LETTERATURA: Scrittori Lucchesi: Fabrizio Puccinelli: “Il supplente” (1972)24 Settembre 2007 di Bartolomeo Di Monaco [Per le altre sue letture scorrere qui] Angelo Fiore, nel 1964, scrisse un romanzo che aveva lo stesso titolo di questo di Puccinelli, uscito otto anni più tardi, nel 1972, presso l’editore Franco Maria Ricci. In entrambi si narra l’esperienza di un insegnante che, nel caso di Puccinelli, nato nella mia città di Lucca nel 1936 e morto a Firenze nel 1992, è inviato in una scuola media della Garfagnana, la bella località montana della Lucchesia, da dove Ludovico Ariosto scrisse le sue “Lettere dalla Garfagnanaâ€, quando ne era governatore. La gente preferisce vivere di ricordi, nel loro solco, smaniosa di perseverare piuttosto che di rinnovare: “Le persone vivono isolate come i paesi e le montagne.†L’inverno e la neve sono simboli di questo isolamento e di questo silenzioso, ancestrale e quieto trascorrere del tempo. Qualche volta, a causa della neve, in classe ci sono pochi ragazzi, anche due soltanto; il bus della scuola non può andare a prendere quelli più lontani. Il telefono è guasto. Anche gli insegnanti che vengono da fuori, soprattutto da Lucca, rimangono a casa. Scrive Puccinelli: “In altre case andammo. Più chiuse e più povere, dove la pazienza non si è trasformata in rancore, la tendenza a farsi opprimere in smania di potere, l’onestà in volontà di tradimento e di inganno.†Giacché la solitudine agisce in noi come la follia, e può esplodere, e da silenzio farsi grido. La scrittura di Puccinelli è lineare, e se nella introduzione si parla di una qualche novità , essa non è tale per un toscano che ha conosciuto Tozzi, Pratolini, Malaparte, ma soprattutto per un lucchese che ha letto e amato Tobino. O Vincenzo Pardini, che è nato in quei luoghi e ne ha pure lui dipinto e suggellato l’anima, come sa chi conosce i racconti de “Il falco d’oroâ€, pubblicato da Mondadori nel 1983, undici anni dopo “Il supplenteâ€. Puccinelli è dello stesso ceppo. Leggete ciò che scrive: “Passano le lunghe giornate nevose e il gelo e il vento. Di là dalla mia finestra passano i paesani intabarrati sotto la neve, con le sciarpe al collo che svolazzano; nascono e muoiono le stelle. Muli scalpitano legati ad alberi spogli. Rare macchine passano lente sulla strada che va verso il passo. L’inverno in questi monti fa sentire isolati. Sono mesi di solitudine più profonda e, a starsene dietro i vetri, nella camera calda, il camino acceso dietro di me, mi par d’essere sprofondato in un altro tempo.†Al termine del romanzo, troviamo: “Gli animali si muovono nel sonno profondo del loro letargo: le marmotte, le vipere nelle loro tane aggrovigliate, le lepri e i ghiri. Nel profondo degli alberi cavi le civette socchiudono gli occhi all’inverno che è giunto e i pipistrelli si annidano nelle capanne abbandonate.†Il protagonista trascorre molte ore nella lettura, nella quale riversa lo stato d’animo di quell’ambiente solitario e cupo: “I romanzi mi si aprono come un paese dove si capiti di notte, avendo smarrito la strada e di cui non si sa il nome.â€Ecco, il diario ha per Puccinelli la stessa funzione del romanzo che legge: una ricognizione e una scoperta da compiere, accompagnate da un intenso sentire, da un grande amore, da un afflato che nasce dalla poesia: “C’è una radice, si pensa, che può restituirci la verità dell’esistenza e la pienezza del tempo.†Il romanzo – diario è diviso in due parti. La seconda narra la stessa esperienza di supplente condotta in una località più vicina alla città , Bagni di Lucca, in cui le caratteristiche dell’alta Garfagnana sono attenuate, anche se restano suggestive per la bellezza dei luoghi: “Alcuni dei ragazzi che ho in classe vengono dalle montagne, ma son diversi dai ragazzi di Villalta che non erano mai usciti dai loro monti. Questi erano chiusi nella prigione delle loro credenze, dei loro usi. I ragazzi delle scuole di Bagni di Lucca hanno tutti viaggiato. Sono nati all’estero o vi sono stati anni.†È da Bagni di Lucca e dal suo circondario, infatti, che partivano i fabbricanti di statuine di gesso, i figurinai, per venderle un po’ in tutta Europa, ed anche in America, dove li incontrò, lietissimo di vederli, Puccini. Bagni di Lucca è stata, inoltre, nel passato, meta di viaggiatori stranieri, soprattutto inglesi, e molti di loro hanno trovato sepoltura colà , nel piccolo cimitero inglese ancora ben conservato: “A volte appare un viaggiatore straniero sulla traccia di ricordi, di libri letti.†A differenza di quanto si è visto nella prima parte, in questa seconda i nomi delle località sono reali. Tuttavia l’autore vive ancora dei ricordi di quella prima esperienza. Ad ogni occasione, la mente rievoca e riverbera sul presente il passato. Così la lettura, che lassù tra le alte montagne era un’esigenza avvertita singolarmente dall’autore, ora si allarga ai suoi scolari, e diviene scelta consapevole, sicché i ragazzi vengono avviati alla lettura di romanzi di “Defoe, Stevenson, Scott, Cooper, Gogolâ€, che svela ai loro occhi un mondo più approfondito e compiuto rispetto alle precedenti narrazioni orali: “La lettura stacca i ragazzi dalla dipendenza dagli altri, soprattutto dalla dipendenza spirituale.†Ma anche: “la narrativa scritta è come una tavoletta che galleggia su di un grande mare dei racconti che si fanno a voce.†Sono, questi di Bagni di Lucca, luoghi che, per la vicenda dell’emigrazione, non emanano, come a Villalta, il calore della tradizione e dell’amore per le proprie radici: “Il paese è lì e lì è il podere e quello è il campanile della chiesa e s’ode il suono dell’ordinotte quando viene buio, ma tutto questo non dice più molte cose al loro cuore. A queste cose è legata la loro infanzia, ma la loro vita si è svolta lontano da qui, sulle navi e sui mercati lontani. Le mogli si son sentite sole per anni, nelle vecchie case, altri legami son nati. I figli non conoscono i padri e li guardano con sospetto.†Scrive, significativamente: “Per rendermi conto di dove venivano i miei scolari ho girato per una settimana questi monti. Per comprendere come sia la loro visione del mondo, legata a quella dei genitori e delle persone che hanno conosciuto. Mi son fermato nelle osterie, sulle piazze, sono entrato nelle case.â€
Riflessioni, interrogativi, fantasie, sogni, preoccupazioni, incertezze diventano gli elementi fondamentali di una crescita. L’esperienza autobiografica del supplente, che passa attraverso la scuola, il paesaggio, gli individui chiusi, talvolta smarriti, nel silenzio e nel passato, la letteratura che qui, nella solitudine dei giorni, più che in altri luoghi assume funzioni e significati determinanti, si trasforma nella complessa, tormentata e misteriosa vicenda della nostra vita. Giovanni Mariotti farà uscire “Gabbie – Il romanzo di due compagni di bancoâ€, Marsilio, 2006, in cui è contenuto un inedito dell’amico e compagno di banco al liceo classico di Lucca, Fabrizio Puccinelli, che dà il titolo al libro. Letto 2794 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||