Romanzo: Celeste/A novel: Celeste (Trad. Helen Askham) #16/1610 Dicembre 2008 di Bartolomeo Di Monaco In calce il testo inglese Celeste  #16 Cara Celeste, ieri ti mettevo in guardia contro Selvatico; era un presentimento che qualcosa doveva accadere. Anche il sogno è stato un presentimento. Stamani sabato 24 giugno (avevo appena finito di scrutare il cielo in cerca delle due rondini), hai lasciato Raffaella e me all’improvviso. Raffaella ci è restata male, quanto me. Eri nella pinetina, come tutte le mattine, ti avevo messo il piattino con la carne cruda, e per la prima volta avevo visto che becchettavi. Ho gioito. Quando Raffaella è venuta a vederti, gliel’ho detto tutto contento: «Sta imparando a nutrirsi da sé. » Ieri sera con Piero parlavamo della necessità che tu imparassi a spiccare il volo da terra. «Succederà » pensavo. Raffaella si è avvicinata, tenendosi però a una distanza di due o tre metri, forse anche meno, e ti ha chiamato. Le ho detto: «Vedi? Agita le alucce, obbedirà anche a te. » Raffaella ha insistito ed è in quel momento che hai spiccato il volo: un volo magnifico, più bello ancora di quello di ieri. Ti abbiamo ammirato, Raffaella ancora più di me. Ti sei diretta verso la strada, questa volta hai sorpassato l’Ozzeri. Io ti chiamavo, ma tu ti inebriavi nel volo. Sei andata ad altezze che non conoscevi, ed io continuavo a chiamarti: «Celeste! Celeste! » contento di vederti gustare la tua libertà . Hai voltato e sei tornata verso di me. «Ora si ferma » mi sono detto, ma giuntami vicino hai virato verso il campo di Giovanni e ti sei spinta oltre e volavi alta nel cielo. Continuavo a chiamarti, perché pensavo che non ci eravamo detti addio, e tu non potevi lasciarmi così. Sei ritornata verso la pinetina, hai appena passato la recinzione ed io ho sperato che tu ti fermassi ai miei piedi, come ieri. Invece, giuntami così vicino, hai voltato verso la stazione, ti sei innalzata nel cielo e sei scomparsa, te ne sei andata per sempre. Siamo rimasti lì, increduli, senza poter fare più niente per te. Ora speriamo che nei prossimi giorni, se avrai bisogno di noi, tu ricorderai la nostra casa. La scatola è ancora nella pinetina, così come l’hai vista l’ultima volta. Il piattino del cibo l’ho messo al suo interno, perché altri animali non ne approfittino. È roba tua, l’abbiamo preparata con amore per te. Stanotte sarai sola per la prima volta. Fai attenzione ai pericoli, sono molti, non c’è solo Selvatico, ci sono tanti nemici in agguato pronti ad ucciderti. Tu sei ancora innocente, non hai malizia; non fidarti di nessuno, per il momento; solo delle tue sorelle rondini. Io spero che ora che non sei più sotto la nostra custodia, esse ti riconosceranno e ti porgeranno aiuto. Spero che le due rondini che ho sognate, siano realtà e ti prendano con sé e ti accompagnino nel cielo. Ti faranno conoscere la bellezza della tua razza. Quando ti guardavo ammirato e ansioso, era il tuo volo che mi inebriava, come inebriava te. Non è come quello degli altri uccelli, aveva il respiro delle grandi distanze. Il tuo colpo d’ala era superbo. Ora non mi resta che il sogno di poterti un giorno rivedere. Non ci siamo nemmeno detti addio. Ecco perché mi confidai l’altra volta, parlandoti. Temevo che accadesse così. Mi ero immaginato, invece, una cerimonia di addio, con te sul palmo della mia mano, e tutti i miei cari vicini a me, ad assistere. Poi ti lasciavo andare e tu spiccavi il volo. Ti lasciavo andare dopo averti dato un bacio, su quelle tue ali che ho visto crescere, e che ora solcano il cielo. Tutti ti avremmo guardato allontanarti lassù nell’azzurro che porta il tuo nome. Ma temevo che questo potesse non accadere, e che