(Estratto dal mio racconto “Rico e Francesco”, del 1987)

Una sera d’estate, nel corso di una rappresentazione che si teneva sotto gli archi di palazzo Pretorio, sulla parete di fondo dell’antica Loggia cominciò ad allungarsi un’ombra, che diveniva sempre più grande.
«È un drago! » si sentì esclamare tra il pubblico.
«Non esistono i draghi » rispose qualcuno.
L’ombra del drago invece s’ingigantiva, si arrampicò sul fondale, occupò il soffitto, sfilò sopra la statua del Civitali, quindi uscì dalle arcate e si mise a salire lentamente verso il grande orologio.
La sua testa diventava carne. La bocca infine si spalancò sulla piazza gremita.
Uno spettatore gridò ancora: «È un drago! »
«È un’ombra » rispose una donna.
«Ma è un drago, non vedi? » gridò un altro.
Il collo della bestia si staccava dal palazzo, ora, si allungava, si chinava sulla folla.
Rico, seduto tra gli spettatori, si alzò; emise un urlo terrificante, e cominciò a farsi largo tra la folla, ancora ammutolita, pietrificata.
Un attimo dopo, ecco scoppiare il panico: gli spettatori presero a gridare terrorizzati, correvano, si urtavano; alcuni cadevano a terra.
Rico continuava a fuggire. Avvertiva dietro di sé il fiato del mostro. Voltò l’angolo. Ma la gente pareva inseguire lui, ora; chiedeva conto a lui della straordinaria avventura.
Sempre più numerosa l’additava.
Rico correva.
Percorse chiasso Barletti; fu sotto la Torre delle Ore.
«Entra » si sentì dire da qualcuno che non vedeva. E Rico entrò in un androne.
La folla, trovatasi ad un tratto senza più la sua preda, si arrestò; guardava di qua e di là incredula.
Allorché finalmente tutti se ne furono andati, Rico alzò gli occhi per ringraziare il suo benefattore, e grande fu la meraviglia quando riconobbe l’uomo che in tutto gli somigliava: Rico come lui!
Sentì in un lampo sciogliersi l’angoscia dentro di sé; e si trovò immerso in un paesaggio di fiaba. Sdraiato sull’erba, le mani sotto la nuca, mirava il cielo, d’un raro colore azzurro, e intuì d’aver colto, per uno straordinario prodigio, il mondo che covava dentro di sé; in qualche modo esso si era manifestato e gli mostrava la forza creatrice, possente e suggestiva, della sua anima.

Il libro, qui.

Visto 1 volte, 1 visite odierne.