Trascorrere le mie giornate
1 Giugno 2008
Quando si arriva alla mia età – 66 anni – non si può fare a meno di rivolgere il pensiero al futuro.  Quanti anni restano ancora? Alcuni amici già se ne sono andati, taluni nel vigore della giovinezza. Non ci si deve meravigliare, dunque, se la nera signora ha messo gli occhi su di noi e controlla l’anno, il giorno e l’ora in cui dovrà venire a trovarci. Non credo che sia contenta del gravoso e terribile incarico, sempre male accolta. Ma una legge scritta nel destino degli uomini, vuole che sia così. Chi nasce deve morire.
Allora è tempo di accelerare, di non dare spazio ai temporaggiamenti, di non oziare, di non concederci alla vaghezza dei sogni, bensì di essere operosi.
Così ho preso in mano il mio piccolo archivio e mi sono messo a rileggerlo. Nell’agosto 2007, il 27, ho speso qualche soldo per mettere su un mio sito personale attraverso cui vendere a poco prezzo i miei libri nel formato pdf e e-book, e soprattutto inaugurare una rivista speciale, che ho chiamato Rivista d’arte Parliamone.
Ebbene, le cose più belle ritrovate nel mio archivio, ho deciso di metterle lì, sulla rivista, a disposizione di tutti. Sono scritti che non si trovano facilmente, a meno che la ricerca non sia mirata da un qualche esperto di letteratura, in ogni caso difficile anche per lui. Hanno contribuito alla mia formazione. Ritrovo nomi di studiosi, di cui oggi poco si parla o dimenticati, che quaranta cinquanta anni fa erano l’orgoglio della nostra letteratura. Rileggerli può ancora oggi insegnare molto. Insegnano ancora a me, in questa rilettura. Mettono a fuoco meriti e difetti, virtù e degrado di un mondo, quello delle lettere e delle arti, sempre in ebollizione, testimoniando che i problemi si aggiornano, ma restano sempre incatenati tra loro: presente, passato e futuro. La loro lettura può aiutarci a capire meglio il nostro tempo.
Sarà un lavoro che mi impegnerà per qualche anno, suppongo. Il giorno passo molte ore in questa entusiasmante ricerca. Non mi fa fatica. Mi dà tanta felicità , come me la dà vedere i miei familiari intenti ciascuno al loro impegno quotidiano, come me la dà nno i miei nipotini Lorenzo, di 9 anni, e Fabio, di appena 6 mesi, quando sono qui, a casa mia, ad allietarci e a mettere tutto sotto sopra con la loro esuberanza.
Poi, quando toccherò i 70, forse sarà vicino il mio momento. Una manciata di anni ancora, non di più. Seduto in giardino sulla mia panchina, volgerò allora lo sguardo all’orizzonte, in cerca di quel tremolio nell’aria, di quella visita attesa.
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