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Quello di Monti sarà un memorandum ipocrita

22 Dicembre 2012

Domani alle ore 11 sarò già in viaggio per una breve vacanza. È l’ora programmata da Mario Monti per tenere l’attesa conferenza stampa di fine anno nel corso della quale scioglierà pure la riserva che ha tenuto con il fiato sospeso i due più grandi partiti che si appresteranno a contendersi la vittoria alle elezioni del 24 febbraio. Ma è anche il momento in cui Casini, Fini e Montezemolo, insieme a qualche altro raggruppamento di moderati, conosceranno il loro destino. Già abbastanza scuro anche se Monti decidesse di accettare insieme a loro la sfida elettorale, ma certamente disastroso se Monti decidesse di mantenersi fuori dalla contesa, con la mai sopita speranza che la sua terzietà gli apra le porte del quirinale.

Bisogna dire che questa sua lunga titubanza ha creato qualche malumore e qualche crepa all’interno dei due partiti, Pd e Pdl, dai quali dipenderà la scelta del successore di Napolitano, prima unanimemente favorevoli   a individuare in lui il prossimo inquilino del colle. Ora la sua nomina potrebbe non essere più tanto sicura per una candidatura che ha fatto troppe mosse di significato politico e di schieramento, e nessuna di segno favorevole all’uno o all’altro dei due maggiori partiti.

Ma i giochi sono ancora aperti e tutto dipenderà dalla capacità di Monti di trattare il suo ritiro dalla contesa elettorale in cambio della successione quirinalizia.
Altrimenti, sappiamo già che i motori sono già stati accesi per Giuliano Amato e Romano Prodi, nomi per i quali esprimo tutte le mie riserve. Ad essi preferisco senza alcun dubbio Mario Monti che, come capo di Stato, potrebbe dignitosamente rappresentare il nostro Paese.
Monti capo di Stato sarebbe tutta un’altra cosa rispetto al fallimentare Monti che abbiamo conosciuto alla guida del governo.

Ma veniamo al previsto memorandum che enuncerà domattina nella suddetta conferenza stampa.
Non è difficile immaginarne il contenuto, visto che il compito della sua realizzazione non spetterà più a chi lo proclamerà, ma a chi sarà chiamato, quale vincitore delle elezioni,   a guidare il nuovo governo.

Dunque, facile prevedere quell’armiamoci e partite di un vecchio proverbio nei confronti di chi sa che enunciare è cosa che tutti possiamo fare, ma realizzarne il contenuto è tutt’altra impresa, come l’altro proverbio che avverte che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Domani Monti non farà altro che ignorare la saggezza popolare e, al servizio della sua vanità, sfodererà una prosopopea da unto del Signore che enuncerà cose che – così lascerà intendere – sono per lui fin troppo facili da perseguire, visto che non sarà lui a fare il pastore del gregge.

La fase dello sviluppo, praticamente da lui ignorata in questi mesi del suo mandato, e che indubbiamente rappresenta la parte più difficile di chiunque governi in questa congiuntura che continua a volgere al cattivo tempo, diventerà un percorso che Monti disegnerà come se fosse il più semplice ed attuabile del mondo, bastando a realizzarlo – così farà capire – elementari qualità di cui un qualunque politico è dotato.
Va da sé che lascerà intendere che il successo sarebbe   stato garantito se il suo governo avesse avuto più tempo a disposizione.

Insomma, sarà, a mio avviso, un memorandum abbastanza ipocrita. Una specie di summa di tutte le cose che il professore gabellerà per possibili, mettendo il silenziatore sul fatto che lui stesso non è stato capace neppure di avviarle, e che le poche avviate sono state tutte di segno negativo e con conseguenze disastrose.

Ergo, quando domani lo ascolterò, o in diretta durante il viaggio, o al Tg della sera, sono certo che metterò un’altra perla nella mia ricca collezione di ipocrisie.


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Bart