Libri, leggende, informazioni sulla città di LuccaBenvenutoWelcome
 
Rivista d'arte Parliamone
La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

PITTURA: I MAESTRI: Solitudine di Morandi

20 Giugno 2014

di Dino Buzzati
[dal “Corriere della Sera”, giovedì 6 marzo 1969]

Con una « Testimonianza per Morandi » si è aperta in via Bigli 21 una sala per piccole mo ­stre, soprattutto di grafica, che la Galleria del Milione ha de ­dicato alla memoria di Gino Ghiringhelli, suo fondatore.

Ghiringhelli era legato a Mo ­randi da profonda amicizia. Non ultimo motivo della sua morte, nel 1964, la scomparsa del pittore, avvenuta un mese e mezzo prima. Anche per que ­sto i figli hanno voluto che fos ­se il nome di Morandi a bat ­tezzare la nuova galleria, rica ­vata in una fetta di antico por ­tico, che serviva ai suoi tempi da stalla padronale.

Nelle vetrine centrali è rac ­colta una documentazione varia e piena di sapore: fotografie dell’artista nel suo studio di Bologna, fatte da Lamberto Vi ­tali; dei suoi leggendari vasi e bottiglie disposti a simulare le famose nature morte (Leo Lionni); di angoli del paese di Grizzana coincidenti con le non meno famose acqueforti (Ugo Mulas). Poi, i libri dedicati alla sua opera da Vitali, Brandi, Raimondi, Arcangeli. Alcune ra ­re incisioni. E quattro dei po ­chissimi rami morandiani non conservati alla Calcografia dello Stato, di cui soltanto tre biffati (appartengono alle sorelle).

Sulle pareti, â— e costituisco ­no, di questa « testimonianza », la parte più importante â— oltre trenta acquerelli, eseguiti in gran parte, gli ultimi anni, nella casa di Grizzana, sull’Appenni ­no bolognese.

In questa casa, che era ap ­pena terminata, andai a tro ­varlo nell’estate 1960. Prima, non lo avevo mai incontrato. Mi parve assai meno orso spinoso di come molti me lo aveva ­no descritto, anzi amabilissi ­mo. Però stanco, profondamen ­te malinconico, distaccato dal mondo e anche da se stesso. In quella casa, del resto, si sen ­tiva ancora spaesato… Ci vole ­vano almeno due anni â— mi disse â— perché si sentisse a proprio agio in un nuovo am ­biente. Era lassù per « riposare e forse anche per lavorare un poco ». Ma non c’era un quadro, un disegno. Soltanto due picco ­li telai, ancora intatti, poggiati per terra. Non era insomma an ­cora nato lo studio che le so ­relle conservano intatto, così come il pittore lo lasciò l’ulti ­ma volta, perfino con alcuni acquerelli stracciati, sparsi sul pavimento.

I soggetti sono classicamente morandiani: i vasi, le bottiglie, qualche paesaggio. (« In fondo non è vero â— mi diceva â— che io dipinga sempre gli stessi sog ­getti, come si dice. Di stagione in stagione, di ora in ora, le cose e i posti cambiano pro ­fondamente, diventano delle al ­tre cose, degli altri posti »). Va ­si, bottiglie, paesaggi sono ri ­dotti all’essenziale, in certi casi a diafane ombre, a macchie quasi trasparenti. Eppure è stra ­ordinaria, anche nei quadretti più embrionali e laconici, la suggestione poetica, a parte la meravigliosa eleganza grafica che ricorda l’antico oriente. Al punto che mi sono chiesto: se questi esili fantasmi di cui si è intrisa la carta mi sembrano così belli, non entrerà anche in gioco l’influsso del mito, che alle volte agisce nell’inconscio senza che ce ne accorgiamo e per cui un’opera altrimenti tra ­scurabile o insignificante ci ri ­sulta un capolavoro?

In genere, bado a stare sem ­pre in guardia, di fronte a tali occulte sirene. Anche que ­sta volta. Ma, fatta dentro di me la controprova, ho dovuto concludere che questi lievi bar ­lumi di immagini sono davve ­ro deliziosi. E che vi è con ­tenuto, sia pure in dosi meno massicce che negli olii e nelle incisioni più ispirate, il tipico segreto di Morandi, costituito secondo me da una precisa si ­tuazione: cose o luoghi solita ­ri, visti da un uomo che in quel momento è, e si sente, solo, (solitudine esistenzialista, si intende, che non esclude il calore degli affetti familiari). Possiamo benissimo immagina ­re Picasso nell’atto di dipin ­gere mentre gli sono accanto due o tre amici; lo stesso con Matisse, per esempio, o anche con Braque. Con Morandi l’i ­potesi, pur ammesso che in qualche caso si sia realizzata, ci appare rigorosamente assur ­da. Soltanto all’uomo solo le cose possono raccontare certe storie, riescono a concedere la loro anima. E a Morandi, ap ­punto perché più solo degli altri, hanno fatto confessioni così importanti. (Perché non entriamo volentieri da soli in una vecchia casa deserta? Proprio per lo stesso motivo, per paura che le cose ci dica ­no tutto, ci conducano nel pozzo dei loro pericolosi se ­greti).

Gli acquerelli esposti appar ­tengono nella maggioranza a collezionisti. Solamente cin ­que sono in vendita. La loro attuale quotazione media sul mercato artistico è di due mi ­lioni e mezzo. (Sarà autentico l’aneddoto di quel signore che andò a Bologna da Morandi per farsi autenticare un qua ­dro comprato a peso d’oro, e Morandi gli disse che era fal ­so, e allora lui domandò di poterne comprare uno da lui, e il pittore glielo diede, chieden ­do settantamila lire â— si era nei primi anni dopo la guer ­ra â—, e alle proteste del col ­lezionista che, sbalordito, non voleva ricevere un regalo ma compensare l’opera al giusto prezzo, Morandi replicò: «No, signore, non badi a quello che dicono, a quello che scrivo ­no. Settantamila è il suo va ­lore reale. Se poi gli altri… »? Glielo chiesi, quel lontano giorno, se era vero. E lui disse di no. Ma potrebbe darsi che negasse perché era l’uomo più costituzionalmente nemico del ­la pubblicità e del pettegolezzo. E che invece il fatto fosse ve ­ramente accaduto. Comunque, gli assomiglia).


Letto 1290 volte.


Nessun commento

No comments yet.

RSS feed for comments on this post.

Sorry, the comment form is closed at this time.

A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart