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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

STORIA: Il mitico oro di Dongo

15 Dicembre 2019

di Bartolomeo Di Monaco

Sul settimanale Epoca del 1968 comparve questa descrizione del mitico oro di Dongo. Chi se ne appropriò? Il mistero a distanza di tanti anni non è stato ancora risolto, nonostante si sospetti che esso sia finito in mano dei partigiani rossi facenti capo al PCI. Qui trovate una descrizione del mitico tesoro.

“Alle 4 del mattino, il capitano Kisnat venne svegliato dalla sentinella e cominciò i preparativi per la partenza. Era buio e una nebbia fitta copriva il lago. Nel giardino del municipio, per alleggerire il carico, un gruppo di tedeschi vuotò dieci sacchi colmi di banconote italiane nuove di zecca. Erano fogli interi di biglietti da mille, non ancora tagliati, per un valore di centinaia di milioni. Un graduato vi versò sopra una latta di benzina e poi vi appiccò il fuoco.
Mentre si avvicinava alla sua automobile, Kisnat fu abbagliato da una torcia elettrica: due civili, il dottor Luigi Gatti e il capitano della polizia Mario Nudi, gli si pararono dinanzi. Uno di essi, in un tedesco molto incerto, gli disse: «Hier zwei Koffer, Sie mitnehmen nach Meran, grosse Wertkoffer » (Ecco due valigie, lei portarle a Merano, valigie con grossi valori). Kisnat rispose che la sua automobile era già stracarica e che, se volevano, potevano caricarle sul camioncino guidato da suo figlio Waldemar. Si trattava di due grandi valigie di cuoio marrone. Waldemar le afferrò e non fu capace di alzarle al primo colpo. «Accidenti », disse, «ma cosa c’è dentro, pietre? » Poi chiamò un soldato, e con il suo aiuto le caricò. Quelle valigie rappresentavano il «fondo riservato » della RSI e contenevano 66 chili di oro, suddivisi in pacchetti recanti l’indicazione del peso, del titolo e delle oreficerie di Urbino, Fermo, Ascoli Piceno e Macerata da cui provenivano, 1.150 sterline d’oro, 147 mila franchi svizzeri in biglietti da mille, 16 milioni di franchi francesi, 10 mila pesetas in carta, sterline carta, escudos portoghesi, dollari e altra valuta straniera per un importo imprecisato. Waldemar guardò dentro le valigie, e due giorni dopo, per non avere guai con i partigiani, le gettò nel lago. Due pescatori di Sorico le ritrovarono subito, e così sarebbe cominciata la misteriosa storia dell’oro di Dongo.â€. (da Epoca, 25 agosto 1968 – Anno XIX – N. 935. Articolo di Ricciotti Lazzero).


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