Prove di colpo di Stato11 Giugno 2010 Quello che è successo ieri non va preso sottogamba. Guai a fare come Scalfaro che quando la Lega proclamava dal parlamento di Mantova propositi secessionistici si limitava a dire: Sono dei ragazzi. A guidare l’occupazione dell’aula del Senato, ieri c’era Antonio Di Pietro, un ex magistrato, che si è messo sotto le scarpe la Costituzione, e che, non dimentichiamolo, fu il magistrato di punta dell’operazione Mani Pulite, che decapitò tutti i partiti, tranne quello comunista. La Storia approfondirà quei lontani fatti, ma già ora se ne stanno prendendo le distanze, giacché, alla luce di ciò che è seguito (l’attacco inviperito a Berlusconi che mandò all’aria il progetto eversivo), quell’operazione comincia a prendere i contorni allucinanti di un tentativo di colpo di Stato. Ieri al Senato, lo stesso magistrato (divenuto ex e datosi alla politica), ha compiuto un gesto che definire ignominioso è assai poco. Occupare i seggi del governo e rifiutare di allontanarsene, costringendo la presidenza a sospendere la seduta, per consentire al personale addetto di scollarli con la forza, significa aspirare a governare a prescindere dal voto popolare. Caro Di Pietro, per governare e potersi sedere su quei seggi, ci vuole il consenso dei cittadini. E questo consenso è di là da venire. Non si può governare mettendosi a sedere sui posti assegnati al governo, se non ce li siamo meritati. Non ho difficoltà a vedere in questo una esaltazione molto pericolosa per la democrazia. Al gesto esecrabile si deve aggiungere che un altro ex magistrato, la senatrice Finocchiaro, nel mentre rivendicava la sacralità del Parlamento, non ha speso una parola per prendere le distanze dalla ferita inferta proprio al Parlamento dall’occupazione dipietrista. Anzi, a conclusione del suo intervento ha abbandonato l’aula con tutti i suoi senatori dichiarando di farlo per “il rispetto sacro di quest’aula”. Del rispetto sacro di “quest’aula” non glien’è fregato un bel niente quando si esibivano Di Pietro e i suoi masnadieri. Questa è ipocrisia. Doppiogioco. Gianobifrontismo. Ambiguità. Mancanza di chiarezza. Slealtà e tradimento nei confronti delle Istituzioni. Ciò significa anche non riuscire a capire neppure le proprie incoerenze. Manca il pudore della vergogna. Questa è la gente di cui si deve aver paura. Altro che Berlusconi. Inoltre, la Finocchiaro con il Pd ci ha dato un’altra lezione di democrazia abbandonando l’aula nel momento in cui ha preso la parola il rappresentante della maggioranza. Deve sapere, la Finocchiaro, che la maggioranza ha diritto al massimo rispetto in quanto espressione della volontà maggioritaria dei cittadini. Ma che ne sa l’ex magistrato della democrazia e dell’importanza del voto? Ahimè, parlare di questo con la Finocchiaro è come parlare al muro. Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sul pressapochismo della senatrice, ieri ne ha avuto la prova. Mettendo insieme i vari addendi, non è difficile concludere che ieri al Senato abbiamo assistito ad una prova di colpo di Stato. A parti invertite, così la chiamerebbe, infatti, l’opposizione. E dunque chiamiamola in questo modo anche noi. Nemmeno il senatore dell’Udc D’Alia, abituato a discettare spaccando il capello, ha avuto qualcosa da ridire, come se non si fosse accorto di nulla. Solo un senatore di Alleanza per l’Italia (di cui purtroppo non ricordo il nome, ma lo lodo), pur votando contro la fiducia, ha tenuto a condannare l’esibizione istrionica e folle di Di Pietro e dei suoi. A vederli in tv, spaparanzati sui banchi del governo, sembravano tanti zombi allucinati ed idioti. Ammorbati di irresponsabilità. Dunque: questo è ciò che passa per la testa all’opposizione. Continui vulnus alla