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Sentite Scalfari sulla riforma della giustizia

11 Marzo 2011

Qui.
Tralascio lo sprezzante paragone che si permette di fare tra Berlusconi da una parte e Robespierre e Saint-Just dall’altra.

Non vi è chi non sappia che i due francesi furono i massimi esponenti del periodo del Terrore durante la rivoluzione e si macchiarono di orrendi delitti insanguinando la Francia e facendo diventare la ghigliottina una specie di dea purificatrice.

Dove Scalfari possa vedere tutto questo in Italia, è sorprendente. A meno che non si voglia tornare a ripetere per lui ciò che già ho detto anche per altri. L’antiberlusconismo gli ha compromesso quelle doti che un osservatore politico di razza deve saper conservare, massimamente l’obiettività.

Se Berlusconi e il suo governo, sorretti dalla maggioranza parlamentare, intendono porre mano ad una riforma costituzionale della giustizia, davvero commettono un reato e meritano il raffronto con il periodo del Terrore di Robespierre e di Saint Just?

Qui siamo alla stravaganza, per usare un eufemismo.
La Costituzione è legittimamente modificabile, poiché così hanno voluto statuire i padri fondatori della nostra Repubblica, dettandone le procedure.

Del resto la Costituzione di modifiche ne ha già avute ed anche ad opera della sinistra che, ad esempio, mutò il titolo V con un colpo di mano ed una maggioranza risicata, a pochi giorni dalle nuove elezioni, come ricorda qui anche Davide Giacalone.

Ma il ragionamento singolare di Scalfari riguarda la proposta contenuta nel ddl circa la separazione delle carriere. Il ragionamento di Scalfari è questo: Con la riforma il pm diventa, come avviene in Usa, un avvocato in tutto simile al difensore dell’accusato. E con ciò egli è costretto ad insistere sull’accusa senza potersi ravvedere, come oggi può fare il pm, quando si accorge di aver sbagliato.

Mi vien da ridere. Scalfari probabilmente non ha mai visto in tv come avvengono i processi americani, resi famosi, ad esempio, dalla serie   dedicata a Perry Mason.
Quante volte abbiamo visto, di fronte alle prove portate dal celebre avvocato, l’avvocato della accusa rinunciare a proseguire.

La verità è invece un’altra. Scalfari difende la casta dei magistrati come fa l’opposizione, perché la casta si è dimostrata l’unica che può abbattere il governo, come abbatté quello di Prodi infierendo sul ministro della giustizia Mastella nel gennaio 2008.

La separazione delle carriere, al contrario, dopo i guasti che si sono visti in questi anni, è il modo più costituzionalmente corretto per assicurare al cittadino quel processo giusto voluto dai padri costituenti.
Garantire la terzietà del giudice, oggi molto sospetta, è diventata una necessità.

Del resto sono le colpe e gli sconfinamenti di alcuni pm, divenuti troppo tracotanti, ad aver suonato l’allarme avvertendo che qualsiasi ulteriore indugio (durato qualche decennio) avrebbe finito per trasferire tutto il potere nelle mani dell’ordine giudiziario.

Solo per interesse di parte l’opposizione finge e tollera che il parlamento sia stato e sia ancora continuamente umiliato dalla tracotanza di alcuni pm. Ma credo che la Storia la condannerà per questo opportunismo.

Un altro punto toccato risibilmente da Scalfari riguarda l’obbligatorietà dell’azione penale che, secondo lui, viene annacquata dalla riforma, nel senso che sarà il parlamento a stabilire con una legge i criteri per la sua applicazione. Ciò vuol dire che ci saranno materie (ritengo importanti e gravi: una legge inoltre è sempre frutto di un dibattito assembleare) che non potranno sfuggire all’intervento del magistrato.

Ora invece che cosa avviene ? Avviene che è il magistrato a decidere quale processo imbastire e quale lasciar cadere in prescrizione. A suo totale arbitrio. E visto l’uso spesso strumentale e discutibile che viene fatto di questo arbitrio, ecco che si è reso e si rende necessario costruire un binario chiaro ed inequivocabile sul quale procedere.
Se le cose non funzionano, come non funzionano nella giustizia, chi più del parlamento, che rappresenta il potere legislativo, è legittimato ad intervenire?

Oggi alla magistratura le cose vanno bene così. Praticamente può fare tutto; interpretando a suo modo leggi e Costituzione si è resa arbitra decisiva in ogni campo, imponendosi perfino al parlamento.
L’argine che è stato abbattuto sarebbe destinato ad aggravarsi se il parlamento non vi ponesse rimedio.

Bene dunque fa il governo a mostrare determinazione a perseguire un tale rilevante obiettivo.
Credo che anche i cittadini guardino con favore a questa confortante risolutezza che è mancata nel passato.

Aggiungo: l’unica cosa che condivido detta da Scalfari nell’intervista surrichiamata è che la riforma non contiene alcunché che riguardi i processi di Berlusconi. Detta da lui, da un antiberlusconiano di ferro, non è questione di poco conto.

Spero che Bersani ne sia venuto in qualche modo a conoscenza, visto che Scalfari è uno dei massimi ispiratori e padri della sinistra.

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