STORIA: Le foibe28 Dicembre 2019 di Bartolomeo Di Monaco Il 10 febbraio di ogni anno si celebra, da quando fu istituita nel 2005, la giornata dedicata alle vittime delle foibe. Le foibe sono cavità carsiche che sprofondano fino ad arrivare anche a oltre 200 metri e nascondono al loro interno “un dedalo di tenebre e abissi, gallerie tortuose, corsi d’acqua sotterranei che ne hanno provocato l’erosione delle pareti di roccia calcarea scolpendo imprevedibili geometrie.”. Qui i comunisti titini negli anni che vanno dal 1943 al 1945 vi gettavano italiani, ma anche slavi e croati, giudicati avversari del regime. Li legavano in coppia, come leggerete in questo stralcio, e sparavano ad uno solo dei due, facendo precipitare l’altro ancora vivo nella profonda voragine. I tedeschi lo facevano per risparmiare un colpo di proiettile. Suppongo che i titini li imitassero considerando geniale questa scelta. Oggi c’è ancora qualcuno che si arrampica sugli specchi per fare distinzioni improponibili tra nazifascismo e comunismo. Sono sempre stati la stessa cosa e questo esempio di assassinio che li accomuna è un’altra delle tante prove. Il brano che si riproduce dal libro di Marco Girardo “Sopravvissuti e dimenticati”, con la prefazione di Walter Veltroni, si avvale della testimonianza di un sopravvissuto, Graziano Udovisi. “La prima foiba «A metà ottobre », continua Graziano Udovisi, «un ragazzo di Albona che stava cercando senza esito, da qualche giorno, il padre scomparso s’imbatté in una buca del terreno. Una cavità abitata quasi sempre dai colombaccì. Notò che gli uccelli non andavano più a rifugiarsi in quella zona. Dal terreno usciva un odore acre di cadaveri, odore di morte. Quella di Vines, vicino ad Albona, è stata la prima foiba a essere scoperta, grazie a lui. Ero presente alla prima ricognizione fatta dai Vigili del Fuoco di Pola, una squadra di cinque uomini coordinata dal sottufficiale Arnaldo Harzarich. Il maresciallo si calò nella foiba con una corda di circa un pollice e mezzo. In quella prima spedizione non avevano portato nient’altro. Nessun attrezzo particolare: erano andati a Vines solo per dare un’occhiata. Mentre si calava nella depressione del terreno, Harzarich diceva qualcosa come: “L odore si fa sempre più forte, qui diventa tutto nero”. Chiese una torcia. Ormai era sceso per circa venti metri e urlò: “Fermatevi!” agli uomini che lo stavano calando. Su un terrazzino naturale c’era un cadavere. Chiese altra corda, ma mancava. Ce n’erano solo di più sottili. Lui si slegò e fissò sulla cima che fino a prima aveva intorno al corpo il cadavere. Una volta in superficie, alcuni riconobbero in quelle spoglie il corpo dell’autista della questura e del prefetto. L’avrebbero cercato a lungo, Harzarich, perché non parlasse, come avrebbero cercato me ». A Vines, nei giorni successivi, furono estratte ottantaquattro salme. Il sottufficiale dei Vigili del Fuoco rese in seguito ai servizi anglo-americani una deposizione corredata da fotografie. Il documento ufficiale è andato perduto. Ma esiste una Relazione tratta dall’interrogatorio di un sottufficiale dei WFF del 41 ° Corpo di stanza a Pola resa al «Centro J » dell’esercito alleato. È custodita oggi nell’archivio dell’Istituto regionale per la Storia del Movimento di liberazione del Friuli-Venezia Giulia. Quel documento fu pubblicato per la prima volta da uno speciale della rivista semestrale dell’Istituto regionale per la Cul-tura istriana di Trieste. Oscenità, crimini da far rabbrividire! Ma se non bastasse, il testimone Graziano Udovisi ci fa conoscere un’altra raffinatezza omicida dei comunisti titini: “Legati nuovamente, sempre col filo di ferro, ci portarono a Piè di Albona, in un posto chiamato Pozzo Littorio, e fummo sistemati in una scuola. Nella palestra c’era un gruppo di persone, erano soprattutto italiani. Allineati lungo il muro più lungo dello stanzone, dovevano correre a testa bassa contro la parete di fronte, fin quasi a svenire. Rimessi in piedi a forza di calci e secchi d’acqua, dovevano ripetere l’operazione.”. Letto 525 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||