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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

VARIE: S.O.S per il mio dimagrimento

8 Febbraio 2020

di Bartolomeo Di Monaco

So già che mia figlia Elena e il figlio di lei, il mio caro nipote Lorenzo (il più grande dei cinque, che a giugno compirà 21 anni) si metteranno a ridere fino a bagnarsi di lacrime quando leggeranno questo mio post, e si diranno che sì, è vero, ho proprio preso la mattana.

Ma sta di fatto che loro due vorrebbero farmi dimagrire con ricette che mi creano ansia e disperazione: mangiare poco, evitare zuccheri, ossia dolci, e fare passeggiate.

Sembra una cosa da niente, ma è invero lo scombussolamento della mia vita!

Da quando sono venuto in pensione (1 novembre 1990: quanti ne sono trascorsi!), dal primo giorno mi sono sfregato le mani al pensiero che da quel momento in poi sarei stato padrone del mio tempo. Cinque giorni dopo il grande avvenimento scrissi anche una poesia per celebrarlo: “Trascorre mollemente il tempo†(la trovate in calce al post)

Ero un figurino. Non che oggi sia brutto e deforme come la Bestia della fiaba di Victor Hugo, tradotta nella “La Bella e la Bestia†di Walt Disney, però ce ne corre tra la pancia di allora che manco si vedeva e quella di oggi che si è gonfiata come un palloncino. Quando cerco il buco della cintola non riesco a infilarci quel ferretto giacché non vedo né l’uno né l’altro, e vado a tentoni sperando nella fortuna.

Una volta in pensione, mi sono preoccupato di apprendere tutti i vizi possibili e immaginabili affinché la mia vita trascorresse nella più assoluta felicità. Non mi è mancato nulla. Ho potuto soddisfare le mie grandi passioni: la letteratura con migliaia di letture e tanti libri scritti misurandomi nel racconto, nel romanzo, nella poesia, nella saggistica, nella letteratura per ragazzi, nelle guide alla mia città e ad alcuni luoghi del cuore.
Ma non solo, e meno male!
Ho mangiato senza pormi limiti, di tutto e di più. Sono conosciuto come gran mangiatore e quando in paese si organizzano incontri e pranzi, i camerieri sanno che per me devono fare almeno due giri di portate. E poi i dolci: qui il campo si fa sterminato, si va da ogni tipo di caramelle (che mastico a decine alla volta una dietro l’altra), ai gelati, ai dessert, ai dolci di ogni specie, di cui quasi sempre non conosco il nome ma il solo sapore, ciò che a me importa. E se mi domandano come si chiama, riordinandolo mi limito a dire: Quello di prima.

Ora si vorrebbe che mi allontanassi dalla lettura, dalla scrittura e dal mangiar bene (dall’antipasto ai dolci, al digestivo perfino), e mi limitassi a qualche beccatina da piccione.

Ohibò, ma cosa volete fare di me? Come volete che mi riduca? Non devo mica fare sfilate, non devo mica farmi veder bello dalle simpatiche e sveglie ragazzine di oggi (meglio stare rimpiattati per non farmi prendere in giro: ma una volta, sapeste…).

Dunque, ecco il mio S.O.S

C’è qualcuno che possa darmi una ricetta (miracolosa) che mi faccia dimagrire senza rinunciare a stare seduto in casa mia a leggere e a scrivere, rinunciando alle passeggiate, se non brevi e nel mio giardino, e disposto a mangiare un solo piatto giorno e sera (o il primo o il secondo, alternando) e potermi gustare ancora qualche caramella, qualche biscotto, qualche dolce, la cui mancanza renderebbe lamentosa e triste la mia vita?

Le ultime analisi del 7 febbraio mi hanno dato: emoglobina glicata 42 (valore desiderabile sotto 40); emoglobina glicata % 6,0 (valore desiderabile inferiore a 5,8%). Rappresentano l’anticamera del diabete. Se salissero ancora, rispettivamente a 53 e al 7%, sarei fritto.

A me, in verità, son sembrate analisi buone, ma andatelo a dirlo a Elena e a Lorenzo e, di conseguenza, a mia moglie, a cui non è parso vero di unirsi al coro. Alla fine urlava più di tutti.

Perciò: Aiuto! Aiuto! E tanta solidarietà.

Ricorro a voi, lo avrete capito, per di nuovo “Trascorrere mollemente il tempo†(qualche passeggiata la facevo…allora, ma oggi che ho 78 anni m’è passata la voglia).

Un grazie e un abbraccio grande grande.

Trascorre mollemente il tempo
della mia vita
ora che non ho più padroni.
Per le selve cammino
o in riva al fiume;
le more tra i rovi
o la rossa albatrella
o il chicco dell’uva
assaporo;
e il sole che mi vide
nascere e fanciullo
di nuovo saluto.
Ho visto il ramarro
sopra un sasso,
il ragno nero tra i rami
e con dolcezza li ho ammirati.
Mollemente trascorre il tempo
della mia vita
ora che non ho più padroni.
Chi sei tu, leggiadro signore,
che incontro al mattino sul colle?
Sei la morte, io lo so,
ancor giovane e bella,
e forse mi studi,
e ti sorprendi della mia allegria,
ma è tanto dolce quassù
un giorno di novembre
che anche il pensiero di te
mi rallegra,
e quando da lungi ti scorgo
il mio occhio si ravviva
e guarda giù la valle;
il sole la illumina
e illumina te
quando mi passi accanto.
E tu la senti
la vita che pulsa in me,
oh sì la senti!
e della mia gioia
con tua sorpresa
anche tu esulti,
sorridi
e mi lasci andare.

6 novembre 1990


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