democrazia. Sfrontatamente. Con arroganza. Con follia. Sarebbe bene che l’ex capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, dicesse qualcosa su ciò che ieri è accaduto, e meditasse sui sospetti di colpo di Stato che gli attraversarono la mente negli anni 1992/1993. Berlusconi non può che essere escluso da quei sospetti, perché se è vero che vinse le elezioni, è vero pure che Scalfaro lo fece fuori in sei mesi. Nessun potere forte stava perciò dietro Berlusconi. Tolto lui, veda un po’ Ciampi chi resta. E raffronti i fatti di allora con ciò che è successo al Senato ieri. C’è un filo logico. Ci sono comportamenti che hanno la stessa matrice giacobina. Non si nasconde certo nella maggioranza la voglia di colpo di Stato. La maggioranza il consenso se lo guadagna con il voto popolare. Si domandi Ciampi chi è, invece, che vorrebbe andare al governo a prescindere dalla volontà dei cittadini. Intanto, vediamo se qualche editorialista, invece di tingere a lutto il proprio giornale, avrà il coraggio di prendere le distanze dal gesto scellerato di Di Pietro. Il provvedimento passa all’esame della Camera, dove a presiedere ci sarà Fini. Se Di Pietro ci riproverà, saprà Fini tenergli testa come ha fatto Schifani? Staremo a vedere. Il film non è ancora finito. Letto 1771 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Mario Di Monaco — 11 Giugno 2010 @ 10:22
Chiedere a Fini di tener testa a Di Pietro mi sembra un po’ esagerato. Stamani, a Omnibus su La7, si è già beccato un sonoro rimbrotto dalla Bindi per non essersi battuto con sufficiente vigore contro il provvedimento sulle intercettazioni telefoniche. E a niente è valsa la timida difesa del professor Campi, di Finanza & Futuro, che obiettava che non si poteva pretendere di caricare unicamente sulle spalle di Fini la funzione di opposizione.
La magistratura fa paura a tutti. Nel corso della discussione, una giornalista del corriere della sera ha fatto notare una grave incongruenza di tale provvedimento per il fatto che per la violazione del segreto istruttorio sono state introdotte severe sanzioni nei confronti degli editori mentre nessun tipo di sanzione è stata prevista a carico del magistrato inadempiente che in fin dei conti è il principale responsabile di tale trasgressione.
Commento by Felice Muolo — 11 Giugno 2010 @ 10:25
Non mi spiego una cosa molto semplice: come la sinistra non riesca a capire che, con l’atteggiamento oltremodo spavaldo che sistematicamente assumono i suoi rappresentanti, sia con le dichiarazioni che con il comportamento, incute inquietudine negli italiani, cosa di cui oggi non hanno bisogno, data la crisi economica che stanno vivendo. Che, evidentemente, non tocca i citati rappresentanti.
Commento by Mario Di Monaco — 11 Giugno 2010 @ 14:13
Da un pò tempo nei dibattiti televisivi assistiamo al tentativo di alcuni esponenti della sinistra di far circolare l’idea, per adesso solo come una sorta di lieve foschia, che la legittimazione della volontà popolare ricevuta da chi ci deve governare, a ben vedere, non è poi così fondamentale come si vorrebbe far credere.
E per sostenere questa tesi citano l’esempio del fascismo, adducendo che anche Mussolini godeva di un ampio consenso della popolazione.
Tali affermazioni dimostrano ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che c’è tuttora chi, poco avvezzo alla democrazia, è portato a concepire la volontà popolare come un fastidioso orpello da asservire al potere, con ogni mezzo, così com’è d’uso nei regimi totalitari.
E non riescono ad accettare l’idea che nei paesi come il nostro, le libere decisioni dei cittadini, espresse secondo le regole democratiche, debbano essere rispettate e non possano invece essere eluse né con soprusi né con raggiri.