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Perché non critico il Lodo Alfano

24 Maggio 2009

In questi giorni di campagna elettorale si torna a parlare del Lodo Alfano, che è diventato legge dello Stato nell’estate del 2008 (L.124/08).

All’art. 1 così recita:
«1. Salvi i casi previsti dagli articoli 90 e 96 della Costituzione, i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, di Presidente del Senato della Repubblica, di Presidente della Camera dei deputati e di Presidente del Consiglio dei ministri sono sospesi dalla data di assunzione e fino alla cessazione della carica o della funzione. La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione. »

L’art 2 recita:
«2. L’imputato o il suo difensore munito di procura speciale può rinunciare in ogni momento alla sospensione. »

A seguito della “sentenza Mills” si chiede a Berlusconi di rinunciare, come consente l’art.2, ai benefici di immunità da essa riservati alle alte cariche dello Stato e di sottoporsi al giudizio della magistratura. Non solo, ma si sostiene che il Lodo Alfano è una legge che Berlusconi ha voluto per salvarsi dal carcere. Infatti, l’art.1 termina così: “La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione.”
Lo stesso Capo dello Stato ha spiegato assai bene la legittimità di tale legge, sostendo che essa risponde ai requisiti richiesti dalla Corte Costituzionale, e che la stessa Corte può sempre intervenire ove ravvisasse elementi di anticostituzionalità. Leggere qui.

Ma io voglio prescindere da tutto ciò per fare un ragionamento da semplice cittadino che ha vissuto la discesa in campo dell’imprenditore (e oggi imperatore) Berlusconi.

Chi era Berlusconi prima del 1994, quando vinse le elezioni e fu chiamato alla guida del governo?
Era un signore conosciuto soprattutto perché era riuscito  a mettere in piedi una televisione privata in grado di resistere allo strapotere della Rai, e anche perché era il presidente che aveva fatto diventare leggenda la storia del Milan.
La magistratura taceva in quegli anni che precedettero il 1994, segno che tutto andava bene o perlomeno tutto poteva restare dietro le quinte.
Poi Berlusconi scende in campo, diventa presidente del consiglio ed ecco che a Napoli, nel corso di un convegno internazionale,  lo raggiunge, inopportuno, un avviso di garanzia. E’ l’inizio di un bombardamento a tappeto, nel corso del quale una parte della magistratura, prima taciturna, addebita al presidente del consiglio e leader della maggioranza ogni nefandezza.
Mi domando, e se lo sono domandati, credo, in molti, come non sia stato possibile intervenire su tali supposti reati prima del 1994.
Non v’è dubbio, infatti, che l’improvviso interessamento della magistratura alla persona di Berlusconi suscita più di un interrogativo, e bisognerebbe indagare a fondo per capire se prima del 1994 si possano rinvenire delle responsabilità di occultamento di reato da parte di taluni  magistrati, che andrebbero, nel caso affermativo, perseguiti.

Sta di fatto, comunque, che dal 1994 (anno della sua discesa in campo) in poi Silvio Berlusconi risulta uno dei cittadini italiani più indagati dalla magistratura. Per quali reati? Per reati che avrebbe commesso prima di entrare in politica,   nell’esercizio della sua funzione di imprenditore.
Solo chi vive nel mondo dei sogni, non può non capire che questo “accanimento” tardivo ha una finalità politica. Attraverso la magistratura si è cercato e si cerca di cancellare Berlusconi dalla scena politica, poiché non ci sono altri mezzi per farlo, riscuotendo lo stesso di un vasto consenso popolare.   Si  ha in Italia questa contraddizione: che mentre una parte della magistratura considera Berlusconi un farabutto, reo di molte infrazioni alla legge, i cittadini lo scelgono alla guida del Paese, e accrescono sempre di più le loro simpatie nei suoi confronti.

