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290 a 290

12 Ottobre 2011

Ieri il governo è andato sotto di un voto. Bastava arrivare a 291, invece Bossi era fuori dall’aula a parlare con i giornalisti, Tremonti era nel suo ufficio a fare chi sa che cosa di più importante del rendiconto di bilancio 2010 che porta la sua firma ed era sottoposto alla votazione dell’Aula. Scajola e Pisanu si son guardati bene dall’onorare Montecitorio con la loro presenza.

Questo è ciò che politicamente è accaduto ieri.
Berlusconi ha praticamente combattuto e vinto le opposizioni tradizionali, le ha lasciate a bocca asciutta; ed invece ora si trova paradossalmente alle prese con un’opposizione che gli viene dall’interno. Da una congrega di affamati di potere e di poltrone.
I Giuda e i Bruto non riescono più a nascondersi ed escono dall’ombra: reclamano riconoscimenti e prestigio (anche se ne scarseggiano) e minacciano di mettere a ferro e a fuoco la maggioranza.

Diciamo che l’opposizione rappresentata dal Pd e compagni, vista l’impossibilità di abbattere con le loro sole forze e quelle alleate di certa magistratura e di certi industriali, si son messe a corteggiare gli invertebrati del Pdl, avendo capito che, ancora una volta, dopo Fini, resta sempre valida la strategia del cavallo di Troia per colpire al cuore il nemico.

La conseguenza è che assistiamo dolorosamente, per questi intoppi, al rinvio di alcune riforme necessarie. Quella sulle intercettazioni, la prima messa all’ordine del giorno, mi pare per giovedì, va alla settimana prossima; le altre chi sa se riusciranno a rimanere in calendario.

Sembra, dunque, che siamo arrivati al capolinea. Ma è davvero così, o Berlusconi può fare ancora qualcosa?
Può farlo, prendendo esempio dal governo   Prodi il quale, contando su un solo parlamentare in più al Senato, ricorreva sistematicamente al voto di fiducia. Finché poi è caduto, essendogli venuta a mancare la maggioranza in parlamento.

Allo stesso modo deve fare Berlusconi, non vergognandosene, visto che la sinistra su questo è stata la prima a cominciare e a tracciare la strada per tutte le situazioni difficili e rischiose. Avrà voglia di sbraitare ma, come in tante altre occasioni, dovrà dare la colpa a se stessa se certe usanze vengono praticate anche dagli avversari.

Perciò Berlusconi, su ogni disegno di legge in discussione, faccia poche storie. Metta ogni volta la fiducia e lasci che i suoi nemici interni abbiano il coraggio di scoprire le carte a viso aperto.
O la va o la spacca, come dice il proverbio.
Ascolti i consigli per lo stretto necessario, e poi chini la testa come fa l’ariete quando si muove all’attacco, e vada in aula mettendo il voto di fiducia.

Poiché di solito i traditori sono anche felloni, chi sa che per questa via non riesca a portare a casa le riforme tanto attese dagli italiani.
Se poi accadrà che in una votazione di fiducia, qualche scellerato della maggioranza gli si rivolterà contro e farà cadere il governo, pazienza. La battaglia sarà stata combattuta con tutti i mezzi a disposizione. Ciò che accadrà al Paese non si potrà più addossare a Berlusconi che ha fatto e avrà fatto di tutto per evitare le elezioni anticipate ed un nuovo farraginoso governo che cadrà il giorno dopo nelle grinfie della speculazione.
Toccherà ai cittadini trarne poi le conclusioni.

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Bart