Tocca alla Politica o alla magistratura tutelare gli elettori5 Marzo 2010 Non è farina del mio sacco, ma poiché ne condivido il contenuto, pubblico quanto segue, chiosandolo con mie considerazioni. L’art. 48 della Costituzione, oltre a stabilire che “il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.”, allorché si riferisce al voto dei cittadini residenti all’estero sancisce che “La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività”. La situazione in cui ci stiamo trovando non dipende da errori commessi dagli elettori, bensì da singoli, incaricati di adempiere a talune formalità previste dalla legge elettorale. Costoro hanno sbagliato. Di alcuni conosciamo i nomi, di altri no. Perché una cosa è certa, e già Formigoni l’ha denunciata: ciò che è accaduto alle liste del Pdl, è presente anche, e in modo trasversale, in altre realtà, passate indenni. Perfino la lista dell’antagonista in Lombardia di Formigoni, Filippo Penati, stando alle dichiarazioni dello stesso Formigoni, dovrebbe avere, ad un attento controllo, gli stessi acciacchi. Ci si domanda se la risoluzione di un problema che riguarda l’esercizio del diritto di voto di milioni di elettori debba essere demandato alla magistratura, e la politica debba stare alla finestra a guardare. Bersani, che mira ad ottenere una competizione con un solo competitore, massacrando milioni di elettori innocenti, come lasciò fare Togliatti a Stalin nei confronti dei soldati italiani prigionieri del dittatore russo, consiglia di attendere le sentenze del Tar, imminenti. Ma Bersani, che in tutta questa faccenda è annebbiato dalla cupidigia di vincere senza l’avversario, e vuole profittare dell’occasione eccezionalmente regalatagli da alcuni sprovveduti (?), non si rende conto che il problema non è più giuridico ma eminentemente politico. Direi, anzi: Guai a demandare alla magistratura una questione politica. La magistratura è un organo tecnico che per vocazione (anche se è uscita fuori dei binari) applica le leggi promulgate dall’organo politico. È al servizio, ossia della legge, e quindi della Politica, che le leggi le fa. In questa circostanza la Politica non ha assolutamente bisogno di attendere le sentenze del Tar, poiché il suo obbligo è già perfettamente delineato. È un obbligo di natura politica, e riguarda la tutela dell’art. 48 della Costituzione e la garanzia dell’effettività del voto. Bersani ostacola tutto ciò. Impedisce alla Politica di svolgere il suo ruolo. La rende sottomessa alla magistratura, commettendo un errore che lo trasforma, politicamente parlando, in una mezza cartuccia. Se si fosse lasciato sfiorare dalla grossolanità che sta commettendo ed avesse da subito ammesso che tocca alla Politica e non alla magistratura dirimere il grosso problema, Napolitano e Fini (sempre in tandem, loro) oggi non avrebbero messo i bastoni tra le ruote al governo. Ma se la Politica sta viaggiando zoppa, per colpa di Bersani, essa non deve fermarsi. Deve far valere gli obblighi che le derivano dal presiedere uno Stato libero e democratico. Se l’opposizione farà l’ostracismo con il fine recondito di competere da sola in due regioni così importanti come il Lazio e la Lombardia, lasciando fuori dalla competizione milioni di elettori, il governo e la maggioranza hanno il dovere di contrastare un tale riprovevole disegno e di garantire agli elettori il diritto di voto. Articoli correlati“Il governo ha varato un testo in quattro punti che consentirebbe il recupero delle liste escluse”. Qui. “Caos liste, via libera del Cdm al decreto Berlusconi: garantito il diritto di voto”. Qui. Da cui estraggo: “Maroni ha poi spiegatato: “Riteniamo che alcune norme non siano state applicate in modo corretto. Per esempio, quanto alla presentazione delle liste a Roma, una circolare del ministero dell’Interno stabilisce che il Cancelliere non può rifiutarsi di ricevere liste e contrassegni, neppure se li ritenga irregolari o presentati tardivamente. Deve farlo e semmai rilevare che sono stati presentati fuori termine. A Roma ciò non è avvenuto”. ” “Il provvedimento dovrebbe prevedere nell’art.1 che il diritto all’elettorato attivo e passivo sia preminente rispetto alle formalità. Nell’art.2 si stabilisce che ci sono 24 ore di tempo, a partire dall’accettazione delle liste, per sanare le eventuali questioni di irregolarità formale. Una norma transitoria stabilirebbe che – solo ed unicamente per quanto riguarda le elezioni regionali che si terranno in Lazio e Lombardia – lo “start” delle 24 ore sia da intendersi non dal momento di accettazione delle liste, ma da quello di attuazione del decreto. Infine, nell’art.3 si stabilisce che con ogni mezzo di prova si potrà dimostrare di essere stati presenti nell’ufficio competente al momento della chiusura della presentazione delle liste.” “Artriva anche la firma di Napolitano”. Qui. “Lunga trattattiva poi il testo finale convince il Colle” di Paolo Passarini. Qui. “Ma Silvio deve sperare che il Tar dia la stessa lettura” di Amedeo La Mattina. Qui. “Pasticcio elettorale: se la forma è sostanza, il cavillo è un pretesto” di Peppini Calderisi. Qui. Letto 1817 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Angelo Farina-Ventrone — 5 Marzo 2010 @ 17:49
Commento by Ambra Biagioni — 5 Marzo 2010 @ 18:44
Il Presidente della Repubblica è la prima Carica (politica) dello Stato. è colui che deve garantire l’applicazione della Costituzione e allora abbiamo il coraggio di uscir fuor di metafora e riconosciamo che l’unico politico a dover intervenire in questa che è una lotta di corrente, combattuta a forza di colpi bassi, proibiti in una tenzone leale fra legittimi concorrenti, era ed è ancora lui.