Può lavorare serenamente una persona che il popolo ha mandato a governare e che un giorno sì e un giorno no riceve avvisi di garanzia dalla magistratura? E per quali reati? Non per reati commessi nell’esercizio del suo mandato politico, bensì per reati che avrebbero dovuto essere indagati dalla magistratura prima del 1994. Perché la magistratura agisce (si sveglia) solo adesso? Se si fossero mossi a tempo debito, ora non avremmo alcun problema da sciogliere, giacché, se fosse stato trovato colpevole, Berlusconi sarebbe finito in carcere già da un pezzo. Perché non si è voluto indagare prima e in carcere lo si vuole mandare solo adesso che gli italiani lo hanno scelto a governarci?

La spiegazione è semplice: politicamente Berlusconi non si può battere. Come ha detto Veronica Lario, è un imperatore, ed ha con sé la maggioranza schiacciante degli italiani. Allora bisogna impedirgli in tutti i modi possibili di governare, poiché, probabilmente, governando, accrescerà la sua popolarità presso gli elettori.

Mi domando se tutto ciò possa essere accettato. Possa essere accettato, cioè, che attraverso l’opera di alcuni magistrati, si siano tolte “dal sonno” in cui giacevano soltanto ora, tardivamente, alcune ipotesi di reato al solo  scopo di impedire a Berlusconi di governare. Gli italiani hanno tutto il diritto di essere governati dall’uomo che hanno scelto. E badate, lo hanno scelto anche dopo il 1994, quando la macchina tritaberlusconi era partita. Gli italiani, ossia, credono in lui e desiderano metterlo alla prova. Si sono stancati delle chiacchiere dei politicanti che lo hanno preceduto, e vedono in lui l’uomo nuovo.

Il Lodo Alfano è nato per creare una barriera protettiva intorno al presidente del consiglio e alle altre tre cariche dello Stato, in modo che possano governare e rispondere coi fatti dell’esercizio del proprio mandato. Per quanto riguarda Berlusconi, proprio grazie al Lodo Alfano, egli non avrà modo alcuno di giustificarsi, né scappatoie possibili quando sarà chiamato dai cittadini a rendere conto delle promesse fatte in campagna elettorale. Il Lodo Alfano, inoltre, non si interessa della sua sorte una volta che Berlusconi avrà cessato di ricoprire una delle quattro alte cariche dello Stato protette dalla legge.

Si sono aspettati (secondo me: colpevolmente) tanti anni prima di perseguire Berlusconi per supposti reati commessi da imprenditore. Non sarà la fine del mondo se aspetteremo il momento in cui (succederà) egli dovrà passare il testimone ad altri. Lo eleggeranno capo dello Stato, per prolungare la sua incolumità? Anche la carica di capo dello Stato ha la sua durata.

Se la magistratura non si è mossa prima, attenda serenamente che l’uomo chiamato ad una delle più alte cariche dello Stato eserciti, libero da impacci, il mandato affidatogli dagli elettori. Poi, una volta finito il mandato, la stessa magistratura stia attenta a non cadere di nuovo in letargo, lo giudichi e, se Berlusconi sarà trovato colpevole, sia puntuale e decisa nel condannarlo.

Annotazione sul Lodo Alfano sulla cui legittimità sarà chiamata a pronunciarsi la Consulta il 6 ottobre prossimo. Esso non rappresenta affatto una novità nella nostra legislazione. Si pensi all’immunità parlamentare, sulla quale riporto quanto si legge qui, sottolineando che il Lodo Alfano addirittura non è un immunità ma una sospen ­sione processuale, come ebbe a dichiarare la stessa Corte Costituzionale in occasione dell’esame del Lodo Schifani:

“IMMUNITí€ PARLAMENTARE
Un parlamentare, nel periodo in cui svolge le sue funzioni, è circondato da una garanzia di impunibilità. Infatti, come afferma la Costituzione italiana all’art. 68, egli non può essere chiamato a rispondere delle opinioni espresse e dei voti che avrà dato. Perché si possa perquisire, arrestare, processare un parlamentare è necessaria l’autorizzazione (che, dopo la riforma costituzionale dell’ottobre 1993, non è invece richiesta per condurre un’indagine nei suoi confronti) della Camera a cui appartiene. Se l’autorizzazione viene negata, la magistratura non potrà procedere in alcun modo. Naturalmente, allo scadere del mandato parlamentare, il deputato o il senatore perdono il diritto all’immunità e tornano a essere come tutti gli altri cittadini, quindi perseguibili per i reati eventualmente commessi. Scopo dell’immunità parlamentare è quello di tutelare i membri del Parlamento nella loro libertà e indipendenza.”

