TEATRO: I MAESTRI: Chiari, fuoriclasse del monologo12 Gennaio 2012 di Max David Sul conto di Walter Chiari me ne avevano raccontate di tutti i colori, prima che lo in contrassi. Dice uno: « Quello è un tipo che vola dall’Europa all’Australia pilotando a mille il suo bireattore personale ». Un altro dice: « Walter non è con tento se non fa cento tuffi al giorno dal trampolino di dieci metri. Lui, se in albergo non c’è la piscina olimpionica, non ci sta ». E un altro ancora: « Una volta, prima di sposarsi, stracciava una donna nuova al giorno ». E infine: «Va a cac cia con un fucile a ripetizione da ventiquattro colpi, e ogni colpo è un pazzetto ». Eppure, a prima vista, l’uo mo mi era sembrato assai di verso dal suo mito. Anzi, l’uo mo mi era sembrato semplice e bonario, uno di quegli uomi ni che, per freschezza, si è sempre tentati di chiamare ra gazzi, anche se i loro quaran tasei anni sono ben suonati. Sarà che ho incontrato Walter Chiari in un ambiente semplice e familiare (in casa di suo fra tello Osvaldo, in compagnia di sua moglie Alida e della moglie di Osvaldo, di cui purtroppo non ricordo il nome, con dei bambini, figli di Osvaldo, che trottignavano in salotto, men tre una domestica attillata si accingeva ad apparecchiare la tavola per la cena) ; sarà che a me i personaggi di un certo nome fanno sempre soggezione e prima ancora di vederli li im magino astrusi e quasi immo bili, appollaiati su un enorme trespolo d’oro, ma devo ammet tere che poche volte mi sono inteso tanto bene e tanto pre sto con una persona avvicinata per motivi professionali. Sempre il suo mito. Un ami co, al quale avevo rivelato di avere, per quel giorno, un ap puntamento con Walter Chia ri e che aveva affermato di co noscerlo bene, mi aveva det to delle parole curiose. Aveva detto: « Sì, Walter va forte, ha la vita facile ». Ma ora che gli avevo parlato non cre devo che Walter Chiari avesse avuto o abbia la vita facile. Credevo invece che la sua pri maria virtù consistesse nel de terminare situazioni facili an che quando apparivano difficili; anche quando difficili sarebbe ro state veramente, per un uo mo diverso. E come avveniva tutto questo? Avveniva per la sostanziale «adrammaticità » di Walter Chiari, derivazione, ri peto, della sua semplicità e del suo galantomismo. Si è letto sui giornali che, alcune sere orsono, in un tea tro milanese, Walter Chiari era stato contestato da un certo numero di spettatori per essere arrivato con quasi due ore di ritardo sull’ora fissata per l’ini zio dello spettacolo. Un non galantuomo avrebbe potuto tro vare mille scappatoie per non affrontare, faccia a faccia, il pubblico scontento. Non lui, che sotto la mareggiata delle invet tive si ferma, si avvicina ai più scalmanati, discute, fornisce spiegazioni e infine, a ritardo aggravato, inizia la recita e ve locemente la conduce a termi ne. Ho usato il termine « ga lantomismo » perché, rievocan do l’episodio, Walter Chiari mi aveva detto di essersi compor tato in quel modo, per defe renza verso il suo pubblico, per essere onesto col suo pubblico. Sarchiapone Ha una voce scorbutica e rin ghiosa, come se ogni mattina facesse dei gargarismi con mez zo bicchiere di puntine di gram mofono e si potrebbe pensare che sia giusto la voce a dargli un’aria tanto spavalda. Ha una stretta di mano forte, atletica e si potrebbe pensare che sia questa stretta di mano a dargli un’aria quasi di prepotente. Invece tutto forse gli deriva da una eccezionale vitalità ac compagnata da un eccezionale numero di passioni. Mito a par te, leggenda a parte, bisogna ammettere che di voglie Walter Chiari ne ha parecchie: ten nis, buone letture, calcio, cine matografo, caccia, teatro, fami glia, viaggi, soprattutto viaggi. Walter Chiari oggi è in Euro pa, domani in America, dopo domani in Australia e il giorno successivo in teatro, a recitare. Viene da domandarsi se gli ri manga il tempo per leggere i copioni, per studiarli, per pre pararsi. Sì, il tempo gli resta perché il copione, per lui è la base, la traccia sulla quale egli costruisce, col suo estro e con la sua fantasia, un tipo di spet tacolo che è particolarmente suo e che non ha molti precedenti. Si pensi al « Gufo ela Gatti na » che fu un fiasco, in Ame rica. In Italia, nella manipo lazione di Walter Chiari, la stessa opera è diventata un grosso successo. Mi è anche sembrato di capi re che, più del teatro conven zionale, cioè più della recita nei suoi limiti classici, a Walter Chiari piacciano le macchiet te, i monologhi, le imitazioni, le storielle mimate e animate. Quella sua voce gorgogliante gli si era quasi intenerita ed era diventata come bambinesca, mentre mi parlava di « Il Busin » (il contadinotto brianzolo che si reca per la prima volta a una partita di calcio) e di « Sarchiapone » (con Campani ni in funzione di «spalla ») e dell’« Ubriaco », e della sua imi tazione di De Rege (dice: « De Rege ha anticipato perfino Ionesco »). Forse per motivi sen timentali, il personaggio che gli è più caro è proprio De Rege e gli è caro il ricordo di De Rege per qualcosa connesso al loro primo incontro. Finita la guerra, all’Olympia di Milano si dava uno spettacolo di varie tà al quale potevano parteci pare anche i « volontari », le persone, tra il pubblico, che avessero voluto tentare la via del teatro. Recitava anche De Rege, e Walter Chiari si era presentato in palcoscenico, si era esibito in non so quale mo nologo o macchietta e il giorno dopo, di punto in bianco, l’im presario gli aveva offerto una scrittura. Così era diventato at tore il figlio di una famiglia me ridionale, nato a Verona e, successivamente, domiciliato a Mi lano. Senza «spalla » In Walter Chiari la tendenza al monologo, cioè la solitudine sul palcoscenico, è una costan te ben definita. Lo dimostra, tra gli altri, un caso verifica tosi a Trieste lo scorso anno. Si rappresentava, ancora una volta, « Il Gufo ela Gattina ». Improvvisamente Alida Chelli, la seconda interprete, perde la voce e non può assolutamente recitare. Allora Walter si pre senta al pubblico e gli doman da se preferisca la restituzione del prezzo del biglietto oppure assistere alla recita condotta da uno solo dei suoi due unici personaggi: lui. Il pubblico pro pende per la recita con un solo attore e Walter Chiari te lo inchioda per tre ore alle pol trone. Aveva fatto tutto lui. Sicché, anche se succedesse un fatto che, sul finire della nostra conversazione, ci era ve nuto in mente, Walter Chiari se la caverebbe lo stesso. Ave vamo immaginato che tutte le « spalle » per esempio, tutti i Campanini, e tutti i Gianni Agus di questo mondo si ribel lassero, e decidessero di non fare più le « spalle » e portas sero a buon fine quella che sa rebbe definita la prima grande rivoluzione delle « spalle » nel la storia dell’umanità: Walter Chiari avrebbe già in se me desimo, pur con molto rincre scimento, la giusta soluzione: solo al centro del palcoscenico; solo come nel mezzo di un de serto che non gli fa paura. Letto 2771 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||