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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

PITTURA: Dal quadro al racconto: Pensare è sconvolgersi

13 Novembre 2007

di Marco Ercolani


[Marco Ercolani, nato a Genova nel 1954, è psichiatra e scrittore. Tra i suoi libri: Col favore delle tenebre, Vite dettate, Lezioni di eresia, Il mese dopo l’ultimo, Carte false, Il demone accanto, Taala e Il tempo di Perseo. È autore di Fuoricanto, una raccolta di saggi critici su alcuni poeti contemporanei. In coppia con Lucetta Frisa ha scritto Nodi del cuore e Anime strane e cura la collana «I libri dell’Arca » per le edizioni Joker.]

Un sogno di Francis Bacon  

Bacon smise di gettare sul cavalletto i colori, stremato. Si addormentò e fece un sogno. Era in una grande chiesa, molto buia. Davanti ai suoi occhi la scultura in legno di un Cristo: ma i piedi non apparivano crocefissi al legno, erano prodigiosamente liberi, e tutto il Cristo sembrava proteso fuori dalla croce, nello slancio di una caduta violenta o nella volontà di un’ascensione estatica.

Francis fissò stupito quei piedi: non aveva mai pensato che i talloni riuscissero a staccarsi dai chiodi della croce. Per un attimo pensò che la sofferenza fosse terminabile e non, come la pensava lui, disgustosamente continua. Si chiese se il crocefisso fosse di Giovanni Pisano. «Forse della sua bottega » pensò fra sé e sé. Quando uscì dalla chiesa, come svuotato, vide l’insegna di una città – Massa Marittima. Osservò il duomo: era spostato dal lato destro della piazza, quasi che un vento improvviso lo avesse messo così, di sbieco, e una benefica bonaccia avesse impedito che crollasse oltre il bordo delle colonne e dei muri. Gli vennero in mente certi paesaggi di Soutine, che aveva la tentazione di trattenere con le mani perché pini e case non scaturissero fuori, rapiti da un vortice. Al tavolo di un caffè vide un ragazzo: aveva un foglio sulle ginocchia. Stava copiando da un libro piccolo, illustrato in bianco e nero, quello che sembrava un disegno del Pontormo. I due occhi del disegno – che ricordavano quelli dell’originale – erano totalmente bianchi. Anche da quel foglietto mal copiato lo guardavano fissi, come ciechi, e sembravano suggerirgli, come già sapeva, che il mondo era un paesaggio insensato e stravolto. A Bacon tornarono in mente le parole di uno psichiatra che un giorno, nel suo studio, conversò con lui sulla follia: «Vedi, loro – e alludeva ai matti – o sono pietre o sono piume ».Una ragazza, da un sipario mezzo strappato, gli chiese di avvicinarsi. Aveva un’aria misteriosa, i capelli scuri. Lo fece entrare in una stanza dove, ai muri, erano appesi fogli tutti fitti di linee geometriche. «Sono queste le fondamenta, – ripeteva – le fondamenta… ». Francis si accorse di non resistere più. Era irritato, turbato da una collera incontenibile. Strappò i fogli dalle pareti. Fuggì via. La ragazza scomparve.

Fu allora che gli venne in mente un verso: «la materia oscura l’assilla… ». Sapeva che non ci può essere nessuna geometria nel mondo. Anche Klee lo sapeva da sempre, nascondeva i suoi piccoli angeli armoniosi dietro scritte enigmatiche o disegnandoli discretamente su carta da pacchi. «È tutto disgustoso… » ripeté Bacon fumando per le strade. La città gli sembrava fatta di una materia strana: gli uomini ci camminavano ma non riuscivano ad avanzare bene; faticavano, i piedi incollati all’asfalto. Uno di loro oscillava, braccia e gambe fluttuavano da un lato e dall’altro. Una voce disse: «Ha un coltello nella schiena ». L’uomo, che continuava a oscillare senza nessuna lama visibile, finì con lo stramazzare a terra. Francis non si avvicinò al drappello pietoso che stava soccorrendo il morto. Continuò a camminare sperando di potersi svegliare. Adesso era come dentro un’erba altissima e sentiva di non odiare più i paesaggi ma di appartenere al crescere stesso dell’erba. Se avesse dipinto tutto questo non avrebbe potuto fare che come Monet semicieco: tracciare il sentiero del suo giardino, con il ponte e le piante, come un intrico rosso e verde, una macchia inestricabile. D’un tratto si sentì, dentro l’erba, come se fosse chiuso dentro una gabbia. In che modo ne sarebbe uscito? Ricordò due quadri di Pollock esposti al Guggenheim di Venezia: uno si chiamava Foresta incantata, l’altro Alchimia. Li rivide, esatti e grigi come li ricordava, turbolenti ma regolati da un ordine misterioso, che rammentava tanto le leggi oscure della foresta quanto i rigorosi processi alchemici. Capì che non sarebbe mai uscito da quell’erba senza pensare a una figura. Di nuovo gli affiorò alla mente il verso – «La materia oscura l’assilla » – e capì che doveva cedere all’ordine. Ricordò il secondo quartetto di Shostakovic, lo riascoltò mentalmente in pochi secondi. Rammentò simultaneamente che, in qualche pagina di taccuino, Cioran aveva scritto: «Pensare è sconvolgersi ».Bacon si svegliò alle cinque di mattina, osservando la scimmia fissa sul suo tavolo di legno. Sorrise e cominciò a lavorare alla sua Crocefissione.

Nota

Tre studi per una crocefissione, di Francis Bacon, è esposto alla galleria Solomon Guggenheim di New York.

Nota biobibliografica

Marco Ercolani è nato a Genova nel 1954, dove vive e lavora come psichiatra. Scrive racconti fantastici, vite immaginarie e saggi creativi. Si interessa in particolare al rapporto tra arte e follia. Ha pubblicato diversi libri, tra cui: Col favore delle tenebre, Il ritardo della caduta, Vite dettate, Lezioni di eresia, Il mese dopo l’ultimo, Carte false, Il demone accanto, Taala e Il tempo di Perseo. È autore di Fuoricanto, una raccolta di saggi critici su alcuni poeti contemporanei. Ha curato il volume collettivo Tra follia e salute: l’arte come evento. In coppia con Lucetta Frisa ha scritto L’atelier e altri racconti e Nodi del cuore. Cura la collana «I libri dell’Arca » per le edizioni Joker.


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A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart