchiandosi proprio come un giaguaro) aveva esclamato al colmo della gioia: “Abbiamo una bancaâ€, e niente è stato fatto invece dai magistrati milanesi per condannare le infinite fughe di notizie protette dallo stesso segreto istruttorio attinenti le intercettazioni telefoniche di cui è stato oggetto  Silvio Berlusconi. A Napoli si è appena organizzato un processo a carico di Berlusconi per una presunta compravendita di deputati sulla base dell’accusa mossa dall’ex parlamentare Sergio De Gregorio, il quale, quando la notizia uscì qualche anno fa, smentì risolutamente e sdegnosamente, e solo oggi, che non è stato candidato da Berlusconi ed ha perso perciò il seggio, se ne esce con un’accusa che lui stesso aveva respinto. Come il lettore può vedere da sé, c’è materia abbastanza consistente per dimostrare a chi voglia usare il cervello che il leader dell’opposizione è sottoposto ad una vera e propria persecuzione giudiziaria, che spesso ha intralciato pesantemente l’esercizio perfino della sua carica di presidente del consiglio, e che le accuse che comunque gli sono rivolte non giustificano affatto un trattamento così speciale rispetto al trattamento che in materia penale e civile è riservato normalmente a tutti gli altri cittadini. Se questo trattamento speciale lo si fa, significa che c’è uno scopo da raggiungere e che questo risultato è atteso e urgente: quello, ossia, di impedire a Berlusconi di essere presente nella nuova ed imminente competizione elettorale. Se questo è l’assunto – e non può che essere così – cosa doveva fare il Pdl per difendere il suo leader, quando la parte politica che ne trae vantaggio e le istituzioni e i giornali di regime, se ne stanno a guardare tacendo che quel tipo di assalto rappresenta un vulnus alla democrazia e la violazione dei confini assegnati ai magistrati dalla costituzione? Invece si propaganda il contrario. Si sostiene sfacciatamente che il Pdl ha leso l’autonomia della magistratura. Incredibile. A Milano si esercitano i poteri con una discrezionalità assoluta e in modo manifestamente ostile al leader dell’opposizione, e l’opposizione dovrebbe far finta di non accorgersene e restarsene buona buona ad assistere  alla decapitazione del suo presidente. Chi sostiene questa spregevole tesi ha nel suo dna un virus che non è solo antiberlusconiano, bensì, soprattutto, antidemocratico. Dopo l’incontro con il Csm, il comunicato del Quirinale che dà soddisfazione al Pdl, qui, qui, qui, qui, qui. 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