Articoli correlati

“LE PREROGATIVE DEI PARLAMENTARI IN ITALIA: IMMUNITA’ PENALE ED INSINDACABILITA'”. Qui.

“Ma quel Lodo non è una vera immunità” di Nicolò Zanon (costituzionalista). Qui.

Lo stesso deputato Antonio Di Pietro, di fronte ad una notizia secondo la quale potrebbe essere indagato dalla procura della Repubblica di Roma per offese al Capo dello Stato, così risponde:

“Aspetto e rispetto serenamente le valutazioni che la procura vorrà dare. Non mi avvarrò di alcuna immunità parlamentare e rivendico il mio diritto-dovere, come cittadino e come rappresentante eletto del popolo, di criticare quei provvedimenti e quelle azioni che ritengo lesive della Costituzione e del diritto da chiunque essi provengano, capo dello Stato compreso”, ha subito replicato Di Pietro rilevando che “a sentirsi offeso dovrebbe esser quel povero cittadino che si è sentito redarguire dal presidente della Repubblica perché si era permesso di chiedergli di non firmare un provvedimento che egli, come me e tanti altri, ritiene ingiusto e iniquo in quanto favorisce criminali e danneggia gli onesti”. Di Pietro non ha usato mezzi termini ribadendo che “in quella occasione le giustificazioni addotte dal Capo dello Stato appaiono a me e non solo a me del tutto irrituali”. “Forse i costituzionalisti e i tanti commentatori che si sono esercitati in questi giorni a criminalizzare le mie critiche – ha concluso Di Pietro – dovrebbero interrogarsi se possano considerarsi opportune o non siano invece lesive della Costituzione proprio le parole rinunciatarie del Capo dello Stato. Ma in questo periodo di perbenismo di facciata e di ipocrisia di maniera non mi aspetto nulla di nuovo”. Qui.

Ancora Di Pietro. Qui.

“La stabilità di governo” di Angelo Panebianco. Qui.

Il 7 ottobre 2009, la Corte Costituzionale ha bocciato il Lodo Alfano. Qui.

Leggo qui, datato 29 ottobre 2009, sull’immunità parlamentare:
…poi ti cade l’occhio su un’agenzia di stampa. E’ un’Agi delle 21,57, ormai è troppo tardi perché finisca sui giornali del giorno dopo. “L’aula della Camera con 375 voti a favore e 199 contrari ha respinto, a scrutinio segreto, la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che era stato accusato di favoreggiamento nell’ipotesi di avere avvisato nel 2004 il prefetto di Livorno di un’inchiesta giudiziaria a suo carico per abusi edilizi“. No, per dire: com’è piccolo il mondo, nevvero?”


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10 Comments

  1. Commento by Felice Muolo — 26 Maggio 2009 @ 10:52

    Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 26 Maggio 2009 @ 12:23

    Nei confronti di Berlusconi, i magistrati hanno tenuto nel cassetto quelli che poi sono stati da essi stessi (non da altri) considerati reati nel momento in cui l’uomo imprenditore è sceso in politica.

    Per tradurre la faccenda in soldoni: se Berlusconi restava imprenditore, non aveva commesso nessun reato. Sceso in politica, è saltato fuori che invece ne aveva commessi.
    Come si può spiegare?

    Non andrebbe aperta un’indagine per capire come funziona la giustizia in questo Paese? Un reato non è un reato sempre? E quei magistrati che hanno tenuto nei cassetti le pratiche che accusavano il Berlusconi imprenditore non meriterebbero di essere puniti e messi alla gogna dell’opinione pubblica?

