Sabbie mobili ben segnalate11 Maggio 2013 di Sergio Romano Il presidente del Consiglio è giovane, soprattutto per gli standard italiani, ha esperienza di governo, conosce l’Ue e i suoi labirinti. In viaggi recenti nelle maggiori capitali europee ha dimostrato di sapersi muovere a suo agio e di ispirare fiducia. Ma appartiene alla scuola della Democrazia Cristiana e sembra conoscere soprattutto l’arte della conciliazione, del patteggiamento, della laboriosa ricerca di soluzioni condivise. Non sono queste le virtù di cui l’Italia ha maggiormente bisogno in questo momento. In altri tempi il problema dell’Imu potrebbe «slittare » (un verbo caro alla Dc) da una riunione all’altra sino a scomparire sotto una fitta coltre di aggiustamenti e compromessi mal decifrabili. Ma il modo in cui è stato trattato sinora sta dicendo all’Europa e ai mercati che il governo presieduto da Letta potrebbe essere quello del negoziato perpetuo, dei continui rinvii e delle soluzioni parziali. Il presidente del Consiglio italiano, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi europei, non è né un primo ministro né un cancelliere. La Costituzione italiana, a differenza di altre costituzioni democratiche, non conosce l’istituto dei pieni poteri e dei governi d’emergenza. Ma il numero degli interventi stonati dei primi giorni del governo Letta ha fatto una pessima impressione e la serietà del momento impone uno stile diverso. Forse il programma dei saggi nominati dal presidente della Repubblica è troppo vasto per una esperienza che sarà probabilmente limitata nel tempo. Ma occorre allora che Letta faccia una scelta, dica con chiarezza al Paese quali sono le prime questioni da affrontare e si serva di una autorità che gli è conferita, se non dalla Carta, dalla gravità delle circostanze e dal sostegno del Quirinale. Meglio sterminati che con l’Islam: il Papa li fa santi Gli 800 martiri cristiani di Otranto diventano santi. Un traguardo di fede, dopo oltre 500 anni, oggi più attuale che mai. Nel 1480 la flotta ottomana di Gedik Ahmet Pascià attaccò Otranto. Dopo due settimane di assedio le difese cedettero. I superstiti si riunirono nella cattedrale, che fu trasformata in stalla dai cavalieri ottomani. Il vescovo, Stefano Pendinelli, venne fatto a pezzi a colpi di scimitarra ed il capitano della guardia segato vivo. Agli 800 maschi sopra i 15 anni rastrellati dai turchi fu offerta la salvezza in cambio della conversione all’Islam. Un sarto, Antonio Primaldo rispose: «Fin qui ci siamo battuti per la Patria e per salvare i nostri beni e la vita. Ora bisogna battersi per Gesù Cristo e per salvare le nostre anime ». Il comandante ottomano ordinò di decapitarlo, ma il suo corpo, dice la leggenda, restò in piedi fino a quando non venne mozzata l’ultima testa degli 800 martiri di Otranto che si erano rifiutati di abiurare la fede cristiana. Papa Clemente XIV li riconobbe «Beati », ma solo il 6 luglio 2007 Benedetto XVI emanò il decreto che riconosce il martirio «in odio alla fede ». Il 12 febbraio scorso, giorno delle sue dimissioni, il Pontefice annunciava che «i Beati Antonio Primaldo e Compagni, Martiri, siano iscritti nell’Albo dei Santi domenica 12 maggio 2013 ». La Chiesa sta dimostrando un notevole coraggio nelle beatificazioni scomode. «Con i martiri di Otranto si rompe un tabù. I cristiani vengono ammazzati ancora oggi da estremisti islamici dalla Nigeria al Pakistan » fa notare Introvigne. Dominique Rézeau, sacerdote cattolico fra i più in vista, ha dichiarato all’agenzia Fides che «su centomila cristiani che vivevano in Libia prima della rivoluzione ne sono rimasti solo qualche migliaio ». In Tunisia i salafiti vogliono il Califfo e la pena di morte per gli apostati. In Siria due settimane fa sono stati rapiti i vescovi ortodossi Gregorios Yohannna Ibrahim e Boulos al-Yazigi. Dal 9 febbraio non si hanno più notizie di un paio di sacerdoti. «La canonizzazione dei martiri di Otranto è attualissima. Va detto che oggi la Turchia ospita i profughi cristiani in fuga dalla Siria, ma ci sono Paesi come la Nigeria dove Boko Haram (gruppo terrorista islamico, nda) vuole cacciare i cristiani con il terrore o costringerli ad un ghetto. Siamo di fronte ad una primavera islamista » osserva Attilio Tamburrini ex direttore del rapporto annuale di Aiuto alla Chiesa che soffre. Paolo Affattato dell’agenzia Fides, va «un po’ cauto sull’attualità dei martiri di Otranto. L’apostasia, però, pesa ancora oggi in Paesi come l’Iran o il Pakistan. Se un musulmano vuole convertirsi al cristianesimo rischia la vita e deve fuggire ». A certi la galera, ad altri una sculacciata Ieri l’articolo di fondo della Repubblica aveva questo titolo: «Il grande corruttore ». Indovinate a chi si riferiva? A Silvio Berlusconi. Ci si domanda: perché mai un’impresa che versava centinaia e centinaia di milioni al fisco si riduceva a fregare la «miseria » di 7 milioni ben conoscendo i rischi che ciò comportava? Il gioco – come si dice – non valeva la candela. Che Berlusconi fosse tanto stupido da rincorrere gli «spiccioli » lasciando perdere il malloppo? Ci pare strano. Un grande corruttore, per essere grande, fa l’esatto contrario: non spreca energie allo scopo di prendere 7 trascurando 70. In effetti, risulta che alcuni personaggi di spicco siano sotto inchiesta, avendo evaso tasse per cifre mostruosamente più alte nell’interesse (mica tanto onesto) di fior di banche. Come mai costoro non vengono perseguiti con la stessa ferocia con cui è stato indagato e processato il leader del Pdl per molto meno? Da notare che questi, a differenza dei succitati banchieri di lusso, da anni non ricopre cariche nelle società che ha fondato. Nonostante ciò la giustizia si accanisce su di lui e soltanto su di lui, sorvolando sui dirigenti che di fatto guidavano e guidano l’azienda formalmente e anche sostanzialmente. Abbiamo detto dei banchieri evasori (secondo le accuse) che finora non hanno pagato il fio né, suppongo, lo pagheranno in futuro, e che continuano imperterriti a svolgere serenamente professioni varie. Ma, anche scendendo molto più in basso, si verifica che non saldare le imposte è un peccato talvolta meritevole di indulgenza quasi plenaria: parecchi campioni dello sport (motociclismo, calcio eccetera) furono beccati con le mani nella marmellata eppure pressoché ignorati dalla giustizia penale. Si badi bene, non invochiamo le manette per nessuno: ci limitiamo a segnalare un abuso di doppiopesismo nella valutazione dei comportamenti scorretti dei contribuenti. Per alcuni la galera, per altri una sculacciata. La sculacciata consiste nella convocazione negli uffici delle tasse del furbetto, al quale viene proposta una transazione: ci devi 10 milioni di euro, ce ne dai subito (o a rate) 5 e chiudiamo la pratica. Stretta di mano, pacca sulla spalla arrivederci e grazie. Non facciamo nomi per carità di patria, ma questa è la realtà che peraltro i giornali a suo tempo descrissero con dovizia di particolari. Letto 1501 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||