Qualunque soluzione venga da altra fonte dovrà essere giudicata come condanna di inefficienza del Presidente della Repubblica, al quale, primo, è affidato il compito di difesa della Costituzione Repubblicana e. per essa, dei diritti del popolo.
Commento by Luciano Baroni — 5 Marzo 2010 @ 21:19
Ho scritto da altra parte che Napolitano preferisce fare il pesce in barile, per non pagare dazio : quello che ha ricevuto all’atto della sua elezione.
Buona serata.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 5 Marzo 2010 @ 21:37
Se il governo varerà il decreto legge, vedrete il canaio che farà l’opposizione per evitare che le liste escluse rientrino in gioco. A lei interessa il potere e non la democrazia.
Se poi le sentenze del Tar saranno sfavorevoli, bisognerà tener duro e lottare perché i milioni di elettori oggi esclusi possano votare.
Rimpiango Cossiga, che a quest’ora avrebbe già fatto sentire la sua voce in difesa degli elettori.
Commento by Maria — 5 Marzo 2010 @ 22:48
Mala tempora currunt !
E’ chiaro che Napolitano avrebbe dovuto sua sponte trovare una soluzione, anche mediante moral suasion nei confronti della Magistratura. Ci sono troppe cose che non tornano e che mi fanno temere cose peggiori
Commento by giuliomozzi — 6 Marzo 2010 @ 12:26
Bart, scrivi: “Ci si domanda se la risoluzione di un problema che riguarda l’esercizio del diritto di voto di milioni di elettori debba essere demandato alla magistratura, e la politica debba stare alla finestra a guardare”.
Be’: se si tratta di verificare l’applicazione della legge, tocca evidentemente alla magistratura. Se si tratta di cambiare la legge, tocca evidentemente alla politica.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 6 Marzo 2010 @ 13:37
Il caso che è accaduto non è così semplice, Giulio.
“Maroni ha poi spiegato: “Riteniamo che alcune norme non siano state applicate in modo corretto. Per esempio, quanto alla presentazione delle liste a Roma, una circolare del ministero dell’Interno stabilisce che il Cancelliere non può rifiutarsi di ricevere liste e contrassegni, neppure se li ritenga irregolari o presentati tardivamente. Deve farlo e semmai rilevare che sono stati presentati fuori termine. A Roma ciò non è avvenuto”. ”
Ma nonostante la confusione, immagina che alcune regole stabilite dalla legge siano state infrante.
Si tratta di regole che attengono formalità. Ma non cavilliamo su formalità e sostanza, ne abbiamo letto abbastanza sui giornali in questi giorni.
Ammettiamo che sulla base di queste infrazioni la magistratura escluda milioni di elettori dal poter indirizzare ad una coalizione il proprio voto.
La magistratura ha fatto il suo dovere, ma è sufficiente?
Credo che anche tu non puoi che riconoscere che la magistratura ha solo fatto la sua parte, ma insufficiente a restituire un diritto che spetta ai cittadini.
Dunque è in testa alla politica e non alla magistratura il dovere di risolvere il problema e risolverlo in un solo senso, quello di assicurare l’esercizio pieno del diritto di voto a milioni di cittadini che potrebbero esserne privati.
La magistratura potrebbe anche rispondere positivamente a questo problema, ma potrebbe anche non farlo. E’ un organo tecnico e non politico. Bada a ciò che è scritto nella legge.
Sta alla politica evitare a tempo che un pronunciamento negativo della magistratura abbia come conseguenza un grave vulnus della democrazia.
Perciò è stato giusto ricorrere al decreto d’urgenza, prima ancora che si pronunci la magistratutra, e giusta è stata la firma di Napolitano.
Commento by Luciano Baroni — 6 Marzo 2010 @ 14:21
“E’ un organo tecnico e non politico”:wink: .
Fossi stato su un altro tipo di Blog, con un altro Bloggista responsabile, avrei scritto una “risata infinita” : con te non mi permetto perchè questa frase l’hai scritta come un “auspicio”.
Buona giornata. :wink:
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 6 Marzo 2010 @ 14:35
Hai ragione, Luciano. Ho detto quello che la magistratura dovrebbe essere, ma non è.