Il 2 giugno così non mi piace

Lo confesso. Il 2 giugno sta esondando. Diventa sgradevole. Almeno per me.
Non so perché, ma mi ricorda le parate della vecchia URSS nonché quelle del regime fascista.
I toni   esaltati con cui la festa è stata celebrata dai media ha aggravato il mio malcontento.

Fui felice quando Carlo Azeglio Ciampi ricordò a tutti gli italiani il valore e il significato della parola Patria. L’avevamo dimenticati, quasi ci vergognassimo del nostro Paese. Fu uno scatto di orgoglio che apprezzai. Esso, fra l’altro, si opponeva nei fatti ad un processo di disgregazione dell’Italia, ancora, per la verità, non scongiurato del tutto.

Ma con i fasti voluti da Napolitano   siamo andati fuori misura. Si dirà: ma si trattava di celebrare il 150mo dell’Unità d’Italia. È vero, non era un 2 giugno come tanti altri che lo hanno preceduto, ma la tronfiaggine che ha accompagnato l’evento mi ha immalinconito.

In realtà, le celebrazioni hanno messo in risalto un’Italia modesta, poco considerata. Se si eccettuano il presidente russo Dmitri Medvedev, il re spagnolo Juan Carlos e il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, le personalità straniere che hanno dato il loro consenso alla partecipazione sono state tutte di secondo piano.
A mio avviso, la troppo presunzione ci ha fatto fare flop. Tanta pasta e poco sugo.

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