  3. Commento by kalle — 27 Maggio 2009 @ 13:55

    Bart, praticamente sono in disaccordo su tutto quanto sostieni, tantopiu’ sul cosiddetto Lodo Alfano. Andrei piu’ in dettaglio, ma non ne ho proprio il tempo. Invece, solo una domanda, perche’ sarei sinceramente curioso di conoscere la tua opinione: per quale motivo, secondo te, nel 1994 Berlusconi decise di entrare in politica?

  4. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 27 Maggio 2009 @ 15:24

    Ciao, kalle, beneventuo qui da me. So quello a cui ti riferisci.

    Una delle ipotesi strombazzate dalla stampa quando Berlusconsi dichiarò la sua discesa in campo fu quella che le sue aziende fossero in rosso e quindi scendesse in politica per rimpolparle (conflitto di interessi mai risolto nemmeno dalla sinistra al governo). Tu forse alludi invece al fatto che Berlusconi subodorasse l’azione della magistratura.
    Penso che Giulio Mozzi, che spesso mi critica quando faccio delle congetture, mi direbbe che se non ci sono prove non è bene azzardarsi a fare supposizioni.

    Queste ipotesi le ho ben presenti. però. Tuttavia sta di fatto che la magistratura ha cominciato a muoversi quando Berlusconi è entrato in politica. Qui non si tratta di illazioni, ma di fatti, che sono quelli che contano. Perché?

    Resto convinto che la magistratura è colpevole. Avrebbe dovuto agire a suo tempo. Ora che Berlusconi è presidente del consiglio va lasciato lavorare. Del resto, ripeto, la magistratura ha aspettato anni prima di perseguirlo, può attendere. Non sarà la fine del mondo.

    Ho l’impressione che i cittadini accrescano sempre di più il consenso verso Berlusconi perché intuiscono che sotto c’è del marcio con cui si vuole impedire a Berlusconi di restare in politica.

    Vorrei anch’io un presidente del consiglio migliore, da cattolico lo vorrei soprattutto moralmente migliore, ma non vedo chi si possa mettere al suo posto. Tante cartucce sono state sparate, e a vuoto. Vediamo se questa coglie il bersaglio.

    La vita privata di Berlusconi è orribile, non la condivido, ma oggi mi vedo costretto a separare il privato dal pubblico, per mancanza di alternative.

  5. Commento by kalle — 27 Maggio 2009 @ 16:04

    Caro Bart, non hai risposto alla mia domanda. Sono, ripeto, sinceramente curioso di sapere quale sia la tua opinione in proposito, perche’ io magari penso quel che tu scrivi, ma non ho capito quel che pensi tu.

  6. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 27 Maggio 2009 @ 18:19

    Berlusconi non è sceso in campo per nessuna delle due ipotesi a cui mi sono riferito e che erano circolate a quel tempo. Fino a prova contraria, ovviamente. Se le hai, ben vengano a convincermi.

    1 – Per credere che le sue aziende andassero male, ci vorrebbe qualche società di revisione che in quegli anni ante-discesa in campo lo abbia certificato. Non mi risulta. Se risulta a te, fammelo sapere. Altrimenti bisogna pensare che siano chiacchiere diffuse a arte.

    2 – Per credere che la magistratura abbia colpito Berlusconi con avvisi di garanzia ante-discesa in campo, dovresti dirmi se ti risulta che qualche avviso di garanzia lo abbia raggiunto in quel periodo. Altrimenti, anche in questo caso, siamo nel campo delle illazioni.

    Non si può infamare un uomo con delle illazioni.

    Se dunque tutto ciò non è possibile dimostrarlo coi fatti resta in piedi solo una risposta, la quale si attiene unicamente ai fatti, ed essa concerne i contenuti della dichiarazione di Berlusconi secondo la quale scendeva in campo per rinnovare la politica.

    Ecco i fatti.

