PITTURA: I MAESTRI: Il gobbo delle chiese8 Dicembre 2018 di Michel Conil Lacoste Parigi, marzo. La dignità dell’architettura religiosa ha sempre atti rato l’interesse dei pittori, ma il più sovente, soprattutto du rante il medio evo, è stata usata come decorazione attor no a un’immagine santa. E quando la Chiesa o l’abbazia erano il solo soggetto, la dignità stava nello spirito del rilievo architettonico o del l’abbozzo documentale. Tale è, per esempio, il caso di J. B. Lallemand che, nel suo Viaggio pittoresco in Fran cia (1784), ci ha lasciato tut ta una serie di incisioni oggi preziose della chiesa gotica di Cluny, demolita all’inizio del XIX secolo. Un altro pensiero anima Pieter Saenredam (1597-1665), il pittore delle chiese, l’inte ressante artigiano gobbo di Haarlem, al quale l’Istituto neerlandese di Parigi dedica una notevole mostra. Per que sto figlio di incisore che la probità artigianale non pri vava del senso del mistero, l’architettura religiosa ha la dignità di un oggetto pitto rico in sé. Essa comporta al trettanta meticolosità di fat tura e abilità nell’applicazio ne delle velature, quanto una immagine, un paesaggio o una natura morta. Forse la sfor tuna fisica di questo figlio d’incisore (soffriva di una malformazione vertebrale) ha contribuito ad orientarlo ver so modelli che non gli creas sero complessi di inferiorità: il mondo inanimato, ma tal mente imponente, pietra e chiese, il più delle volte viste dall’interno. In fondo ancora l’uomo: ma concepito in una dimensione che eguaglia tut te le gobbe o, se si preferisce, che piega tutte le schiene. Spogliato all’estremo, lo stile di Saenredam non si in gombra di superfluo: trascu ra le panche, gli inginocchia toi e gli altri accessori di culto, ama la nudità dal ma stice alla calce con il quale la severa Riforma ha rico perto gli affreschi di San ta Maria d’Utrecht. A fati ca l’artista ammette, sulle colonne, o sugli archi delle volte, la delicata sovrimpres sione di un lampadario. Al cuni personaggi, relegati al fondo della navata, più pas santi che devoti, sono raffi gurati unicamente per dare l’idea delle proporzioni. Al cune di queste comparse sa rebbero anche, è stato detto, opera dell’amico Pieter Post, pittore e soprattutto archi tetto, che ad Haarlem, dove Saenredam si stabilì da gio vane, lo consigliò, all’inizio della carriera. Ma Saenredam non si ac contenta di vuotare l’archi tettura, spesso la semplifica, la mette a nudo senza tradir la. Ce ne accorgiamo confron tando, quando è possibile, la pittura al disegno preparato rio, come nel caso della chie sa capitolare San Giovanni d’Utrecht: fra il disegno mol to «scavato » (penna e ac querello, 1636) e la tela (una delle più belle pitture qui esposte), alcuni dettagli di struttura e d’ornamento scom paiono. Questo spoglio non esclude, tuttavia, la precisio ne. L’accento è messo sulle prospettive del lastricato, di un tracciato idealmente ret tilineo e sull’appiombo delle alte colonne cilindriche, mas sicce, quasi forzatamente af fondate nel suolo (San Bavonne di Haarlem) o, al con trario, tutte a nervature (an tica cattedrale San Martino di Utrecht). Saenredam si in teressa al lancio delle ogive, al gioco fuggente delle arca te, alla fuga ritmica delle volte, la cui divisione in scom parti gotici, vista di scorcio, determina settori barocchi che farebbero pensare agli alveoli dei portici persiani. Questa sicurezza dà auto rità alla maggior parte dei 18 dipinti (su 55 conosciuti) e dei 50 disegni (su 140) che gli organizzatori sono riusci ti a riunire. Ovunque il ri gore del topografo, unito alla impersonalità dei grigi, delle ocre e dei marroni, l’osses sione del punto di vista sfug gente, la libertà lasciata al l’uomo (prete, sacrestano o fedele) ed ai suoi doveri, creano un clima d’irrealtà tale da imparentare Saen redam con una certa pro spettiva metafisica del tutto in accordo con la sensibili tà di oggi. Si è parlato a ra gion veduta â— anche se for se un po’ affrettatamente â— di Mondrian. E’ vero che in entrambi c’è il gusto della geometria, molta Olanda e il piacere per il lavoro ben fatto, sia nella costruzione, sia nell’intarsio. Ma è senza dubbio più significativo che Vieira da Silva, in occasione della sua recente retrospetti va, ci abbia fatto vedere un Omaggio a Saenredam e che altri artisti contemporanei si rifacciano al pittore di Haar lem. Come Vermeer, come Geor ges de La Tour, ecco anche Saenredam « recuperato » at traverso lo spirito moderno. Non è né il primo, né l’ul timo dei grandi artisti che bisogna riscoprire, a diversi secoli di distanza, per un nuo vo pubblico, a beneficio sen za dubbio di quella « ricom prensione » sulla quale, una volta aveva ironizzato Max Ernst (attribuendola alla cri tica).
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