PITTURA: I MAESTRI: Ascoltiamo Courbet3 Luglio 2018 di Franco Russoli Roma, novembre. Baudelaire, in una celebre pagina, accostò Ingres a Courbet, indicandoli come i rappresentanti esemplari e geniali di due opposte ma niere di massacrare l’immaginazione, di sacrificare le proprie doti per un ideale preconcetto: Ingres per quel lo della bellezza raffaelle sca, Courbet per quello di un realismo positivo, imme diato. Ed ecco che Balthus, pitto re anch’egli di grande e ostinata volontà, accoglie a Villa Medici a Roma, dopo la bella mostra di Ingres di un anno fa, una rassegna di opere di Courbet, intelli gentemente selezionate da Mi chel Laclotte e dai colleghi del Louvre e del Petit Palais. Due mostre quindi che non tanto smentiscono la paradossale e polemica affer mazione di Baudelaire, quan to dan ragione ad altri suoi più sottili e illuminanti giu dizi sui due maestri. Si è vi sto infatti come Ingres ri sultasse davvero quel genio inquieto, a suo modo rivo luzionario, a suo modo « ro mantico », che Baudelaire aveva intuito â— e si vede ora come Courbet sia, non il profeta e il martire di un esteriore naturalismo, ma quel salvatore della sempli cità e della franchezza, del valore disinteressato e as soluto della pittura che il poeta aveva salutato, nono stante il suo rifiuto delle idee positiviste e determini stiche del pittore di Ornans. Dire però che la grandezza di Courbet consiste sol tanto nella sua capacità di trasformare ogni sostanza e aspetto del vero sensibile in tessuto pittorico, in organi ca materia cromatica che nutre ciecamente l’immagine sarebbe il segno dell’incom prensione assoluta della ve ra personalità del maestro, che è complessa, contraddit toria, ricca di problemi quan to di sogni e di « immagi nazione ». Basta tener pre sente che la qualità della sua immaginazione non è di tipo lirico, intuitivo, sim bolico, evasivo, ma è di carattere « realistico »: rivela cioè i sentimenti delle cose, il potere di emanazione pa tetica e visionaria che esse hanno nel loro più concreto e fisico aspetto. Le scene quotidiane, senza voli di fan tasia letteraria, che Courbet rappresenta â— un incontro in campagna, una caccia, un pic-nic sul bordo del fiume, il ritorno dalla fiera paesa na, un funerale, l’incendio in città, eccetera â— si bloc cano magicamente in un’aria sospesa, di meditazione, do ve vibrano echi di sentimen ti. Questo solido e incantato narratore ha dipinto un ro manzo per figure, nel quale, come notava De Chirico in un suo saggio del 1925, « i personaggi non appaiono nel loro aspetto banale (verismo) ma nel loro aspetto poetico e fantomatico (realismo) » Egli, uomo e lavoratore del suo tempo, impegnato in ogni lotta sociale per il progresso civile, aveva poi la tenerezza patetica, l’evo cazione commossa del miste ro della natura eterna, in differente ai travagli del con sorzio umano. Si rifugiava nel ricordo e nella contem plazione di un mondo agre ste, del rude paesaggio del le sue vallate e rocce di Ornans, si immergeva nella grande onda che batteva le coste di Normandia, nelle cascate dei ruscelli, nel folto delle macchie. Non era sol tanto « il riposo dell’inge gnere stanco », come disse De Chirico, era anche la coe rente tematica dell’artista che non vedeva altra pittura storica se non quella di av venimenti contemporanei: al l’impegno sul presente non può corrispondere l’opinabi le ricostruzione immagina ria del passato, di cose e persone che non si sono co nosciute. Solo la natura è sempre la stessa, e in essa si potranno ritrovare le cor rispondenze che legano gli uomini attraverso il fluire del tempo. La natura, e le semplici azioni della vita: anche le più anonime e volgari e primordiali. Sembra rivivere in Courbet l’antico senso del la poesia del vero di Brueghel. Attraverso le quarantacin que opere esposte a Ro ma, le idee e la poetica di Courbet come il suo percor so stilistico, possono essere chiaramente seguiti. Dal suo primo appassionato romanti cismo, nutrito di Gros e di Géricault, alla sempre più corposa e solenne descrizio ne della vita dei campagno li, alla programmatica defi nizione del vero senza orpel li, delle opere e dei giorni dell’uomo del suo tempo. L’amore, il lavoro, la caccia, il riposo, la lotta: tutto di viene oggetto goduto nel suo contesto materico, faticosa mente, rabbiosamente inda gato e restituito nella sua presenza fisica. E da quella cruda realtà emana il senso profondo di una struggente poesia evocativa, una aspi razione all’eterno di una re ligiosità laica e morale. Al la sua morte, avvenuta nel 1877 in Svizzera, a La-Tour-de-Pelz, dove si era rifu giato dopo la condanna su bita per aver partecipato al la Commune e aver contri buito all’abbattimento della Colonna Vendòme, il « reali smo » di Courbet aveva già vivificato l’arte degli Im pressionisti e rivoluzionato la pittura moderna.
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