    Devi ricordare che Tangentopoli era cominciata il 17 febbraio 1992, due anni prima, cioè, della discesa in campo di Berlusconi. Subito dopo, nell’aprile dello stesso anno 1992, si erano tenute le elezioni che avevano falcidiato i partiti storici finiti sotto inchiesta. Nelle amministrative del 1993, ancora crollo dei partiti storici. Seguì una pioggia di suicidi. A marzo del 1994 Berlusconi vince le elezioni. Solo a giugno, ossia quando Berlusconi era già presidente del consiglio, nell’inchiesta sugli 80 finanzieri e 300 industriali corrotti si scopre che è coinvolta anche la Fininvest. Qualche tempo dopo, infatti, Berlusconi è raggiunto a Napoli dal famoso avviso di garanzia conosciuto misteriosamente prima dal Corsera che dallo stesso Berlusconi. Quello fu il primo avviso di garanzia.

    Se questi sono i fatti, ai fatti io mi attengo, come dovrebbero fare tutti.
    Quindi: la magistratura non ha mai agito quando Berlusconi era solo imprenditore; ha agito invece dal momento che ha dichiarato di scendere in politica.

    Le due ipotesi dette in premessa (aziende vicine al fallimento; indagini della magistratura in corso contro di lui) non sono al momento suffragate dai fatti, e rientrano nel campo, in cui noi italiani siamo bravissimi, delle congetture.
    Invece sono fatti il terremoto prodotto nei partiti dall’inchiesta Mani pulite del 1992, i suicidi conseguenti, la scomparsa dei partiti tradizionali.

    Dunque, fino a prova contraria, e stando unicamente ai fatti surrichiamati e non alle congetture, la mia convinzione è che Berlusconi sia entrato in politica secondo le sue dichiarazioni fatte al momento della sua discesa in campo.
    Perché non credergli? Non ho alcun motivo valido per farlo. Mi unirei pedissequamente al coro dei congetturisti, e non è mia intenzione. Avrò invece occasioni concrete per giudicare la sua politica, quando scadrà il suo mandato.

  7. Commento by kalle — 27 Maggio 2009 @ 18:53

    Bart, ti ringrazio, ho capito che tu ritieni Berlusconi credibile e pensi che sia entrato in politica unicamente per rinnovare la politica. Questo volevo capire.

    Riguardo alle illazioni, mi sembra che pero’ ne faccia anche tu, quando pensi che la magistratura si occupi di Berlusconi per motivi politici. Quali prove concrete hai di questo complotto?

    Come dici tu, “fino a prova contraria”, io devo ritenere che la magistratura indaghi su Berlusconi per motivi concreti. Altrimenti faccio illazioni non provate. Non solo: sto implicitamente sostenendo che la magistratura sia responsabile di un colpo di stato.

  8. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 28 Maggio 2009 @ 00:14

    Scusami, Kalle, sono rientrato solo ora.

    Devo credere alle dichiarazioni di Berlusconi perché, in mancanza di prove contrarie, sono tenuto a farlo, per il rispetto che devo alla persona (a lui come a tutte le persone).

    Io porto i fatti, mi limito a quelli. L’accusa che rivolgo alla magistratura è quella di essersi mossa contro Berlusconi soltanto dopo che è entrato in politica. E questo, come ho dimostrato, è un fatto. Da ciò può anche discendere, come sostiene lo stesso Berlusconi e molti altri, che quella parte di magistratura ha agito per una ragione politica. Lo penso anch’io, per la verità, visto l’approdo che hanno fatto diversi magistrati nei partiti della sinistra. Però – fai attenzione – la mia accusa si basa sulla constatazione che questi magistrati hanno cominciato ad agire contro Berlusconi solo quando è sceso in politica. E’ questa l’accusa che muovo contro di loro. Non ci saremmo trovati in questo pasticcio, se avessero agito a tempo e gli italiani avessero avuto modo di sapere se Berlusconi è realmente colpevole di reati. Ora è presidente del consiglio; ha responsabilità di governo che gli italiani (nonostante gli interventi ripetuti della magistratura) hanno voluto affidargli, non un volta sola, ma in più riprese. Ha il diritto-dovere di governare il Paese, fra l’altro in un momento molto difficile. Chi metteremmo al suo posto? Franceschini e la sua squadra? Andremmo tutti alla bancarotta: non hanno capacità di governo. Fammi tu un nome della sinistra che possa governare il Paese. I pochi che hanno tentato si sono tutti bruciati.
    Anche nella destra per la verità non abbiamo di meglio, se si eccettua la capacità di Berlusconi di sapersi attorniare di uomini tecnicamente validi, primo fra tutti Tremonti. Poi è un uomo abituato al fare. Anche se gli capita di fare cose inusuali per un presidente del consiglio, anche buffonesche, resta un uomo del fare, e oggi c’è bisogno di chi, per esperienza personale, ha il senso del fare. In Italia c’è bisogno di fare questa prova, ossia non scegliere più uomini cresciuti all’ombra dei campanili della politica, che non hanno mai conosciuto il mondo del lavoro. Costoro hanno dimostrato di saper fare solo chiacchiere. Quando poi la sua esperienza nelle funzioni più alte dello Stato sarà terminata, egli, non più protetto dal Lodo Alfano, dovrà presentarsi alla magistratura.

    Tornando alla magistratura, mi piacerebbe che fosse aperta un’indagine per verificare se taluni magistrati erano al corrente di ipotesi di reato contro Berlusconi prima che entrasse in politica, e conoscere perché non hanno agito come prescrive la legge. Oggi si temono le prescrizioni di reato. Ma perché non si è agito prima? E’ un capitolo buio.

    Anche a te, come ho consigliato a Giulio Mozzi, rivolgo l’invito di scaricare gratis il mio libro “Cencio Ognissanti e la rivoluzione impossibile”, dove, documenti alla mano, narro le orribilità di cui è capace la politica. Lo trovi qui (sono 400 pagine A/4):
    https://www.bartolomeodimonaco.it/?page_id=56

    Sei ancora a Londra?

  9. Commento by kalle — 28 Maggio 2009 @ 09:55

    caro Bart, mi soffermo solo sulla tua affermazione (accusa, come tu la definisci) secondo cui la magistratura si e’ mossa solo dopo l’entrata di Berlusconi in politica. Del resto, come anche tu affermi, questa e’ la tua constatazione principale.

    Bene, come tu dici, da questa affermazione puo’ anche discendere che la magistratura abbia agito per motivazioni politiche. Ma puo’ anche non discendere.

    Quello che voglio dire e’: la semplice successione temporale non e’ affatto una prova certa. In logica, c’e’ anche una famosa ‘fallacia’, di solito appunto chiamata “post hoc, ergo propter hoc”. Due eventi che avvengono in successione non sono necessariamente collegati. E infatti si potrebbero facilmente immaginare altre spiegazioni per gli eventi di cui parliamo.

    In conclusione, puo essere -per cosi’ dire- attraente pensare ad una connessione tra l’entrata di Berlusconi in politica e l’infittirsi delle inchieste su di lui; pero’, in assenza di prove, rimaniamo sempre sul piano delle illazioni.

    Non pensi che -come suggerisci nella tua premessa per quel che riguarda Berlusconi- si debba avere rispetto anche per il lavoro di quei magistrati, in assenza di prove contrarie?

  10. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 28 Maggio 2009 @ 10:49

    Io son dovuto stare ai fatti così come sono emersi, poiché non dispongo di ragionevoli alternative. Se ci mettiamo sul piano delle illazioni tutto diventa possibile.

    Alla faccenda del rapporto Berlusconi-magistratura quando Berlusconi era solo un imprenditore di successo, do molta importanza, ecco perché mi piacerebbe che un’indagine, un’inchiesta, insomma qualcuno (un giornalista) ci facesse sapere se qualche fascicolo fosse stato già aperto prima dell’entrata in politica di Berlusconi. E se stava procedendo regolarmente o era fermo, e se erano fermi altri fascicoli che riguardavano altre imprese, altri personaggi.

    Chiedo questo perché, emergendo i fatti così come li ho narrati, ci si domanda come sia stato possibile lasciare impunito un uomo a cui si addebitano tante scelleratezze. Eppure l’uomo era già in vista e ammirato come imprenditore.

