VARIE: Berlino per me12 Ottobre 2011 di Carlo Capone A Berlino ci sono andato con l’handicap di mia moglie, che i tedeschi non li ha mai avuti in simpatia. Può darsi che avesse ragione, e forse dipendeva dall’aver visto troppi film di guerra con i crucchi sempre nella parte dei cattivi. Già , il vetro. Berlino è una città di verde e cristallo, quest’ultimo a mio giudizio usato per due ragioni. Una è pratica, se li rivestiti di vetri gli edifici ti succhiano fino all’ultima goccia di luce, e Berlino di sole non ne vede tanto. Il vetro, poi, è il miglior antidoto al cemento. E poiché di calcestruzzo ne occorreva parecchio, ecco che il cristallo, la gioia di vivere, il bisogno di chiarezza, si sono fusi nella dimensione del postfuturo. Sto parlando della sua architettura. E non fa niente se il trionfo di spigoli, oblique vetrate e ardite soluzioni a volte possa sconcertare, l’incarnato urbanistico della città assorbe ogni tipo di struttura restituendola a una percezione di godibilità . La seconda ragione di tanto cristallo è di ordine concettuale. Si ha la sensazione che questa Germania che si specchia nella ritrovata capitale aspiri a un’idea di trasparenza, assoluta, un bisogno che ho avvertito nell’aria insieme alla sobria contentezza di vivere dei berlinesi. E perciò hanno divelto ciò che è inutile ciarpame, vale a dire le centinaia di chilometri di Muro, conservandolo per quei pochi tratti da gettare in pasto all’ansia del turista. Ma ad una condizione, che l’affamato visitatore mediti e si attardi in una sorta di museo all’aperto, prospiciente al Muro, dove è esposta la più grande bacheca a cielo aperto che abbia mai visto. Ci trovi tutto in tali vetrine, vi fluisce la storia tedesca dal ‘19 al regime comunista riassunta in prime pagine di giornali, lettere di autorità e foto, tantissime foto. E sarà pure un luogo comune, ma il titolo a caratteri cubitali con cui si annuncia la vittoria di Hitler alle elezioni del 33 fa ti incide le ossa. Alcuni resti del Muro sono stati lasciati intatti perché il murales che vi era impresso appartiene a dei poster famosi. In questo che segue l’ironia del writer ha attinto vette sublimi. Si distinguono Brezhnev e il suo degno compare, Walther Ulbricht , che si baciano alla maniera dei comunisti slavi. Ulbricht fu “l’eroico segretario†del PC della DDR. Fra le innumerevoli sue perle mi ha colpito di quando lo informarono che tutti i prodotti di largo consumo della Germania dell’Est erano al di sotto di ogni minimo livello di decenza, e il nostro rispose “allora andranno benissimo per il nostro popoloâ€. Riguardo ai filmati ce n’è uno del TG orientale dei primi 70, in cui si descrivono le meraviglie del piano edilizio quinquennale. Con esso si intendeva dare una casa a tutti i cittadini, anche se la mancanza di abitazioni, si spiega nelle scritte conclusive, fu per i tedeschi orientali un assillo fino a tutti gli 80. Ebbene, c’è un’attempata signora cui finalmente è stato assegnato l’alloggio in un cupo alveare multipiano. Con espressione sottomessa ringrazia il governo perché l’appartamento, di una camera e mezzo, ha pure il bagno e la cucina, e l’affitto è di soli 70 marchi al mese. Però dopo chiede: “ sarebbe possibile avere l’acqua calda almeno la domenica? così d’inverno mi posso lavareâ€. Nessun cenno al fatto che il casermone è sprovvisto di impianto di riscaldamento. Il centro di Berlino a prima vista ho pensato fosse quello del rutilante ex settore occidentale, invece esiste una notevole differenza fra il Mitte e l’area della KundumStrasse. E però mai distrarsi a Berlino, quando meno te l’aspetti la città ti scuote avvisando che il posto è per menti sottili. In pieno Mitte c’è una delle maggiori stazioni ferroviarie cittadine. All’uscita da puntualissimi, e costosi, treni regionali ti aspettano questi: Ti domandi cosa c’entrino i bambini. C’entra che in questa città , così nuova e futuribile, dove neppure un mattone d’ante guerra è rimasto in piedi, non c’è spazio per l’oblio. Da quella stazione partivano i bambini per i campi di sterminio. L’artista li ha colti nell’attimo di avviarsi al treno, chi con la valigia scompigliata, chi ancora con la cartella di scuola. L’altro centro, dicevo, è il Kun, un viale chilometrico dove il gusto europeo e l’ architettura hanno in parte preso il sopravvento. E’ la Berlino Ovest gioiosa, spensierata, solare, così come grigia, spettrale, burocratica doveva apparire quella orientale. Basta guardare questa facciata per capire: Oppure guardare a uno dei tantissimi bistrot dove peraltro ho mangiato, cedendo alla italica accezione di stampo provinciale: Le altre volte però sono andato in locali tedeschi, così assistendo al crollo dell’ennesimo luogo comune: a Berlino si mangia bene, abbondante e si paga relativamente poco. Letto 4518 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||