Settembre
12 Settembre 2009
Non so se anche a voi accada come a me, quando si arriva a settembre e l’estate sta per finire.
Quest’anno lo avverto particolarmente, forse perché l’estate è stata lunga e torrida: è un sentimento tenero, tiepido, rassicurante. Quando sta per scendere la sera e il sole si avvia al tramonto, lascio il mio giardino e mi rinchiudo tra le quattro mura domestiche. Lo faccio senza rimpianto del sole che già sta scomparendo dietro i monti. Aspetto che la sera avvolga le stanze della mia casa. Allora chiudo le finestre, calo gli avvolgibili e mi preparo alla quiete domestica.
La sera di settembre reca una dolce malinconia, segna più di altre stagioni il passaggio del tempo, lo fa con discrezione, con dolcezza.
Mi scelgo un film, mi siedo sulla poltrona e mi perdo nei sogni. Oppure sto con i miei e conversiamo senza fretta, attendiamo l’ora della cena. Parliamo del paese, dei figli, dei nipoti, di cosa ci attende domani. Lo facciamo contenti della vita che ci è stata offerta in dono.
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Commento by Felice Muolo — 12 Settembre 2009 @ 17:29
Ottimo, Bart. In tutti i sensi.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 12 Settembre 2009 @ 17:51
Grazie, Felice.
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 12 Settembre 2009 @ 21:55
Pagina tenera e vera, dove affiorano momenti sentiti, che si innalzano a sapienza di vita. L’autore, aperto alla suggestiva evocazione del “paesaggio” settembrino, non solo si specchia nell’evento, ma giunge ad affidarsi al mutamento naturale, fino ad assumerne il ritmo pacato, la cadenza modulare. E si ritrova, così, l’incanto per spazi interiori più vivi e più intensi e si recuperano momenti dal vero sapore di intimità , armonia, affetti
e genuine significazioni.
Io ho scritto diverse poesie sul settembre e sull’autunno. Ne propongo una qui di seguito, che, però, ha un finale non “ottimista”
Gian Gabriele
UN’ ALTRA STAGIONE SE NE VA
Rubo ultimi spicchi di stupore
alla stagione che porto dentro.
Lo sguardo distratto
s’abbaglia e s’avvolge
di dolcezza insolita
all’abbandono ingenuo
sul baloccarsi fragile
di luci e di colori.
E mi sorprende anche il passo
lungo il prato dell’anima
per scarabocchi indolenti di sole
che vanno a mordere
le soglie scoperte del cielo.
Tremulo riso d’acque
compila pagine capovolte
di un’inverosimile rinascita
(maschere ad illuderci
ancora un poco
ed a frenare tumulto
di pensieri grigi alle porte).
Ma già lassù
nel volo lento e nero
del falco pellegrino
colgo il primo intristire
d’altri giorni,
che pure canta il crociere,
malato di malinconia,
in angoli nascosti.
Così l’addio ci attende
e si tinge nelle foglie smarrite
e nell’odore umbratile di musco
al trastullo di un’aria vagabonda.
Fra breve s’apriranno strade
di freddo silenzio
per sfilacciati abbandoni
e ci imprigioneranno il cuore
in vuoti pieni di nebbie
con feritoie scure
ad imprimere la nostra solitudine.
Gian Gabriele Benedetti
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 12 Settembre 2009 @ 23:56
Grazie, Gian Gabriele, anche per il dono della tua poesia.