    Il sospetto che ci sia stato un intervento di natura politica promosso da una parte della magistratura, resta dunque forte (visto anche che alcuni di questi magistrati sono finiti in polica ed esattamente nella sinistra). Però, come dici tu, resto anch’io, ahimè, nel campo assai precario delle ipotesi. Sono d’accordo, dunque. Ma sarai anche tu d’accordo con me che un’indagine di questo tipo scioglierebbe molti nodi e farebbe chiarezza su di una situazione che attualmente grava sui cittadini. L’accanimento quasi quotidiano contro il premier, promosso tanto dalla magistratura quanto dall’opposizione (quest’ultima su aspetti anche inerenti la vita privata), nuoce al buon governo del nostro Paese. Come fa un premier a governare se quasi ogni giorno deve difendersi da accuse che prescindono dalla sua azione di governo?

    Se (ripeto: se) un’indagine ci dicesse la verità sul rapporto magistratura-Berlusconi, ne guadagneremmo tutti.

    Se risultasse che la magistratura, in qualche modo, omise di agire su Berlusconi al tempo che non era ancora in politica, dovremmo concludere che essa è colpevolmente responsabile del caos in cui ci dibattiamo.

    Come cittadino voglio sapere come stanno le cose, dov’è il marcio. Sono costretto a tenermi ai fatti, e come mi fai notare tu, essi possono non essere fonte di verità. Ma quali altre analisi posso fare, con i pochi strumenti che ho? Nessuna. Quindi devo attenermi ai fatti. I fatti registrano un comportamento tardivo della magistratura. Non sono autorizzato a fondare il mio ragionamento sull’ipotesi che la magistratura negli anni 1992 e precedenti, ad esempio, stesse già indagando su Berlusconi (la sua dichiarazione di entrare in politica fu fatta verso la fine del 1993). Può anche essere, ma posso prendere questa ipotesi in considerazione solo quando sarà suffragata dai fatti, ossia da qualche indagine.

    Per riassumere:

    1 – Tanto Berlusconi che i magistrati non possono essere accusati sulla base di ipotesi. Qui, per quanto riguarda i magistrati, hai ragione e in mancanza di prove devo restare nel dubbio, e non trasformarlo in un atto d’accusa.

    2 – Il rapporto Berlusconi – magistratura ai tempi in cui Berlusconi era solo un imprenditore di successo presenta molti aspetti oscuri, dai quali dipende lo scoperchiamento di un bubbone che ha nociuto e nuoce al Paese. Da qui, il mio forte desiderio che in qualche modo si arrivi a chiarire coi fatti quel periodo. Insomma, voglio sapere se ci sono responsabilità colpevoli del caos in cui ci troviamo. E’ un caos in cui il premier non è messo nella condizione di governare, pur essendo stato eletto da una stragrande maggioranza di cittadini. Ti pare una situazione sostenibile? E in più in un momento di così grave crisi?

    3 – Ecco perché non critico il Lodo Alfano, come ho messo nel titolo di questo articolo. Perché, non essendo certo della reale natura dei rapporti Berlusconi-magistratura al tempo in cui Berlusconi era solo imprenditore, faccio la mia scelta e dico: gli italiani lo hanno designato a governare, e quindi che governi. E siccome deve essere messo in condizioni di governare come meglio può, non costringiamolo ad occuparsi quasi tutti i giorni delle azioni della magistratura e degli attacchi dell’opposizione sulla sua vita privata. Quando Franceschini chiede subdolamente: Berlusconi rinunci al Lodo Alfano, in realtà, poiché non sa più a cosa appigliarsi, vuole che Berlusconi sia distratto dalla politica e lasci il Paese allo sbando. Non si può accettare che il Paese vada allo sbando. Non abbiamo alternative valide al governo attuale. Dunque, per il bene del Paese, lasciamo che il governo governi e ci conduca fuori da questa crisi. Poi ci sarà tempo e modo per mandare Berlusconi in galera, se sarà trovato colpevole.

    Prova a pensare un Franceschini al governo. Dio ce ne scampi e liberi! Pensa solo a quel gesto ridicolo del giuramento fatto sulla Costituzione a Ferrara davanti a una minuscola folla. Non ci avrebbe mai pensato nemmeno un bambino.
    D’Alema tace. Ci sarà un perché?

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