tu mi lasciassi all’improvviso, spinta dalla tua natura, che cerca la libertà , che cerca il cielo. Non ci siamo salutati. Ma voglio credere invece che le due volte che ti sei avvicinata a me, era quello il tuo saluto. Io ti chiamavo e tu mi dicevi addio. Io ti chiamavo a me e tu mi dicevi addio. Lo comprendo ora, mia cara Celeste. Mi dicevi addio, mi dicevi che non potevi fermarti più, che il tempo era arrivato di essere una rondine come le altre che sono nel cielo. Già le guardo, ora, e penso che una di esse sei tu. Troverai delle compagne che ti aiuteranno a trascorrere questi ultimi mesi, prima di migrare; apprenderai le malizie e le birbanterie della tua specie. Poi arriverà la fine di agosto, arriverà settembre, e dovrai partire. In tutto questo tempo non so se mi ricorderai, se la forza della tua razza ti costringerà a dimenticare me, un uomo. Io non ti dimenticherò. Oggi è un giorno triste per me. Sarai sempre nel mio cuore, e immaginerò quel tuo viaggio che ti porterà in giro per il mondo a trasmettere agli uomini un messaggio d’amore. Non mi tradire in questo compito che ti ho affidato; io te ne ho parlato a tempo, ricordi? Ci tengo molto e sono sicuro che lo adempirai. Addio, Celeste, invecchieremo, moriremo, ma abbiamo fatto insieme un breve cammino che ci ha uniti per sempre. Ti ho voluto bene. Ora mi sento un po’ più solo senza di te.  Dal diario dell’autore Sabato 8 luglio 2000  Martedì 27 giugno alle ore 8 circa sono uscito in giardino e proprio vicino alla recinzione che dà verso la stazione ferroviaria ho subito notato un volo insolito di rondini. Erano quattro, ma una di esse si distaccava spesso dalle altre che, invece, prolungavano il loro volo radente nei pressi della recinzione. Ho pensato immediatamente a Celeste che se n’era andata sabato 24 giugno appunto in direzione della stazione. Ho osservato meglio e mi sono accorto che una delle quattro rondini era più piccola. Allora ho chiamato: “Celeste! Celeste!” e la rondinina per ben due volte si è staccata dal gruppo e si è portata all’altezza della mia testa, proprio sopra la recinzione, sostando in volo brevemente. (fine) Celeste #16 Dear Celeste, I warned you about Selvatico. I had a premonition that something was going to happen. The dream was a premonition too. That morning, Saturday the 24th of June, (I’d just stopped searching the sky for those two swallows), you suddenly left Raffaella and me. Raffaella was as upset as I was. You were in the little pinewood, as you were every morning, I’d given you your little plateful of raw meat and I’d seen you pecking for the first time. I was thrilled. When Raffaella came to see you, I said in delight, “She’s learning to feed herself.†The evening before, we’d talked with Piero about how you had to learn to fly from the ground. “It’ll happen,†I thought. Raffaella went close to you, keeping a distance of two or three metres, perhaps less, and called you. From the author’s diary Saturday 8 July 2000 On Tuesday 27 June at about 8 o’clock in the morning, I went into the garden and near the fence on the station side I saw an unusual flight of swallows. There were three of them but one of them kept detaching itself from the others who were continuing to skim and fly near the fence. At once I thought of Celeste who’d flown away on Saturday the 24th, flying in the direction of the station. I watched more closely and noticed that one of the swallows was smaller than the others. I called, “Celeste! Celeste!†and the little swallow left the group and flew to the height of my head just above the fence, pausing briefly in flight. (the end) Letto 3460 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||