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STORIA: Benedetto XVI e le Crociate

7 Novembre 2011

di Costanza Caredio

Nel suo discorso di Assisi in presenza di importanti capi religiosi, non si sa se veramente papa Ratzinger intendesse sconfessare le Crociate che “sono state decise dai papi, finanziate con denaro chiesto ai fedeli, anche i più poveri, con cicli massicci di predicazione apposita” (Magli). Ratzinger ha parlato genericamente, come aveva già fatto in precedenti occasioni di “religione usata come giustificazione della violenza”. In compenso ha fatto buona accoglienza agli atei, devoti o no.
Il fatto è che sin dall’inizio la religione cristiana ha misconosciuto le ragioni della Storia, dove si verificano alleanze, ma anche lotte di popoli. I suoi santi e martiri combattevano l’impero romano per la propria libertà di popoli oppressi. Negando le ragioni terrene dei martiri cristiani – che poi erano Ebrei, o Copti o Asiatici o Africani – la Chiesa non riesce a riconoscere che si può e si deve combattere per il proprio paese e la propria civiltà, pur essendo cristiani.
Le Crociate sono state una reazione tardiva, insufficiente, disperata all’aggressione islamica e i papi che le organizzarono supplirono al disimpegno imperiale e richiamarono al loro dovere e ai loro compiti, le classi dirigenti, re, principi e cavalieri.
Sconfessando quei valorosi combattenti e elevando il francescanesimo a strategia politica, Ratzinger sembra organizzare la resa dell’Occidente, o almeno il suo disimpegno, non si sa quanto in accordo con i suoi fedeli. Getta anche una luce ambigua sui monaci: là dove essi prosperarono e si moltiplicarono, crollarono le difese civili, ma i monasteri furono risparmiati. Emblematico il sacco di Roma di Alarico (410), così ben razionalizzato da Agostino nella “Città di Dio”. Memorabile la sua mancanza di pietas verso le matrone romane.


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Bart